Capitolo otto
«Sidora, svegliati, è mattina.» Sento una voce, è Saro? Ma cosa vuole, sono stanca morta. «Vuoi che ti risponda alle domande di ieri? E allora alzati.» Apro un occhio, sono nel letto, rimboccata nelle coperte, sto così bene qui sotto.
«D-Dammi qualche minuto. Ma che ore sono?»
«Le sei e due minuti. È mezzogiorno ormai.» Mezzogiorno? La mattina è sempre la stessa storia, non ce la faccio ad alzarmi subito, un’estate andavo a correre ogni mattina alle sei, ma quei tempi sono belli che andati.
«Va bene, allora niente colazione e niente risposte.» Lo sto odiando con tutta me stessa, voglio quelle risposte, è da ieri notte che ci penso, ma soprattutto voglio fare colazione.
È come se stessi in albergo, la colazione è d’obbligo.
Con la mano afferro le coperte e le lancio via, un brivido gelido mi rapisce. Le braccia mi fanno male, non mi sono ancora ripresa dalla prima notte della Luna nuova, sembra di avere l’acido lattico post allenamento.
«Ed ecco una bella tazza di-.» Saro entra in camera. Guarda il pavimento, poi fissa me. «Dovevi per forza lanciare le coperte per terra? Guarda che è sporco, non lo lavo da due… lasciamo perdere.»
«Ops.» Porto un dito davanti alla bocca, mi sa che è lui a odiare me, e un po’ mi fa schifo, lo ammetto.
«Comunque, prendi questo caffè, è super zuccherato. Dobbiamo rimetterci in forze.» Saro ha due occhiaie enormi, saranno due borsoni della Luis Vuitton o di Prada? Penso che non sia riuscito a dormire.
Afferro la tazza con entrambe le mani, è caldissima, mi riscalda le dita, un bel tepore le avvolge, che bello.
«Grazie.» La avvicino alle labbra.
«Soffia, sennò ti bruci.»
«Ma ti pare? Ho diciannove anni, sono grande, lo so che devo soffiarci sopra.» Affusolo le labbra e soffio un paio di volte. Basteranno? Non faccio mai colazione con cose calde, di solito latte gelido, quando ho voglia ma di certo non alle sei del mattino, la giornata inizia da dopo le nove e se non andassi a scuola anche alle dieci. Non vedo l’ora che finisca.
«Cazzo.» Mi scotto la lingua, si intorpidisce, che sensazione di merda. Apro la bocca e respiro come un cane, Saro mi guarda e inizia a ridere.
«Beh, donna di diciannove anni, devo dire che sei proprio un’adulta.» Porta la sua tazza di caffè alla bocca.
«Vaffanculo.» Mi giro dall’altro lato del letto. Credo di avere un’abilità speciale per rendermi ridicola, sarà una dote innata, chissà se è di famiglia?
«Ritornando al discorso di ieri sera.» Il viso di Saro diventa truce, posa la tazza ai piedi del letto e porta i suoi indici sotto la punta del naso. «Io non so come risponderti.»
Come?
Smetto di bere.
«Cosa intendi?»
«Io non so chi sia tua madre, Sidora.»
Lo guardo in silenzio, allora tutto il discorso di ieri sera era una presa per il culo? Tua madre di qua, tua madre di là. Sta scherzando, sta palesemente scherzando.
«Saro…» Lo fisso negli occhi, la sua è la faccia di chi non sta giocando. «…allora come dovrei fare ad avere le risposte che cerco? Dovrei incontrare di nuovo quella vecchia puttana?» Comincio ad innervosirmi.
«Beh, sicuramente la vecchia puttana sa più di me, anche se ti sconsiglio di rivolgerti a lei così se vuoi che ti dia delle risposte.» Saro, che coglione che sei.
«E quindi non sai nulla.» Le mie aspettative si sono abbassate, non conosco questo mondo eppure ne faccio parte. Guardo le mie mani, sono lisce e piccole come sempre. Ma ieri… le ricordo perfettamente, ieri erano zampe con unghie acuminate e piene di peli.
«Sidora?» Ha senso arrabbiarsi con lui? Nah, ha fatto tanto per me. Mi ha salvato da quell’attacco spaventoso, lui non ha colpe.
Poggio le mani sulle gambe, sono incrociate, odio metterle così, mi si addormentano subito.
Poggio la schiena sui cuscini, qualcosa deve reggermi, mi sento senza forze.
«Saro, qual è il mio scopo in questo mondo?» Il ragazzo è pietrificato dalla mia domanda, non credo se la sia mai fatta. Eseguiva solo gli ordini per vivere una vita tranquilla, non aveva bisogno di chiederselo.
