Sono molte le leggende che vengono narrate nel corso della storia, ma ce n’era una in particolare che influì pesantemente sulla popolazione.
Questa leggenda, di per sé, non aveva nulla di speciale rispetto alle altre, si limitava solo a spiegare come attraverso dei semplici rituali fosse possibile comunicare con le anime dei defunti.
In realtà, c’erano storie molto più fantasiose di questa, ma nonostante ciò riuscì ad accendere nelle persone un macabro desiderio…
Col trascorrere dei millenni, nacquero dei veri e propri culti fondati su diversi credi: dalla semplice comunicazione con i morti alla “scoperta” della vita eterna.
Addirittura c’erano sette che praticavano sacrifici animali, umani o qualsiasi tipo di essere vivente potesse essere sacrificato per venerare una divinità.
Tutto questo per una “semplice” credenza.
Col passare dei millenni, però, questa pratica venne abbandonata quando i credenti persero ogni interesse per qualcosa che non si sarebbe mai avverato.
Da allora trascorse altro tempo, finché un giorno…
«Prendi vita e compi il tuo destino.»
Una profonda voce riecheggia in una cavità scavata nella roccia che ospita al suo interno una fredda e vuota lapide avvolta da una fitta foschia.
Per qualche minuto regna il silenzio, finché dalla cima della lapide inizia a fuoriuscire dello strano liquido nero che, pian piano, si posa sulla superficie del terreno per poi smettere qualche istante dopo.
Passano alcuni minuti e il terriccio inizia a muoversi, fino a quando all’improvviso non appaiono due mani umane rivolte verso l’alto che ruotano con i dorsi opposti e cercano di fare forza sul terreno.
Tutto d’un tratto, sbuca fuori la parte posteriore del capo di un giovane ragazzo intorno ai dieci anni dai capelli bianchi come la neve.
Una volta liberate le braccia, e con il busto di fuori, si fa forza su di esse per trascinarsi sul suolo e liberare anche il resto del suo corpo del tutto nudo e ricoperto di terriccio.
Con la schiena rivolta verso l’alto, prova ad alzarsi in piedi mostrando un corpo tonico e atletico ricoperto di profonde e cruenti cicatrici, come se fosse stato vittima di violente e sanguinose torture.
Neanche il suo viso sembra sia stato risparmiato, entrambi gli occhi chiusi sono attraversati da lunghe e profonde cicatrici.
Una volta in piedi, rimane fisso sul posto con il viso inespressivo.
«Apri gli occhi e osserva…», esclama di nuovo la profonda voce.
Il giovane ragazzo pian piano inizia ad aprire le palpebre, scoprendo così i suoi occhi di un colore indaco chiaro.
Davanti a me c’è quella che sembra l’uscita di una cavità rocciosa, ma è bloccata da una strana parete acquosa dal colore spettrale.
Al centro di essa c’è un’estesa forma circolare che si estende a ripetizione verso l’esterno creando delle onde, proprio come i cerchi che si formano nell’acqua quando si lancia un sasso in uno stagno.
Posso vedere con chiarezza dall’altra parte un gran numero di alberi spogli ricoperti da una fitta nebbia, la stessa che in questo momento riempie la caverna in cui mi trovo.
Da questo posso intuire che un tempo fosse una grande e folta foresta, mentre ora è solo un luogo dall’aspetto spettrale e desolato con un cielo tetro che gli fa da cornice.
Continuo a fissare quel macabro luogo come se ne fossi attratto, finché non odo di nuovo quella profonda voce…
«… Quello che vedi è il Mondo Spettrale, un luogo di dannazione riservato alle anime degli esseri viventi defunti nel Mondo Terreno», dice una voce tetra maschile.
Nonostante avessi udito le sue parole, non mi scompongo, i miei occhi continuano a osservare ipnotizzati quel tetro ambiente, finché…
«A-a-aiutatemi…»
«P-per favore… qualcuno mi s-salvi…»
«Aaaahhhh…»
«No, fermi… V-vi scongiuro, noooooo!!»
«… Risparmiatevi, vi pregoooo!! Aaaahhhh…»
«C-chi siete… C-cosa volete da me… Aaaahhhh!!»
Anche se non riesco a vederli, posso sentire le loro struggenti grida di dolore.
