“Un agglomerato di uomini possiede caratteri nuovi, molto diversi da quelli degli individui di cui esso si compone. La personalità cosciente svanisce, i sentimenti e le idee di tutte le singole unità sono orientate in una stessa direzione.”
La sveglia suona all’impazzata da più di 30 secondi, ma il ragazzo nel letto non sembra comunque avere alcuna intenzione di alzarsi, almeno fino a che all’incessante rumore del dispositivo non si uniscono anche le urla della madre. <<Lucio! Lucio! Muoviti o farai tardi anche oggi!>>
Solo a questo punto il diciassettenne Lucio Galli si alza e spegne la sveglia. Prima di alzarsi effettivamente dal letto beve un sorso d’acqua dal bicchiere che tiene abitualmente sul comodino di fianco al letto. Una volta in piedi si reca nel piccolo bagno di casa, lì si dà una sistemata ai folti capelli neri e dopo essersi stropicciato gli occhi marroni torna in camera per indossare jeans e maglietta. Quando finalmente raggiunge la cucina, trova sua madre che gli serve una colazione a base di biscotti e tè caldo. <<Ecco a te tesoro.>>
<<Grazie mamma.>>
In cucina è presente anche il padre, il quale, a differenza di Lucio, è già alzato da tempo e ora sta guardando con attenzione la televisione, dove un telegiornale locale sta trasmettendo le novità del giorno. Sullo schermo vi è una donna di mezza età vestita in modo molto elegante, che con una voce autoritaria introduce i vari servizi. Il volume è tenuto molto alto e invade l’intera stanza, catalizzando per qualche secondo perfino l’attenzione dell’assonnato Lucio.
<<Ennesima rapina finita male nella notte. Due uomini non ancora identificati si sono introdotti in un’abitazione della città e una volta sorpresi dai proprietari della casa, i malviventi non hanno esitato a ucciderli a colpi di coltello. Le vittime sono due, si tratta dei coniugi Mori, mentre la loro figlia di 15 anni fortunatamente non è stata coinvolta.>>
La madre di Lucio, preoccupata dalla notizia, esprime il suo pensiero. <<Ormai questa città è diventata un mattatoio, non si può nemmeno più fare una passeggiata ed essere sicuri di tornare a casa vivi.>>
<<La solita esagerata… Torino non è certo una piccola città di campagna. Per quanto spaventosi, casi come questo ci sono sempre stati.>> Risponde il padre.
Lucio sfrutta il momento di discussione tra i genitori per alzarsi da tavola senza dare nell’occhio e si dirige furtivamente verso la porta, ma viene fermato dalla madre prima che possa abbandonare l’abitazione. <<Lucio! Dopo scuola torna subito a casa… non mi fido a lasciarti gironzolare con i tuoi amici in una città così pericolosa.>>
Lucio sbuffa per sottolineare il suo malcontento, ma lascia intendere alla madre che seguirà la sua volontà. <<Va bene mamma…>>
Una volta fuori di casa, Lucio prende la bici e inizia a pedalare verso la scuola. È infatti uno studente delle superiori, che frequenta il quarto anno del liceo scientifico E.Fermi nella città di Torino. Ha molto successo a livello di voti, in particolare materie come fisica e matematica sono estremamente facili per lui, tanto da non doversi nemmeno impegnare molto nello studio per conseguire risultati eccellenti.
Avendo questo dono innato, che gli permette di preparare esami e interrogazioni in poco tempo, Lucio spesso predilige passare le ore libere dopo scuola con i suoi più cari amici. La prima è Margherita, una bella ragazza dai lunghi capelli castani e con grandi occhi marroni, di cui Lucio è innamorato fin da piccolo, dato che la conosce dai tempi delle scuole elementari. Il secondo è Fabio, un ragazzo molto vivace dai corti capelli biondi e gli occhi azzurri, che Lucio ha conosciuto solo al liceo, ma con il quale ha sviluppato fin da subito una grande affinità.
In realtà anche se in misura minore, sia Margherita, che Fabio hanno una grande abilità nelle materie scientifiche, ma nel loro caso il successo scolastico è dato più dall’impegno quotidiano che da un talento innato come nel caso di Lucio.