«Io, non- non lo-lo so.» Saro si accascia sul pavimento.
«Saro!» Mi precipito giù dal letto, appena poggio un piede a terra sento le vertigini alla testa, sarà un altro effetto della Luna Nuova? Merda. Mi aggrappo alla gamba del letto, sento un odore strano, è così dolce, sembra zucchero a velo.
«Fate irruzione!»
La parete alla nostra destra esplode, una pioggia di detriti ci investe, chiudo gli occhi e gli metto una mano avanti. Una nube di polvere annebbia la stanza. Non vedo nulla.
«Saro, che succede? Dove sei?»
«Operatore uno, irruzione completata con successo, muro abbattuto. Due soggetti identificati. Attendo istruzioni.» Di chi è questa voce, sembra quasi robotica, ma che sta dicendo? Irruzione riuscita? Non riesco a vedere ancora nulla, c’è troppa polvere.
Sento un tonfo, poi il rumore di ossa che si rompono.
«Lupo mannaro principale immobilizzato. Autorizzo l’entrata.» Saro? Sta parlando di Saro? Che cazzo sta succedendo? Che gli hanno fatto?
«Che letamaio questo posto. Sembra di essere in uno dei bassi fondi di New York, e io che pensavo di essere salvo dopo il trasferimento.» Cos’è questa pressione, chi c’è? Cosa c’è? È oppressante. «Quindi sei tu il bastardo che sta proteggendo la sgualdrina.» La polvere si sta diradando, davanti a me ci sono due stivali neri. «Senza le gambe non puoi fare molto. Mi dispiace super eroe. Capitano Nathan, confermo obbiettivo immobilizzato.» Quel rumore erano le gambe di Saro? Alzo gli occhi, un uomo in un completo grigio scuro, con un cappello marrone è piegato su Saro e ha un braccio sul suo sterno.
Con l’altra mano pigia l’auricolare nell’orecchio, è in chiamata con qualcuno?
«Saro!» Guardo il ragazzo a terra con le ginocchia girate nel senso opposto, riesco a sentire il suo dolore, ho una fitta allo stomaco. «Sei un mostro.» Provo ad alzarmi, ma cado a terra. Maledetta Luna Nuova.
«Gattina, calmati. Ci serve per fare delle…» Si interrompe un momento. «… simpatiche sperimentazioni.»
«Non provare a fargli del male.» Lo sto minacciando? Io? Che non riesco nemmeno a stare in piedi?
«Come, così?» L’uomo alza il piede e affonda il tacco nello stomaco di Saro, vedo la pelle torcersi sul suo corpo. Le urla di Saro penetrano anche nelle ossa, sento il suo dolore addosso.
«Smettila.» Inizio a piangere.
«Perché? È così divertente, guarda.» Gli dà un calcio al mento, la testa di Saro frusta nel muro e una raffica di sangue si schianta sulla parete.
«Smettila, ti prego. Ti su-supplico» Non so fare altro che implorare, sono vergognosa, lo sono da quando sono nata.
«Non sei tu il bersaglio di oggi. Mezzosangue.» L’uomo mi guarda dall’alto in basso, si sente superiore a me. «Certo che sei una bella ragazza però…» Si china, annusa la mia testa. «E il profumo della paura mi fa impazzire.» Emette un gemito, s-sta godendo? Resto immobile, sono paralizzata, di nuovo.
Sono inutile.
Con la mano mi sfiora il viso.
«N-non t-t-tocca-r-la.» Saro afferra il piede di Nathan, la sua mano si aggrappa alla pelle e gli stringe la carne fino all’osso. Nonostante la Luna Nuova ha tutta questa forza?
«Quello che si dice su di te allora è vero. Il lupo più resistente che sia mai esistito, o meglio, l’esperimento riuscito. Ma lo sai che i tuoi genitori sono stati scelti in base a una selezione?»
«Sta zitto.» Saro sbuffa dalla bocca, porta il polso alla bocca, lo morde. Vuole trasformarsi? i suoi lineamenti iniziano a cambiare, la sua faccia inizia a mutare.
«Ah, lo sai allora. E quello che si diceva su di loro? Dopo averti partorito hanno fatto da puttane, tuo padre si scopava tutte le mannare che poteva e lo stesso per quella laida di tua madre. Fino a quando gli si sono spaccati le anche, deve essere una bella morte. Aspetta, tu eri lì? Qualcuno mi ha detto che non sono morti così, bensì-»
Le zanne di Saro affondano nel braccio di Nathan, zampilli di sangue cavalcano l’aria e arrivano dritti sulla mia faccia.
