“Quando un certo numero di esseri viventi si riunisce, si pone istintivamente sotto l’autorità di un leader che riconosce quale guida. La folla è un gregge impossibilitato a fare a meno di una guida.”
Lucio viene svegliato dalla guardia. <<Ehi ragazzo… alzati! È ora di andare!>> La cella di Lucio viene aperta e lui viene fatto uscire. <<Queste sono le persone che ti porteranno al palazzo del Gotha. Da questo momento sei sotto la loro responsabilità.>> Spiega la guardia, presentandogli i due poliziotti del Gotha che sono venuti a prenderlo.
<<Bene seguici.>> Dice uno dei due, afferrando Lucio per un braccio.
I due agenti incaricati di trasportare Lucio sono il tenente Ilari e il sottotenente Costa. Questi lo scortano fino a una macchina, uscendo dall’entrata principale del tribunale e camminando di fianco alla statua che il giudice aveva citato il giorno precedente. Lucio sale nella parte retrostante della vettura e lo stesso fanno i suoi due accompagnatori, che in questa maniera lo tengono in mezzo, mentre nei posti davanti c’è solo un uomo alla guida, ossia l’agente Narducci. Appena tutti sono saliti sulla macchina, questa viene messa in moto e inizia il viaggio. Per qualche minuto Lucio guarda tranquillamente fuori dal finestrino, notando una città molto viva, con tante macchine, biciclette e persone a piedi. Sembra quasi che nulla sia cambiato dall’epoca da cui proviene, ma bastano pochi chilometri di viaggio perché qualcosa di inaspettato avvenga. Da alcuni tombini sulla strada escono poco alla volta decine di persone, costringendo l’agente Narducci a una brusca e improvvisa frenata.
<<Che fai idiota?!>> Urla il tenete Ilari all’autista.
<<Ci sono degli uomini che sono sbucati dal nulla in mezzo alla strada!>>
<<Che cazzo stai dicendo?>>
<<È vero! Forse sono quei fanatici della Resistenza.>> Aggiunge preoccupato il sottotenente Costa.
Lucio, sentendo queste parole, si sporge in avanti, cercando di vedere dal lunotto anteriore della macchina cosa sta succedendo. Subito riconosce alcuni dei suoi vecchi compagni. <<Mirco! Achille! Siete venuti a salvarmi.>>
<<Quindi che facciamo con questi? Usiamo le Stop-gun?>> Chiede il sotto tenete Costa al suo superiore Ilari.
<<Gli ordini sono di portare questo ragazzo al palazzo del Gotha a ogni costo, non abbiamo tempo da perdere.>>
Il tenente Ilari tira fuori una ricetrasmittente e premendo sopra un pulsante inizia a parlare. <<Qui è il tenente Ilari. Una trentina di civili non identificati si sono immessi sulla strada, mettendo in pericolo il buon esito dell’operazione “Ritorno al futuro”. Ripeto… alcuni civili non identificati si sono immessi sulla strada mettendo in pericolo l’operazione “Ritorno al futuro”.>>
Dalla ricetrasmittente risponde una voce. <<Ho rilevato la vostra posizione con i satelliti e ricevo una risposta dai microchip del maggiore Ilari, del sottotenente Costa e dall’agente Nardu…>> Un’interferenza radio improvvisamente interrompere le comunicazioni.
Il tutto sembra essere provocato da un aggeggio tenuto in mano da Mirco, che si fa beffe dei tre poliziotti del Gotha. <<Volevate comunicare con i vostri superiori eh? Sono sicuro che ci avreste voluto sparare addosso con dei veri proiettili, ma purtroppo per voi la società del Gotha si basa su una forte struttura gerarchica e non c’è spazio per l’intraprendenza del singolo individuo. In pratica senza il permesso dei vostri superiori non potete fare nulla!>> Il tenente Ilari mostra un’espressione di sconforto, che fa trasparire come Mirco abbia ragione.
<<Tenente! Tenente! Come agiamo? Prepariamo le Stop-gun?>> Domanda il sottotenente Costa.