Durante il tragitto verso la scuola Lucio passa lungo alcune strade con diversi senzatetto che chiedono l’elemosina, mentre è fermo a un semaforo uno di questi si avvicina a lui per chiedergli qualche moneta. <<Ehi ragazzo! Puoi lasciare qualche soldo a questo vecchio affamato? Sai… non ho una casa o un posto dove andare.>>
Lucio fruga nella tasca dei pantaloni e lì trova un paio di monete da allungare all’anziano clochard. <<Ecco… tenga.>>
Subito dopo il semaforo diventa verde e permette a Lucio di ripartire, mentre l’uomo lo ringrazia per la sua generosità. <<Grazie mille ragazzo! Che Dio ti benedica!>>
Nel giro di qualche minuto Lucio arriva a scuola e può parcheggiare la sua bicicletta negli appositi spazi dedicati. Ad aspettarlo lì ci sono Fabio e Margherita, ai quali rivolge subito un saluto. <<Ciao ragazzi!>>
<<Ehi Lucio… sei arrivato finalmente.>> Ribatte Fabio.
<<Dai entriamo o faremo tardi anche oggi!>> Conclude Margherita, preoccupata che l’aspettare Lucio per entrare in classe possa costare l’ennesimo richiamo per essere arrivati a scuola in ritardo.
Fortunatamente i tre ragazzi riescono ad anticipare di qualche istante l’ingresso in aula del professore. Dopo i saluti di rito, l’insegnate di fisica inizia a scrivere alcune formule sulla lavagna e ne spiega il significato. <<Oggi affronteremo le trasformazioni termodinamiche e i gas perfetti, iniziamo con un esercizio. In una trasformazione termodinamica a pressione costante, 3 moli di gas perfetto mono-atomico aumentano il loro volume da 34 litri a 78 litri, la pressione vale 2 atmosfere, quindi quanto vale la temperatura iniziale e finale del gas?>> Tutta la classe prende appunti con foga, intanto il professore inizia a risolvere il problema in modo che tutti possano capirne il funzionamento. <<In questo caso possiamo applicare la legge dei gas perfetti, ossia ????????=???????????? e ricavare così la temperatura dalle grandezze a noi già note.>>
Le teste di tutti gli studenti si alzano per guardare ciò che il professore scrive sulla lavagna e si riabbassano subito dopo per riportare quelle informazioni sui loro quaderni. Il tutto prende la forma di una strana coreografia, di cui il professore è l’unico regista, ma se Margherita e Fabio come tutti i loro compagni prendono parte a questa azione collettiva, non si può dire lo stesso di Lucio, il quale, posto in ultima fila vicino alla finestra, guarda verso il cortile con totale alienazione rispetto alla lezione che si sta tenendo in quel momento.
Ovviamente in quella sincronia perfetta di movimenti, una stonatura come quella portata da Lucio non può passare inosservata, così il professore improvvisamente smette di battere con il gessetto sulla lavagna e interrompe la sua spiegazione. <<Ehi Lucio! Dovresti prestare più attenzione. Anche se sei uno studente eccellente rischi di mettere a repentaglio i tuoi voti se ti distrai. Questi sono argomenti molto complessi.>>
Lucio, richiamato dalle parole del professore, smuove lo sguardo dal cortile della scuola per porlo verso l’insegnante, ma al posto di essere imbarazzato per il richiamo appena subito abbozza un sorriso di sfida. <<Non penso che potrei imparare molto in queste condizioni…>>
<<Cosa intendi dire?>> Domanda l’uomo, incuriosito dal voler capire la ragione di quella frase.