«È proprio vero, sei senza cervello.» L’uomo scopre il suo polso, lo azzanna, comincia a tremare, e il suo copro cambia, il suo vestito si lacera e un manto nero cresce su di lui. La sua faccia si allunga, la bocca si ingrandisce ed enormi zanne prendono vita al posto dei denti. «La Luna Nuova ammazza i temerari come te, mentre su di noi…» Prende una siringa dalla tasca del suo pantalone. «…non ha il minimo effetto.» La infila nella vena del collo.
Sputa del liquido nero dalla bocca mentre continua a trasformarsi. Le dita delle sue mani si raggruppano e diventano zampe, i suoi muscoli pulsano senza fermarsi, un odore pungente mi investe. I suoi occhi diventano rossi.
«Noi, membri del “Dark Side” siamo i nuovi lupi mannari. Voi siete solo degli inutili giocattoli destinati a morire.» Alza una zampa e gli uomini entrati con lui immobilizzano gli arti di Saro.
Con una zampata squarta il ventre al ragazzo. La sua bocca si apre ma non emette un singolo verso.
«No!»
«Ci sei anche tu, vero, che ne dici di guastarti questo simpatico teatrino?» Ho gli occhi gonfi di lacrime, voglio trasformarmi e combattere, ma non ci riesco. Perché?
«Da dove cominciamo? Sì, ci sono.» Nathan infila un artiglio nella bocca di Saro, inizia a tagliarla, scala la pelle fino alla guancia. Un fiume di sangue scende sulla sua mano. «Si, mi piace.» Ripete la stessa azione sul lato opposto. Gli sta tagliando i muscoli facciali, gli sta facendo del male.
«Ti prego basta. Gli fai male.» Perché parlo come una bambina? Lui è una di quelle persone che godono a vedere le sofferenze negli occhi della gente.
«Vero, brava, e anche tanto. Adesso cosa posso fare? Ci sono anche stavolta.» La mano di Nathan si chiude in un pugno ed entra nella bocca di Saro. Non vorrà aprirla lì dentro? Gli artigli lacererebbero ogni cosa. Morirebbe.
«Non farlo, no!»
Le vene sull’avambraccio dell’uomo si muovono, le ossa si rompono, la carne di Saro si apre. Le unghie aguzze escono dal mento, e il sangue esce senza controllo. Gli occhi del ragazzo si girano e diventano bianchi.
«S-Saro…» Comincio a piangere, lo ha ucciso? È morto?
«Su principessina, non fare così, è un lupo mannaro.» Estrae la mano dalla bocca, è ricoperta di sangue e schegge di ossa. Lo voglio ammazzare.
«Sai, mi hai stufato. Quindi si passa al gran finale.» Nathan comincia a ritornare umano, l’effetto di quella siringa è finito. La sua mano si rimpicciolisce, la posa sul petto di Saro, ancora aperto, con le unghie incide un cerchio intorno al cuore.
«Guardi che lo ammazza davvero così.» Uno di loro parla.
«Come?» Nathan si ferma. «Come osi?» L’uomo in un battito di ciglia è in piedi, come ha fatto? Sbatto gli occhi una seconda volta, la sua mano ha trapassato il suo torace. Nella sua mano c’è qualcosa che pulsa, c’è ancora più sangue. L’uomo si accascia al suolo.
«Gli hai strappato il cuore?» Sono inorridita, gli occhi si rifiutano di guardare.
«Già… purtroppo questi soldatini parlano troppo.» È così che lo chiama? Soldatino? Un membro della sua squadra, chi è quest’individuo?
«Beh, non c’è più tempo per il gran finale. Legatelo, e non badate a spese. Lui è il licantropo perfetto, con capacità rigenerative fuori dal comune. Appena passeranno gli effetti della Luna Nuova ad essere nuovo sarà lui.» Nathan schiocca le dita e un altro membro della squadra, entra nella camera con una giacca grigia. «Amo essere bello.» Mi sorride. «Tu, piccola mia, ti vorrei mangiare in un sol boccone, ma adesso ho da fare.» Passa i suoi denti sul mio collo. «Cosa ti farei… Andiamo via.»
Saro è legato, ogni singolo arto è legato, incatenato, anche la testa è saldata a pezzi di legno. Adesso ha gli occhi chiusi, forse sta già meglio? «Sidora, giusto?» L’uomo mi guarda. «Questa è la fine che farai se avessi la malsana idea di fermarci.»
Resto sola nella stanza, la polvere è a terra, io sono a terra, la mia testa cade giù e sbatte sul pavimento. Cosa cazzo è appena successo? Mi chiudo su me stessa, ho le gambe raccolte, le ginocchia mi baciano il mento e le lacrime piovono dai miei occhi.
Non so cosa fare.
Sono sola.