«C’era un tempo in cui gli esseri viventi non dovevano temere per le loro anime, ma il loro cammino è stato interrotto da un evento inaspettato, e ora vagano senza una meta», continua la voce.
«Sei nato per rimettere in ordine questo caos. Compi il tuo destino e diventa il mio cacciatore, divora le anime dei tuoi nemici e purifica le anime meritevoli, solo così le cose torneranno al loro posto.»
«Non c’è più tempo, mio giovane cacciatore. Il tuo fragile corpo non resisterà ancora a lungo nel Mondo Spettrale…»
Mi osservo le mani e noto che da esse iniziano a staccarsi dei minuscoli frammenti.
«… Attraversa il portale davanti a te ed entra nel Mondo Terreno. Il tuo destino ti attende», conclude l’entità sconosciuta.»
Dopo quelle ultime parole, il portale davanti a me cambia del tutto mostrando quello che avevo immaginato, ovvero una foresta ricca di vegetazione.
Presumo dal tono della voce e dall’immensa aura che si trattasse di un’entità superiore molto antica.
Prima di andare, però, rivolgo lo sguardo sulla mia destra dove a terra c’è un lungo mantello sporco e strappato con cappuccio.
Mi abbasso per raccoglierlo ma è tutto inutile poiché, a causa della perdita della parte materiale, le mie mani si limitano solo a passarci attraverso, e pian piano anche le braccia stanno subendo lo stesso trattamento.
A questo punto, senza indugiare oltre, mi alzo e mi dirigo davanti al portale acquoso e lo attraverso, lasciandomi alle spalle il luogo in cui sono nato.
È notte fonda, ma nonostante ciò riesco a vedere come se fosse giorno.
Davanti a me posso vedere una folta e umida foresta con alberi ad alto fusto mentre odoro una fragranza di funghi, cortecce, fiori, terriccio, frutti di bosco, ecc…
«Questo deve essere il Mondo Terreno», dico mentre mi guardo attorno.
Esamino con attenzione la foresta che mi circonda e, a parte un lieve fruscio che mi accarezza la pelle, non odo alcun suono né percepisco la presenza di animali, razze o creature particolari nei dintorni.
La foresta sembra essere caduta in un profondo silenzio.
A una prima analisi, se mi dovessi basare solo sull’aspetto esteriore, potrei affermare di non essere poi così diverso da un comune essere umano se non per qualche senso più sviluppato, ma so di non esserlo, quindi oso di più.
Do un colpo secco al mio petto nudo con le punta delle dita della mano sinistra rivolte in avanti in modo che fuoriesca dall’altra parte per poi estrarla subito dopo.
Il foro che mi sono provocato viene rimarginato all’istante da una rete di filamenti neri che si uniscono tra loro fino a guarire del tutto, e parte della melma dello stesso colore finita sulla mia mano viene assorbita dal mio corpo.
Dopodiché mi afferro il braccio sinistro con la mano destra e lo stacco con un colpo secco dal corpo per poi gettarlo con noncuranza a terra, ma, prima che potesse toccare il suolo, la rete di filamenti esce dalla ferita inferta e ricongiunge le due parti divise.
Faccio la stessa cosa con il braccio destro usando la mano sinistra, ma questa volta lo lancio in aria a gran velocità in un punto impreciso della foresta.
Prima che l’arto a mezz’aria si disintegri all’istante senza lasciare traccia, ne viene rigenerato un altro nella parte mancante attraverso i filamenti di melma.
Ma c’è un’altra caratteristica che ci contraddistingue.
Quando ero nel regno delle anime, anche se per poco tempo, ho notato che sia la caverna che la foresta presentavano una colorazione spettrale e soffocante tale che un essere vivente non potrebbe mai sopravvivere in un luogo privo di ossigeno.
Questa è la prova definitiva che dimostra che sono un umano solo nell’aspetto.
Prima di procedere, mi volto per un attimo verso la caverna da cui sono uscito e noto che il portale e la foschia non ci sono più, deducendo che facessero parte di quel luogo tetro.
Mi incammino verso di essa e raccolgo sulla mia sinistra il lungo mantello nero che avevo lasciato nel Mondo Spettrale, lo indosso, afferro il cappuccio e lo tiro su.