<<La soluzione è sbagliata.>>
Lucio si alza e si dirige verso la lavagna. Una volta raggiunta prende in mano un gessetto e inizia a modificare la soluzione del problema, cambiando il valore della costante dei gas, che il professore aveva semplificato al valore di “8,314”, ma che Lucio scrive in maniera completa aggiungendo tutti i decimali e facendola diventare “8,31446261815324”. Una volta terminata di scrivere la formula nella sua versione più corretta, lascia cadere il gessetto a terra e con tono strafottente si rivolge all’insegnante. <<Così è corretta.>>
<<Non serve scrivere tutti quei decimali Lucio… la versione semplificata è più che sufficiente per un esercizio simile. Inoltre chi mi assicura che non hai scritto solo numeri a casaccio?>>
<<Da un professore di fisica mi aspetterei la conoscenza della costante dei gas, ma se non la ricorda può anche controllare su internet…>>
Il professore diventa pallido e appare senza appigli, dato che effettivamente non conosce a memoria l’intero valore di quella costante, così, stufo dell’arroganza del suo allievo, esplode in un urlo iracondo nei confronti di Lucio. <<Vai dal preside! Subito!>>
Circa un’ora dopo Lucio torna in classe, ma la lezione è cambiata, così come l’insegnante. Si sta infatti svolgendo l’ora di letteratura e il professore di questa materia, vedendolo arrivare a lezione cominciata, capisce cosa è successo precedentemente. <<Lucio… sei finito un’altra volta dal preside, eh?>>
<<Già.>>
<<Dai torna al tuo posto, abbiamo già iniziato la lezione.>>
<<Sì, prof.>>
Lucio si rimette seduto al suo banco. Margherita, che è di fianco a lui, si informa su come è andata la ramanzina. <<Ehi Lucio, cosa è successo?>>
<<Niente di che… il preside mi ha ovviamente dato ragione. Non è certo colpa mia se quel professore non conosce la fisica quanto me, dovrebbe essere licenziato per la sua incompetenza.>>
<<Però ci hai messo parecchio tempo a tornare.>>
<<Il preside ancora una volta ha provato a convincermi a saltare gli ultimi anni di liceo e andare direttamente all’università.>>
<<Certo che dovresti farlo… è quasi frustante vedere quanto ti annoi in classe per colpa della banalità degli argomenti trattati. Le lezioni universitarie sarebbero molto più stimolanti per un genio come te.>> Dice Fabio, girandosi dal banco davanti verso quello di Lucio.
<<No, io qui sto bene. Mi piace l’ambiente della nostra classe e amo stare assieme a voi… non voglio che nulla cambi.>>
Margherita sentendo queste parole arrossisce un po’, mentre Fabio non si arrende e avvicinandosi all’orecchio dell’amico gli sussurra qualcosa sottovoce, in modo da non farsi sentire dalla loro amica. <<Non sarà forse che hai paura delle studentesse universitarie? Sai ho sentito che sono tutte delle ninfomani e per uno come te che non ha mai avuto una ragazza tutte quelle donne così disponibili posso fare paura.>>
Lucio sentendo quelle parole non solo arrossisce, ma si butta all’indietro con la propria sedia, come a prendere le distanze anche fisicamente dalle parole che Fabio gli ha appena sussurrato. <<Tu sei matto! Ma dove le senti queste assurdità?! E poi nemmeno tu hai molta esperienza!>>
<<Guarda che ne ho un sacco invece!>>
<<Quelle in 2d dei videogiochi o dei manga non contano!>>
<<Ehi… non insultare le ragazze anime, se stiamo realizzando insieme quella visual novel è perché anche tu sei fissato con questa roba.>>
<<Sì, ma io riesco distinguere la realtà dalla fantasia a differenza tua!>>
<<Sei un insensibile, dovresti accettare la proposta del preside e ogni tanto io potrei venirti a trovare in quel harem di studentesse sexy.>>
<<Ma quale harem e harem, tu vivi in una realtà distorta. Non hai idea di come sia un’università vera, quei giornaletti ti hanno dato alla testa ormai.>>
I due si fissano a pochi centimetri l’uno dall’altro, come se nessuno volesse cedere in questo improbabile scontro dialettico ed è a questo punto che Margherita si inserisce. <<Ehm… scusate… m-ma di cosa state parlando esattamente ragazzi?>>
Lucio e Fabio, girandosi verso Margherita, le rispondono in coro. <<Cose da maschi!>>
A questo punto interviene il professore di letteratura, che sfruttando la totale distrazione del piccolo gruppetto è riuscito ad arrivare a pochi centimetri da loro senza che se ne accorgessero. <<Ohi… questo non è un bar, non potete fare un simile baccano!>>
<<C-ci scusi professore.>> Dicono i tre in maniera simultanea, abbassando anche la testa.