<<No, sono troppi per noi… procediamo con le armi da fuoco, facciamo sentire un po’ di piombo a questi sovversivi.>>
<<M-ma non abbiamo ricevuto l’autorizzazione per farlo.>>
<<Operiamo sotto diretto controllo del Membro della logica Mori. È lei che ci ha detto di portare il prigioniero a destinazione a qualsiasi costo e noi lo faremo.>>
<<P-però per…>> Prova a opporsi Costa, ma nel frattempo la macchina inizia a essere agitata da alcuni appartenenti alla Resistenza, che stanno cercando di ribaltarla, mentre altri cercano di spaccarne i vetri con sassi e spranghe.
Il tenente Ilari a questo punto estrare la pistola e la carica. Lucio si accorge di ciò che sta facendo, ma essendo ammanettato non può fermarlo. <<Ehi! Che ha intenzione di fare?>>
<<Sta a vedere ragazzo.>>
Una sprangata infrange il finestrino proprio dal lato del tenente Ilari, che senza pensarci ulteriormente apre il fuoco sul ragazzo che ha compiuto quel gesto, colpendolo alla testa e uccidendolo sul colpo. Il rumore del proiettile cattura l’attenzione di tutti i presenti e crea presto il panico tra la Resistenza.
<<Stanno sparando! Stanno sparando con delle pistole vere!>>
<<Via! Via!>>
Il gruppo della Resistenza inizia a fuggire dalla macchina, cercando di tornare nelle fogne dalle quali erano sbucati, ma il tenente Ilari non si ferma e scendendo dalla macchina continua a sparare verso i suoi nemici, abbattendone altri 2 e sparando ulteriori colpi a vuoto.
<<Prendi questo! E questo! Volevate prendervi gioco del Gotha, eh? Questo è quello che vi meritate, stupidi terroristi!>> Lo stesso tenente si rivolge al suo subordinato. <<Anche lei sottotenente Costa apra il fuoco, faccia sentire un po’ di civilizzazione a questi barbari!>>
<<M-ma non è più necessario, si stanno ritirando…>>
<<Suvvia… non faccia complimenti, come le ho detto siamo praticamente intoccabili, glielo assicuro.>>
Il sottotenente Costa, pur poco convinto dalle parole del suo superiore, cede alle pressioni e chiudendo gli occhi spara un solo colpo d’arma da fuoco, senza riuscire a colpire nessuno. Ilari, accorgendosi del colpo andato a vuoto, ride e prende in giro il suo sottoposto. <<Sottotenente Costa… lei ha davvero una pessima mira, dovrebbe allenarsi più spesso con le armi vere.>>
Costa asseconda il tenente Ilari, ma dalla sua espressione è evidente che sia sollevato per non aver fatto del male a nessuno. <<Già tenente… ha ragione.>>
<<Comunque la situazione è ritornata tranquilla, quei topi sono tornati nelle fogne dalle quali sono sbucati. Agente Narducci riprenda pure il viaggio per la sede centrale del Gotha.>>
Gli appartenenti alla Resistenza sopravvissuti sono infatti già fuggiti dagli stessi tombini dai quali erano sbucati e la macchina riprende così la sua tratta.
Sul retro della vettura, nelle stesse posizioni di prima, i due agenti del Gotha continuano a chiacchierare tra loro. <<Sottotenente Costa… mi sbaglio o lei non aveva mai sparato con una pistola vera prima d’ora?>> Chiede Ilari.
<<Solo in esercitazione all’accademia.>>
<<Certo… lei è piuttosto giovane non ha mai vissuto gli anni di servizio senza le Stop-gun. Ad essere sincero, da quando sono state introdotte, nemmeno io ero più riuscito a usare armi da fuoco. Devo dire che è stato un divertente tuffo nel passato quello di oggi.>>
<<Come può dire così? Ha ucciso numerosi civili.>>
<<Civili? Quelli non erano certo civili. Chi si contrappone al Gotha deve essere schiacciato, vedrà che per il nostro coraggio saremo premiati dal Membro della logica Mori.>>
Lucio, che fino a ora era rimasto pietrificato per aver assistito alla morte di alcuni suoi ex compagni, inizia a inveire contro i poliziotti. <<Siete solo dei vigliacchi! Dovreste essere voi a venire puniti, non certo chi imbratta i muri come Fausto!>>
<<Sappi solo che il Gotha è sempre nel giusto. Dobbiamo a quest’istituzione la pace della nostra società… i Membri del consiglio non sbagliano mai.>> Lo stesso tenete Ilari guarda fuori dal finestrino e vede il palazzo del Gotha. Si tratta di una struttura a forma di semicerchio che ricorda quella di un bozzolo ed è posta al centro della città. <<Eccoci arrivati… su andiamo, ci stanno aspettando.>>
Dalla macchina scendono il tenente Ilari e il sottotenente Costa, che scortano Lucio, mantenendosi uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. I tre, una volta entrati nel palazzo, si dirigono in una grande stanza che occupa quasi interamente il primo piano, guadagnando il centro della stessa. Quando raggiungono quella posizione delle potenti luci vengono accese e puntate sul trio, tant’è che il tenente Ilari e il sottotenente Costa devono coprirsi il viso per poter guardare verso l’alto, mentre Lucio, essendo ancora ammanettato, può solo strizzare gli occhi.