Lascio quel posto e mi addentro verso la fitta vegetazione mentre sento il terreno vegetale umido sotto i miei piedi e, nonostante la forte umidità e le basse temperature, la mia struttura corporea non ne risente.
Dopo aver camminato per un po’, odo delle deboli onde provenire da una sorgente d’acqua, perciò mi dirigo in quella direzione finché non scopro un enorme lago nel mezzo della foresta.
Dall’altra parte della riva noto una casetta in legno in rovina costruita su una vasta area d’erba con gli alberi che le fanno da contorno.
Sembra abbandonata da molto tempo.
Mi avvicino alla sponda del lago, mi spoglio lasciando cadere a terra il mantello sul bordo del lago e mi tuffo nuotando verso le sue profondità.
Nonostante continui a nuotare senza sosta da diverso tempo nelle gelide acque del lago senza forme di vita, non sono né affaticato né infreddolito.
A questo punto decido di tornare in superficie.
Esco con la testa fuori dall’acqua e nuoto verso la riva dove ho lasciato il mantello, ma, nel mentre, percepisco una presenza sul bordo opposto che cattura la mia attenzione a tal punto da bloccarmi sul posto.
Rimango a galla sulla superficie dell’acqua e, voltandomi, noto una forma umanoide che corre lungo la riva per poi svanire nel nulla sul retro dell’abitazione.
“Non riesco più a percepire la sua presenza”, penso.
Nonostante non abbia emesso alcun suono, posso affermare che si trattava di uno spirito che stava cercando di fuggire da qualcosa che lo spaventava, visto che si guardava di continuo alle spalle terrorizzato.
Riprendo a nuotare verso la riva dove ho lasciato il mantello, esco fuori e lo indosso sul mio corpo bagnato mentre mi incammino verso la direzione in cui è scomparsa quell’anima.
Mi addentro di nuovo nella silenziosa foresta e mi guardo intorno per cercarla nei dintorni, ma dopo diverse ricerche non riesco a trovarla, né percepisco la sua aura.
Sembra che sia svanita nel nulla, fino a quando non mi imbatto in un villaggio in rovina situato in una vasta area circondata dalla foresta.
In base alle condizioni in cui si trovano tutte le abitazioni del villaggio, posso affermare che sia passato molto tempo da quando è stato abbandonato.
Mentre mi avvicino noto che diversi corvi sono appoggiati sui rami di alcuni alberi spogli sparsi per tutto il villaggio.
Sembra quasi che stessero aspettando il mio arrivo…
“Cra cra… Cra cra… Cra cra…”
“Cra cra… Cra cra… Cra cra…”
“Cra cra… Cra cra… Cra cra…”
Poco prima di entrare nel villaggio, i corvi iniziano a gracchiare mentre volano via e, dopo qualche istante, inizio a percepire numerose presenze.
“È lo stesso tipo di aura che ho percepito vicino al lago”, rifletto.
All’improvviso noto delle anime silenziose di colore verde spettrale che camminano senza una meta mentre appaiono e scompaiono, ma non si allontanano mai dal villaggio.
A prima vista, sembra che il villaggio fosse abitato da un gruppo di contadini umani di entrambi i sessi e di diverse fasce di età, ma anche da bestiame.
I loro visi sono così impassibili e sfuggenti da non rivolgermi mai lo sguardo, come se non si accorgessero della mia presenza.
Provo ad avvicinarmi, ma è tutto inutile, si mantengono a debita distanza, finché non percepisco un’aura familiare da una giovane ragazza dai capelli lunghi che ha più o meno la mia età.
“È lo stesso spirito del lago”, rifletto.
È ferma immobile a pregare davanti a una lapide al centro del cimitero con la schiena rivolta verso di me.
Mantengo una certa distanza per non rischiare di spaventarla, ma, con un leggero movimento del capo, lo spirito si volta e mi fissa con le lacrime che le scendono lungo le guance, poi pronuncia qualcosa…
«Kdm jswlm dkogf», dice lo spirito muovendo le labbra ma senza emettere alcun suono.
Non riesco a comprendere le sue parole, ma ciò non importa perché nell’istante successivo la giovane anima si dissolve nel nulla fino a scomparire del tutto.
Tutto d’un tratto, però, vengo interrotto da una strana voce meccanica…