<<Prestate attenzione!>> Conclude il professore prima di tornare alla lavagna e continuare la lezione che stava tenendo. <<Riprendiamo da dove eravamo rimasti. Allora… Gustave Le Bon era uno psicologo e sociologo francese, che nel suo saggio “Psicologia delle folle” tenta di spiegare come un essere umano cambi il proprio comportamento all’interno di un gruppo. Infatti secondo l’autore, se una persona entrasse a far parte di un gruppo più numeroso si sentirebbe invincibile e potrebbe compiere atti che altrimenti non avrebbe mai svolto da solo, come ad esempio bruciare un negozio o uccidere qualcuno. Azioni simili sono realizzate con difficoltà dall’individuo normalmente, ma all’interno di una folla il senso di responsabilità del singolo è totalmente assente.>>
Fabio sembra essere rapito dalla lezione e alza la mano per porre una domanda. Il professore se ne accorge e lo lascia parlare. <<Prego Fabio.>>
<<Professore, qual è il numero di persone necessario a formare una folla?>>
<<Secondo Le Bon una folla non ha bisogno di essere numerosa, basta anche solo una mezza dozzina di individui per costituirla.>>
A questo punto Fabio interviene nuovamente. <<Però se ipotizzassimo di avere una folla formata da pochi soggetti, in cui tutti sono dotati di un grado d’istruzione elevato… beh… forse questa irrazionalità verrebbe meno.>>
<<Ti sbagli. Secondo Le Bon anche se la folla fosse costituita da pochi individui sapienti, questa manterrebbe le caratteristiche delle folli comuni, dove la facoltà di osservazione e di spirito critico posseduto da ciascuno dei suoi membri sparisce.>>
Fabio rimane affascinato dalla risposta dell’insegnante, ma sente Lucio sghignazzare alle sue spalle. <<Il prof ti ha appena detto che hai sbagliato.>>
<<Stai un po’ zitto Lucio! Non siamo tutti dei geni come te.>>
<<Silenzio laggiù!>> Urla il professore ai due ragazzi.
A questo punto Lucio inizia a scrivere su un bigliettino alcuni caratteri incomprensibili che sembrano non appartenere a nessuna lingua, poi lo tira a Margherita che lo legge e guarda Lucio un po’ stranita, ma a sua volta scrive con caratteri simili qualcosa e glielo tira indietro. Lucio aggiunge un ulteriore messaggio e questa volta lancia il bigliettino a Fabio, però il professore se ne accorge e interviene, requisendolo. <<Cosa state facendo ora? Vediamo che c’è di così interessante qui.>> Una volta aperto il bigliettino, l’insegnate si rende conto che sopra di esso ci sono solo una serie di caratteri senza alcun significato e la cosa lo fa tentennare un attimo. <<Ma che roba è questa? Comunque basta distrarvi!>>
Appena il prof si allontana Fabio si sporge con la sedia all’indietro, iniziando a dialogare sottovoce con Lucio. <<Ho fatto in tempo a leggere il messaggio prima che il prof me lo ritirasse. Volete andare alla vecchia fabbrica dopo scuola, giusto?>>
<<Sì quella abbandonata che c’è poco fuori città. In bici ci si arriva senza problemi.>>
<<Ma perché andare in un posto simile?>>
<<Potremmo trovarci qualcosa di interessante.>>
<<Va bene, tanto non abbiamo molto di meglio da fare.>> Dice Fabio, appena prima che il professore riprenda di nuovo i ragazzi.
<<Ehi voi là in fondo! Questo è l’ultimo richiamo! Smettete di chiacchierare e seguite la lezione!>>
<<Scusi professore!>> Rispondono ancora una volta i tre in coro.
ORE 14:05
Dopo scuola, in sella alle loro fedeli biciclette, il piccolo gruppo di amici si muove verso lo stabilimento abbandonato appena fuori dal centro abitato.