Qualche metro più in alto ci sono 11 balconcini disposti a cerchio, sui quali vi sono altrettanti individui, in parte uomini e in parte donne. Tra queste persone Lucio riconosce Jessica Mori, che tra l’altro prende immediatamente la parola. <<Sono lieta di constatare che siete arrivati in perfetto orario.>>
<<Sì, ci sono stati alcuni problemi, ma ce ne siamo occupati prontamente io e il sottotenente Costa.>>
<<La missione “Ritorno al futuro” è stata completata con evidente successo. Ora potete liberare il prigioniero.>>
Il sottotenente Costa esegue l’ordine di Jessica e toglie immediatamente le manette a Lucio, mentre il tenente Ilari continua a confrontarsi con lei. <<Sono felice di sentirglielo dire. Ora, con il vostro permesso, ci congediamo in attesa di nuovi ordini.>>
I due uomini si dirigono verso l’uscita della stanza.
<<Un momento!>> Esclama improvvisamente Jessica.
<<Te l’avevo detto che ci avrebbero premiati per il nostro coraggio.>> Dice sottovoce il tenente Ilari al sottotenente Costa, prima di girarsi nuovamente verso Jessica e rivolgersi a lei. <<Dica pure Membro della Logica Mori.>>
<<Maggiore Ilari e sottotenente Costa tornate al centro della stanza per favore.>> I due uomini obbediscono agli ordini, permettendo così alla donna di riprende a parlare. <<Noi Membri del Gotha abbiamo ricevuto delle immagini satellitari piuttosto preoccupanti riguardo il vostro comportamento odierno e abbiamo deciso di giudicarvi, essendoci qui riuniti per fare lo stesso con il prigioniero che ci avete portato.>> I due uomini della polizia del Gotha assumono delle espressioni preoccupate, ma il discorso di Jessica non si è ancora concluso. <<Avete violato gli ordini e la gerarchia della catena di comando fissata dal Gotha. Nello specifico avete aperto il fuoco su dei civili senza alcuna autorizzazione, provocando 3 vittime. Propongo la pena capitale, sia per il tenente Ilari che si è reso colpevole di 3 omicidi, sia per il sottotenente Costa, colpevole invece di tentato omicidio per aver sparato un colpo d’arma da fuoco, mettendo in pericolo la vita di alcuni civili seppur non ne abbia ferito alcuno.>>
<<Ma cosa diavolo sta dicendo?! Abbiamo solo fatto di tutto per portare questo ragazzo qui come lei ci aveva ordinato. Abbiamo semplicemente fatto tutto quello che potevamo per rispondere alle sue aspettative.>>
<<Devo averla sopravvalutata tenente, credevo che un uomo della sua esperienza sapesse rispettare le ferree regole della nostra nazione, invece alla prima occasione è diventato solo l’ennesimo cane da caccia che indossa una divisa. Pensava forse che nessuno controllasse i controllori e che potesse mettere in atto gesti criminali senza alcuna conseguenza? Addirittura un molteplice omicidio come in questo caso.>>
<<Ma quelli sono solo dei sovversivi che ci stavano attaccando… Abbiamo sparato per proteggerci.>>
<<La prego… si contenga, non faccia che l’ultimo ricordo di lei sia quello di un uomo terrorizzato dal prendersi le proprie responsabilità.>>
<<Almeno lasciate che tutta la responsabilità ricada su di me. Il sottotenente Costa ha sparato solo su mio ordine diretto.>>
<<Apprezzo molto questa presa di posizione tenente Ilari. Cercare di incaricarsi anche delle colpe di un sottoposto così giovane è un gesto davvero nobile, purtroppo però lei non aveva nessuna autorità per dare quell’ordine e soprattutto sotto il governo del Gotha ogni responsabilità è totalmente individuale. Per queste ragioni chiedo agli altri Membri del consiglio di approvare la mia richiesta di pena capitale per entrambi.>> Sui balconcini di tutti i Membri del consiglio del Gotha si accende una luce verde. Jessica le osserva tutte con espressione soddisfatta, poi da l’annuncio della sentenza. <<All’unanimità siete condannati alla pena capitale. Informeremo le vostre famiglie di ciò che vi è successo in maniera trasparente, non temete.>>
Quattro ulteriori membri della polizia del Gotha entrano nella stanza e prendono a due a due, sia il tenente Ilari, sia il sottotenente Costa trasportandoli fuori tra invettive e urla del primo e le lacrime del secondo.
<<Bastardi non potete farlo! Ho solo seguito gli ordini! Codardi! State sui vostri stupidi balconcini e vi limitate a giudicare!>>
<<C-come è possibile che sia successo… n-non ho fatto nulla… n-non volevo nemmeno sparare.>>
Appena i due sono portati a forza fuori dalla stanza, la porta si richiude, lasciando solo Lucio al centro di essa. Jessica, guardandolo dall’alto del suo balconcino, si lecca le labbra. <<E adesso tocca al piatto forte.>>
Lucio, al centro della stanza con il viso rivolto verso l’alto, sta fissando Jessica Mori, ossia la persona che all’interno del Gotha sembra avere un ruolo di primo piano e infatti è ancora una volta lei a introdurre l’argomento. <<Bene, cari Membri del Gotha, dopo aver svolto del lavoro extra per colpa di quei due incompetenti del tenente Ilari e del sottotenente Costa, siamo chiamati a prendere un importante decisione. Dobbiamo giudicare questo ragazzo… non so quanti di voi se ne siano già accorti, ma ci troviamo di fronte a Lucio Galli.>> Mentre viene pronunciato il cognome di Lucio, un forte grido sopraggiunge da una stanza vicina. Sicuramente la persona ad emettere quel suono è il tenente Ilari. <<Ahhhhhhhhhhh!!!>>
<<Oh cielo… alcune persone non riescono proprio ad accettare la morte.>> Dice Jessica con sufficienza.
Intanto i Membri del Gotha hanno iniziato a discutere animatamente tra di loro riguardo alle precedenti dichiarazioni di Jessica sull’identità di Lucio. C’è chi urla che è impossibile, chi dice che è un miracolo e chi parla di paradosso. Ancora una volta è la stessa Jessica a riportare l’ordine, battendo le mani e facendo quindi rimbombare il suono in quella stanza così ampia. <<Vi prego signori… siamo i più facoltosi membri di questa società, non lasciamoci andare a discussioni da bar. I vostri dubbi sono legittimi, per questo avete la facoltà di interrogare il ragazzo qui presente. Io ho già la certezza che si tratti di quel Lucio, ma voi non tiratevi certo indietro dal fargli delle domande.>>
<<Allora se permette, avrei un quesito per il prigioniero.>> Esclama un uomo anziano dalla folta barba bianca, alzando la mano. L’individuo in questione si chiama Accardi, ha 60 anni ed è il Membro del Gotha della biologia.