Nel giro di pochi minuti i ragazzi sono già all’interno della struttura a chiacchierare del più e del meno.
<<Ehi ragazzi, avete visto la faccia del professore oggi quando ha ritirato il bigliettino?>> Esordisce Margherita.
<<Non ci ha capito nulla.>> Ribatte Fabio.
<<Meno male che Lucio ha inventato quella lingua segreta, così possiamo comunicare tra noi senza farci scoprire.>> Dice Margherita.
<<Anche se è stato davvero difficile impararla.>> Precisa Fabio.
<<Però è bello avere qualcosa che solo noi possiamo comprendere.>> Aggiunge Margherita.
I tre intanto continuano a vagare senza meta nella fabbrica.
<<Certo che questo posto è davvero immenso.>> Dice Fabio.
<<Già.>> Risponde Lucio.
<<So che ci sono anche delle stanze sotterrane.>> Esclama Fabio.
<<Stanze sotterrane?>> Chiede Margherita incuriosita.
<<Sì, me lo aveva raccontato mio nonno che qui ci ha lavorato, era lì che realizzavano gli esperimenti più pericolosi. Chissà… se riusciremo ad entrarci, potremmo anche trovare qualche mutante.>> Rilancia Fabio, ma subito il suo entusiasmo viene spento da Lucio. <<Non essere ridicolo, questa era una semplice azienda di chimica farmaceutica.>>
<<Suvvia, fammi almeno sperare di trovare una mutante super attraente, pensa se fossero finalmente riusciti a creare una ragazza-gatto… sarebbe fantastico!>> Esclama Fabio, in evidente stato di eccitazione per la sua stessa fantasia.
<<Fabio sei un vero maiale!>> Sentenzia Margherita, facendo scoppiare Lucio in una fragorosa risata.
La discussione tra Margherita e Fabio intanto si accende, con il secondo che cerca di discolparsi dicendo che l’amica ha una mentalità troppo chiusa per capirlo, mentre Margherita sottolinea a più riprese come non uscirebbe mai con lui senza una terza persona che la faccia sentire al sicuro. In tutto questo Lucio continua a muoversi per le macerie e scova una botola che porta ai piani inferiori da cui era nata la discussione tra i tre. <<Ehi ragazzi! Venite a vedere!>> Lucio con questa frase mette fine al litigio tra Fabio e Margherita, i quali si recano immediatamente nei pressi dell’amico per capire a cosa stesse facendo riferimento.
Fabio è il primo ad accorgersi che si tratta di un passaggio per i piani inferiori e si esalta immediatamente per questo. <<Wow… lo hai già trovato.>>
Lucio prova a tirare con forza verso di sé per aprire la botola, ma questa appare totalmente bloccata. <<Non si apre.>>
<<Aspetta… ti provo ad aiutare. Al mio tre tiriamo insieme.>> Esclama Fabio, mentre interviene in aiuto del suo socio.
<<Uno, due e tre!>> Dicono insieme i due maschi del gruppo, mentre con tutte le loro forze cercano di aprire la botola, ma il passaggio non viene smosso per nulla e i due finiscono per essere derisi da Margherita. <<Certo ragazzi che non riuscite nemmeno ad aprire una piccola botola… dovreste allenarvi di più al posto di passare tutto il tempo sui videogiochi.>>
<<Anche tu potresti aiutarci al posto di stare lì imbambolata. Sarai pure una ragazza, ma hai delle braccia davvero muscolose, sai?>> Questa frase di Fabio scatena la rabbia di Margherita. <<Muscolose? Stai forse dicendo che sono poco femminile?!>>
A fare da ambasciatore di pace tocca ancora una volta a Lucio, il quale propone una strada alternativa, catalizzando immediatamente l’attenzione dei compagni di avventura. <<Ehi ragazzi… potrei calarmi da qui.>>
Lucio fa riferimento a un buco di grosse dimensioni presente non molto lontano dalla botola che non è riuscito ad aprire, ma appena Margherita sente queste parole si precipita a tentare di sventare questa pazza idea. <<Sei matto Lucio? Vuoi forse morire in questo schifo di posto? Ci saranno un’infinità di metri da qui al piano inferiore.>>
<<Effettivamente è bello profondo…>> Risponde Lucio, che inizia a riflettere con più attenzione rispetto alla sua stessa proposta, ma alle sue spalle sbuca Fabio con un suggerimento.