<<Membro della biologia Accardi… prego proceda pure.>>
<<Caro Lucio, vorrei sapere da che luogo provieni.>>
Lucio senza esitare risponde. <<Se la domanda riguarda solo il luogo… beh, da questa città.>>
<<Torino, eh? Dalle tue parole si può però intuire che non è finita qui la faccenda. Sono certo che ci sia un’altra domanda ben più esaustiva… tipo in che anno sei nato caro?>>
<<2006!>>
Anche in questo caso i Membri del Gotha ricominciano a discutere animatamente tra di loro, ma ciò non frena Accardi, che continua a riflettere ad alta voce. <<45 anni fa… eppure il tuo aspetto è ben più giovane, dubito che possa essere frutto di qualche crema ringiovanente.>> Accardi si interrompe per mettersi a ridere della sua stessa battuta. Le sue risate fragorose riportano la calma all’interno della stanza, con tutti gli altri Membri del consiglio che interrompono le loro discussioni per osservare il Membro della biologia in presa a una crisi di risata. Dopo qualche secondo riesce però a fermarsi e, asciugandosi le lacrime, pone un’ultima domanda a Lucio. <<Caro Lucio… sei sicuramente arrivato qui dal passato. Ad occhio sembri avere 17 anni, quindi direi dal 2020, puoi confermare la mia ipotesi?>>
<<È esattamente come ha detto lei signore.>>
Tutti rimangono a bocca aperta, mentre Accardi si rivolge a Jessica. <<Membro della logica Mori… io ho concluso. Non ho alcun dubbio che il figliol prodigo sia tornato a casa.>>
Jessica sorride. <<Come avete sentito anche il Membro della biologia Accardi non ha dubbi sull’identità di questo ragazzo. Entrambi siamo certi che si tratti del nostro Lucio, la persona che serviva al Gotha, a questa città e a questa nazione! Chiedo per tutte queste ragioni di far cadere ogni accusa su questo ragazzo, trovato dalla Resistenza in stato confusionale e plagiato dalle loro idee retrograde e antigovernative.>>
Gli undici membri tornano a discutere tra loro, ma uno di essi alza la mano, anche questo è un altro uomo piuttosto anziano, sui 63 anni, con pochi capelli bianchi e vispi occhi verdi. <<Vorrei intervenire.>>
<<Certo faccia pure Membro della fisica Davoli.>>
<<Grazie. Riguardo alle sue parole devo dire che sono piuttosto sorpreso, essendo lei guidata in primis dalla logica, dovrebbe capire più di chiunque altro il destino che aspetta questo ragazzo… un terrorista colto in flagrante mentre prende parte ad azioni anti-governative. Dal rapporto che leggo sembra che il suo complice, tale Fausto Tanniti, catturato nello stesso momento e con accuse addirittura più morbide, sia già stato giustiziato. Mi chiedo perché dovremmo invece salvare lui.>>
<<In realtà è proprio la logica a farmi pensare che dovremmo evitare di condannare Lucio. Se ci pensa, Membro della fisica Davoli, la nostra vita da diversi anni a questa parte è considerata iniziata solo quando ci viene impiantato il microchip sottocutaneo. Tramite questo oggetto ogni nostra azione diviene tracciabile e giudicabile, come ben sappiamo non tutti hanno in simpatia questa situazione di controllo totale. Per questo la rimozione del chip da sé stessi, è già di per sé un reato meritevole della pena capitale, ma il ragazzo in questione non ha mai avuto il chip in vita sua e ciò lo rende impossibile da giudicare agli occhi della nostra società. Inoltre le regole del “gioco”, per così dire, gli sono state spiegate in maniera corrotta. Sono queste le ragioni per cui le responsabilità dei suoi crimini devono ricadere sugli appartenenti alla Resistenza, che lo hanno indotto a compiere quelli atti e non certo a un semplice ragazzino ancora minorenne, che ha subito un vero e proprio lavaggio del cervello nei mesi passati al loro fianco.>>
Davoli si lascia andare a un’espressione di disappunto. <<Eppure se prendiamo per vero il fatto che questo ragazzo sia il Lucio che tutti conosciamo, dobbiamo ricordare che quella persona era il ricercato numero uno dell’intera Italia, in altre parole il più pericoloso criminale della nazione. Quindi per aver messo in pericolo il Gotha e la struttura governativa in passato, io propongo che venga condannato alla pena capitale.>>
<<Sciocchezze.>> Ribatte Jessica.
<<Prego?>> Dice Davoli, evidentemente indispettito dalla risposta della collega e soprattutto dal tono di sufficienza da lei utilizzato.
<<Non posso fare altro che pensare alle sue parole, come dettate da un’invidia mai sanata e da una nuova paura appena apparsa.>>
<<C-come si permette di parlarmi in questo modo… le ricordo che sono un suo pari!>>
<<Come ha detto lei poco fa, io mi faccio guidare dalla logica e questo è il risultato al quale mi ha portata.>> Risponde Jessica, mantenendo un atteggiamento di superiorità rispetto al collega, cosa che fa infuriare ancora di più Davoli.
<<Piccola impertinente…>>
<<Le sue parole precedenti sono assurde. È vero che il Lucio conosciuto da tutti noi ha vissuto quella situazione, ma le ricordo anche che è morto all’età di 45 anni davanti ai nostri occhi, quindi i suoi debiti con la società sono stati cancellati con il sacrificio della sua vita… chissà forse era pentito e consapevole di non poter più tornare indietro e ha trovato un modo per andare avanti. Forse la presenza di questo ragazzo qui oggi è un modo per fare ammenda degli errori del passato o per quanto riguarda lui… del futuro.>> Jessica pronuncia queste ultime frasi guardando in basso verso Lucio.
Una ragazza di 37 anni, quindi più giovane degli altri Membri del Gotha, alza timidamente la mano e chiede di intervenire quasi balbettando. <<S-scusate, v-vorrei aggiungere una cosa se possibile…>>
<<Dica pure Membro della chimica Casella.>>
<<Ecco… M-membro della logica Mori… è d-davvero sicura che questo ragazzo sia il nostro Lucio? I-intendo dire… lui aveva una cicatrice sul volto… q-questo ragazzo n-non ce l’ha invece.>>
<<Come ben sa, anzi come ben tutti sapete, io ho un rapporto di conoscenza con Lucio di vecchissima data rispetto a voi altri. Per questo conosco bene la storia di quando si era ferito cadendo in una voragine all’interno di una fabbrica abbandonata, era una storia che amava raccontare nonostante gli avesse lasciato quel segno indelebile sul corpo. Semplicemente in un pomeriggio di noia cascò in un grosso buco all’interno di uno stabilimento abbandonato e cadendo al piano sottostante si ferì gravemente. Ripeteva sempre che non avrebbe mai dimenticato mai quel momento.>>
<<C-capisco, m-ma perché questo ragazzo non ha quella cicatrice allora?>>
<<Membro della chimica Casella, mi sembra che la risposta sia abbastanza logica. Evidentemente quel giorno non era ancora arrivato quando Lucio è giunto nel 2051. In pratica, qualunque cosa lo abbia portato qui, lo ha fatto prima che potesse ferirsi. Di conseguenza il suo corpo non può presentare un segno simile. In ogni caso possiamo chiederlo direttamente a lui.>> Jessica si rivolge a Lucio. <<Hai ricordi della storia che ho appena raccontato. Sei mai caduto in una voragine ferendoti gravemente il volto a causa dell’impatto?>>
<<Diciamo di no…>> Risponde Lucio, senza rivelare che è arrivato nel 2051 proprio in una situazione simile a quella descritta.
<<In ogni caso, come ogni decisione presa dal Gotha, sarà la maggioranza a decidere. Il destino di Lucio dipende da noi Membri del Consiglio. Per salvarlo premete la luce verde, se invece pensate sia corretto condannarlo alla pena capitale accendete la luce rossa.>>
Dopo qualche istante, sui vari balconcini si illuminano le luci del colore scelto dai vari Membri del Gotha. 7 hanno optato per la luce verde, mentre 4 per quella rossa. I primi sono il Membro della logica Mori, il Membro della biologia Accardi, il Membro dell’informatica Salari, il Membro dell’economia Gimberti, il Membro della giurisprudenza Bormioli, il Membro della matematica Castelli e il Membro della psicologia Fontana. Tra i secondi vi sono invece il Membro della fisica Davoli, il Membro della chimica Casella, il Membro della medicina Corti e il Membro dell’ingegneria Ruppi. Il risultato finale della votazione va a premiare la proposta di salvare Lucio dalla pena capitale.
<<Bene… il Consiglio del Gotha ha stabilito di rendere Lucio un uomo libero. Da oggi farà parte della nostra società, mi occuperò in prima persona di fornirgli le informazioni necessarie al vivere qui nel 2051.>>
Sul viso di Davoli trova posto un’espressione furiosa, indispettito dal fatto che Lucio sarà risparmiato e inserito nella società.
Poi la stessa Jessica chiude la riunione del Consiglio. <<Illustri Membri del Gotha potete tornare alle vostre attività di ricerca. Dichiaro questo consiglio concluso.>>
Tutti lasciano i balconcini compresa Jessica, la quale però appare nel giro di pochi secondi da una porta posta frontalmente a Lucio e, dopo essersi avvicinata a lui, inizia a parlarci con fare amichevole. <<Hai visto Lucio? È andata come ti avevo detto, non ci sono stati problemi.>>
<<Sì, effettivamente è vero.>>
<<Dai seguimi, abbiamo molto da fare.>>
<<O-ok.>> Risponde Lucio, ancora scosso da questa continua altalena di emozioni.