<<Poco lontano da qui c’è un ferramenta, potremmo andare là a prendere una corda da usare per calarti giù.>>
<<Ottima idea Fabio!>> Esclama Lucio con entusiasmo.
<<No! No! Non è per niente una buona idea!>> Urla Margherita, preoccupata del piano che i suoi due amici stanno sviluppando. Nonostante le sue raccomandazioni e i tentativi di far ragionare i ragazzi, Margherita sembra parlare a vuoto e viene volutamente ignorata, tanto che i due si allontanano di corsa per andare a recuperare la corda.
In una quindicina di minuti i ragazzi sono di nuovo nello stabilimento, con Lucio che tiene una corda in mano.
<<Basterà di questa lunghezza?>> Si interroga Lucio.
<<Certo che sì!>> Esclama Fabio.
<<Ma come fate ad esserne sicuri?>> Domanda Margherita, nell’ultimo flebile tentativo di far ragionare i due.
<<Il tizio del negozio ha detto che sono più di 10 metri di corda, sono sicuro che basteranno. Non preoccuparti Margherita, tornerò su in un batter d’occhio. Tu e Fabio tenete ben salda la corda mentre io mi calo giù, ok?>>
<<Certo! Conta su di noi!>> Dice Fabio.
<<Fortuna che dovresti essere un genio… quando fai così sei solo un idiota. In ogni caso sei troppo cocciuto per cambiare idea, quindi ti aiuterò tenendo questa stupida corda.>> Risponde Margherita.
<<Con le braccia di Margherita allora siamo al sicuro.>> Commenta Fabio sghignazzando, anche se questa frase gli costa un violento pugno in testa da parte dell’amica. <<Ahia… che male!>>
Qualche minuto più tardi Lucio è già attaccato alla corda, intento a verificare che sia ben salda intorno alla sua vita. Una volta fatto, dice ai compagni di essere pronto per iniziare a calarsi giù. <<Ok ragazzi, io ci sono.>>
Fabio fa segno di aver capito con il pollice della mano destra, sfoderando anche un sorriso che denota una grande sicurezza. Margherita invece appare poco convinta e fa un semplice “sì” con la testa, mantenendo un’espressione preoccupata.
A questo punto Lucio si siede sulla voragine ed è pronto a scendere in essa per provare a raggiungere il piano sottostante. <<Allora ragazzi… io adesso mi lancio, voi tenetemi con tutte le vostre forze e fate scorrere la corda poco alla volta. Quando arrivo al fondo vi avviso.>>
<<Va bene.>> Risponde prontamente Fabio.
<<O-ok.>> Dice, con voce tremante di paura e preoccupazione, Margherita.
<<Ci vediamo tra poco.>> Con questa frase Lucio si congeda dagli amici e si lascia cadere nel vuoto, volando per alcuni metri nella totale oscurità. Solo dopo alcuni secondi la sua discesa è bloccata da Fabio e Margherita, che sono riusciti a tenere la corda ben salda.
<<Cavolo Lucio potevi almeno fare un conto alla rovescia!>> Urla Fabio per farsi sentire dall’amico, ormai già sprofondato di numerosi metri.
<<Sei un idiota! Hai rischiato di farti ammazzare!>> Grida furiosa Margherita.
Lucio, appeso come un salame nel vuoto, si gratta la testa come a sottolineare che effettivamente era così eccitato all’idea di questa impresa, che non aveva nemmeno tenuto conto di dover avvisare gli amici al momento della partenza. <<Avete ragione… scusate! Ora però continuate a calarmi giù. Sono sceso già di un bel po’, ma sembra esserci ancora parecchia distanza dal fondo!>>
Fabio e Margherita continuano a far scendere la corda, ma per quanto Lucio vada in profondità non è ancora vicino al piano inferiore.