Jessica esce dalla porta della sala del Consiglio e Lucio la segue. I due iniziano a vagare per i corridoi del palazzo, fino a raggiungere il secondo piano. Qui Jessica entra in una stanza e all’interno di essa trova un uomo con la divisa della polizia, il quale si mette immediatamente sull’attenti.
<<Buongiorno Membro della logica Mori.>>
<<Buongiorno, ha preparato quel che avevo richiesto?>>
<<Sì, ho predisposto il chip con i dati che mi ha fornito e lo ho anche già inserito nella Stop-gun. Vuole che proceda all’inserimento? È lui il ragazzo, giusto?>> Domanda l’uomo, facendo riferimento a Lucio.
<<Sì, è lui… però se non le dispiace vorrei procedere io stessa all’operazione.>>
<<Certo.>>
Con il capo chinato in segno di rispetto, la guardia cede la Stop-gun a Jessica.
<<Lucio avvicinati.>> Ordina la donna.
<<Aspetta! Cosa vuoi fare con quella pistola? Mi ci hanno già colpito una volta e non è stata una bella esperienza. Ha un qualche effetto paralizzante, vero?>>
Jessica sorride e avvicinandosi gli afferra il braccio destro con veemenza, riuscendo a immobilizzarlo e puntandogli la Stop-gun all’altezza della spalla destra.
<<Ehi ma che fai?! Avevi detto di volermi aiutare, perché mi vuoi colpire con quella dannata arma adesso?!>>
Dopo un paio di secondi è la stessa Jessica ad allontanarsi, liberando Lucio dalla presa nella quale era caduto.
<<Fatto.>> Dice soddisfatta, mentre riconsegna la Stop-gun all’uomo in divisa.
<<Fatto cosa? A me non sembra successo assolutamente nulla.>>
<<Ho appena inserito il tuo microchip sottocutaneo. Si usa la Stop-gun cambiandone l’impostazione. Normalmente è uno strumento che viene usato come un’arma, la sua particolarità è che agisce sul sistema nervoso, bloccando il corpo dell’individuo per diversi minuti attraverso impulsi elettrici. In questo modo si evita che semplici poliziotti possano erigersi a giudici della vita di qualcuno, per questo possono usare solo le Stop-gun, salvo casi eccezionali in cui vengono autorizzati direttamente da noi Membri del Gotha all’utilizzo di armi da fuoco.>>
<<Capisco… comunque non mi sembra di avere nessun tipo di ferita e non ho sentito assolutamente nulla. Siete sicuri di avermi davvero inserito questo chip?>>
<<Certo! Ora te lo dimostro.>>
L’uomo in divisa passa a Jessica uno scanner. La donna afferra ancora il braccio di Lucio, ma in questo caso con molta gentilezza, poi passa l’oggetto vicino alla sua spalla. Il macchinario si illumina immediatamente e sullo schermo di cui è dotato appaiono con tutte le informazioni personali di Lucio.
<<Il chip è minuscolo, nell’ordine dei micron, ma può contenere numerose informazioni in modo che si possa risalire facilmente all’identità dell’individuo che lo ha in sé. Comunque stai tranquillo, di solito viene inserito nei bambini appena nati e non ha mai causato nemmeno un raffreddore.>>
<<Quindi è una sorta di sostitutivo dei documenti personali?>>
<<È molto di più… ci permette di controllare chiunque in qualsiasi momento tramite lo scambio di informazioni con i nostri satelliti. Per farti un esempio, se un uomo commettesse un crimine violento in città e scappasse nei boschi potrebbe essere difficile trovarlo in condizioni normali, ma invece tramite questo sistema in pochi minuti verrebbe catturato. È per questa ragione che chi rifiuta il chip deve essere considerato un criminale al pari di chi ruba o uccide… un’invenzione tanto geniale e che non danneggia nessuno può essere rifiutata solo da chi ha cattive intenzioni.>>
<<Effettivamente mi sembra un ragionamento inattaccabile, se come dici nessuno ha mai avuto problemi… però addirittura paragonare chi rifiuta il chip a un omicida mi sembra assurdo. Non posso dimenticare che avete anche condannato a morte Fausto per delle semplici scritte su un muro e…>>
Jessica interrompe Lucio. <<Per quanto riguarda i chip è dal 2041 che vengono adoperati su tutta la popolazione e nessuno è mai stato male a causa loro. L’invenzione è figlia della collaborazione tra il Membro della medicina Corti, il Membro dell’informatica Salari e il Membro dell’ingegneria Ruppi. Riguardo al tuo amico invece… dimenticatene, quelli della Resistenza hanno solo provato a ingannarti, probabilmente volevano sfruttarti per qualche scopo. Ti mostrerò che persone oneste come te non hanno nulla da temere sotto il governo del Gotha e anzi posso vivere davvero felici.>>
Lucio non trova la forza di ribattere, sicuramente prova ancora molto dolore per aver visto morire Fausto e alcuni degli appartenenti alla Resistenza che hanno provato a farlo evadere durante il suo tragitto verso il palazzo del Gotha, nonostante questo, è consapevole che anche Jessica ha avuto un importante ruolo nel far sì che lui sia vivo e soprattutto libero. Per il momento decide dunque di studiare meglio la situazione, consapevole di trovarsi a metà tra due fazioni in apparente guerra.
Avendo ormai inserito il chip nel corpo di Lucio, Jessica esce dalla stanza e anche il ragazzo si prodiga a fare la stessa cosa.
<<Ora dove andiamo?>> Chiede lui.
<<Non hai mai potuto vedere la nostra città da quando sei arrivato qui, vero?>>
<<Effettivamente uscivo per poco tempo e solo in orari in cui non c’era nessuno quando ero con la Resistenza.>>
Jessica e Lucio escono dal palazzo del Gotha. Lì fuori un autista chiede alla donna se vuole che li accompagni, ma lei rifiuta, asserendo che preferisce muoversi a piedi. <<Il palazzo del Gotha è posto proprio al centro della città, non avremo problemi a muoverci senza macchina.>>
<<Meglio così… preferisco anche io passeggiare o al massimo andare in bici.>> Sottolinea Lucio, facendo anche ridere Jessica. Mentre si muovono per la città i due continuano a chiacchierare.
<<Sai Lucio, la stanza dove sei stato prima è quella del Consiglio del Gotha e occupa quasi interamente il primo piano. È lì che noi 11 Membri del Consiglio ci riuniamo per prendere le decisioni più importanti. Al piano superiore invece ci sono i nostri laboratori e uffici, dove poter portare avanti i rispettivi studi e realizzare scoperte che possano far progredire l’umanità. Infine al terzo e ultimo piano ci sono le nostre stanze, infatti tutti noi Membri del Gotha viviamo nel palazzo assieme alle guardie che lo presidiano.>>
<<Capisco.>>
Lucio e Jessica sono ormai immersi tra la folla del centro e stanno passeggiando per le diverse vie. Poco o nulla sembra essere cambiato rispetto al 2023. Le persone appaiono felici e spensierate, i negozi sono aperti e non sembrano esserci evidenti innovazioni.
Jessica si ferma ad annusare una mela nel negozio di un fruttivendolo. <<Ha un aroma davvero delizioso.>>
<<Certo, sono mele biologiche del mio orto… ma lei è il Membro della logica Mori!>> Il fruttivendolo prende un sacchetto e, dopo avervi inserito alcune mele, le porge a Jessica. <<La prego, accetti questo umile regalo da parte di un cittadino devoto.>>
<<Non si preoccupi… ho intenzione di pagarle per intero la cifra che le devo. Pesi il sacchetto per favore.>>
<<Non posso permettere che una persona del suo calibro paghi al mio negozio.>>
<<La prego, se accettassi queste mele gratis solo per la posizione che ricopro sarebbe come se le rubassi… credo che poi sarei costretta a giustiziarmi da sola.>>
<<Q-quanta saggezza, se così desidera allora le peso.>>
Il fruttivendolo pesa le mele e le ripone del sacchetto.
<<Sono 5 euro allor… ehi ma questo ragazzo… assomiglia a Lucio Galli.>>
<<Grazie delle mele ora dobbiamo proprio andare.>> Jessica consegna i soldi all’uomo, che rimanendo in piedi fissa i due allontanarsi, poi tra sé e sé dice qualcosa. <<È tornato… ne sono sicuro… devo farlo sapere a tutti…>>