Dopo qualche minuto la corda disponibile arriva quasi alla fine. Margherita, che è posta dietro a Fabio, si rende conto che ormai ci sono solo pochi metri di corda per permettere a Lucio di scendere ulteriormente. Inoltre la stanchezza è ormai evidente su di lei, quindi suggerisce di iniziare la risalita. <<Dovremo tirarlo su a questo punto, ormai la corda è finita e mi fanno anche male le braccia.>>
Fabio manifesta il suo assenso e prova a rivolgersi a Lucio, nella speranza che lo riesca a sentire. <<Ehi Lucio! Noi iniziamo a tirarti su adesso, abbiamo finito la corda per farti scendere!>>
Lucio sente solo vagamente le parole di Fabio, ma alza comunque la testa e guarda verso l’alto, con la luce data da quell’apertura che sembra ormai estremamente lontana. <<Non sono ancora arrivato ai sotterranei? Non credevo ci fossero così tanti metri tra i due piani.>> Dice tra sé e sé. <<Beh ormai la corda sarà finita, forse sarebbe meglio che mi tirasser…>> La riflessione di Lucio viene interrotta da una luce abbagliante che appare sotto di lui all’improvviso. Da essa è generata una fortissima attrazione gravitazionale, che tira Lucio verso di essa. Il ragazzo cerca di tenersi ben saldo alla corda, ma questa inizia a scorrere verso la luce, trascinandolo in essa. <<Ahhhhhhhhhhhh!!!>>
Al piano superiore Fabio e Margherita stanno per iniziare le operazioni di risalita di Lucio, ma proprio mentre sono in procinto di iniziare, la corda inizia a essere tirata con estrema violenza verso il basso.
<<Ma che succede?!>> Urla Fabio, che viene sobbalzato nei pressi della voragine. In suo aiuto c’è Margherita, che impegnandosi al massimo delle sue possibilità riesce a tenere la corda stretta tra le mani, seppur con grande fatica.
<<C-cosa sta succedendo?!>> Chiede preoccupata la ragazza.
Fabio è ormai sul punto di cadere nella voragine. Margherita, notando il pericolo, si rivolge a lui. <<Lascia la corda e spostati da lì!>>
<<M-ma Lucio…>>
<<Lo tengo io! Tu levati e basta! Se cadi lì dentro sarete in due da dover salvare!>>
<<C-come vuoi.>>
Fabio molla la presa e riesce ad allontanarsi dalla voragine con un balzo. Intanto Margherita, che tiene stretto tra le mani l’ultimo frammento di corda, si avvicina sempre più al buco.
<<D-devo farcela. D-devo salvare Lucio!>> Urla Margherita, mentre con tutte le sue forze prova a tirare la corda verso di sé, riuscendo anche a fare un paio di passi all’indietro, il che le dà la speranza di riuscire a farcela, ma all’improvviso la corda viene risucchiata con ancora maggiore forza, suscitando lo stupore di Margherita che pensava ormai di poter salvare l’amico. <<C-cosa?!>>
Margherita viene tirata con veemenza verso il buco dove si è calato Lucio e sembra destinata a caderci dentro con poche speranze di sopravvivenza. Ormai conscia del proprio destino, chiude gli occhi dal timore della fine che potrebbe sopraggiungere di lì a poco, ma non è in grado di lasciare andare la corda e abbandonare Lucio che si è affidato a lei.
Quando ormai il futuro di Margherita appare segnato, Fabio con un salto poderoso la placca, salvandola di fatto da una caduta certa che l’avrebbe coinvolta da lì a un’istante. La corda, senza che nessuno l’abbai più tra le mani, scompare rapidamente nella profondità del buco.
Margherita, appena apre gli occhi e si accorge di non essere caduta nel vuoto, urla contro Fabio. <<Noooooo! Perché lo hai fatto?!>> Subito dopo corre nei pressi della voragine e, sporgendosi verso di essa, vede un bagliore di luce della durata di un solo istante, il quale lascia poi posto alla totale oscurità, mentre il momentaneo stupore di Margherita per quella luce lascia posto alle sue lacrime per l’amico. <<Lucio…>>