Non mi sono mai fatto illusioni.
Ho sempre guardato in faccia la realtà, affrontandola. Un uomo che si affida a speranza o fortuna non è altro che uno stolto. Niente ti viene dato per niente. Le parole date, finiscono sempre con l’essere vuote.
Credete che non sia così? Allora rimarrete delusi nel sapere che per me è sempre stato così. E lo è anche adesso.
Davanti a me, c’è una ragazza diciottenne vestita con sgargianti abiti bianchi su cui sono ricamati i simboli sacri della fede di questo mondo. Un corpo ben proporzionato ed un seno abbondante, un volto perfetto con occhi azzurri e luminosi boccoli biondi, con labbra rosee. L’incarnazione della bellezza… lo è sempre stata e anche adesso risveglia gli istinti più reconditi di un uomo.
“Amo qualcun’altro. Mi dispiace, ma non posso sposarti.”
Ti dispiace… huh. Già lo avevo previsto. Dopotutto, questa ragazza è una mia amica d’infanzia scelta dalla Dea Aphy come Santa. Se n’era andata 6 anni fa e ora è tornata solo per dirmi questo.
L’amavo? Forse. Ma una cosa la so: non provo niente.
*****
Torniamo indietro nel tempo.
Io mi chiamo Graeval. Essendo uno dei tanti figli di una coppia di contadini, non possiedo alcun cognome. Dopotutto, questo mondo è rimasto ancora ad un’ideologia feudale. Comunque, non mi dispiace.
Ah… non vi farò alcun colpo di scena anche perché questo è un cliché piuttosto comune: io sono una persona che si è reincarnata in questo mondo mantenendo intatte le sue conoscenze e l’esperienza avuta nella mia vita precedente.
Giapponese? No. Scandinavo? Neanche. Americano? …Ve lo dirò chiaro e tondo. Non rivelerò chi ero nella mia vita precedente… anche perché nemmeno io ne ho memoria e non ricordo nemmeno se questi posti che avete nominato esistano.
Ad ogni modo, ho preso coscienza di me all’età di 6 anni. A quanto pare, mi ero preso un febbrone da cavallo e quando mi ripresi, anche ciò che ero si è palesato come anche i miei poteri.
Nella mia vita precedente, ero un potente psionico… no, tutti mi definivano ‘il’ psionico, il più potente tra tutti. Nel mio mondo precedente, la scienza aveva fatto progressi da gigante, al punto che si è riusciti a sbloccare il potenziale genetico umano; un’operazione di routine che veniva eseguita poco tempo dopo la nascita. Da quel che ricordo, a me non era servito: il mio potenziale si era sbloccato quando ero nato. Di contro, la mia vita non fu delle più felici, anche perché l’unica cosa che dovevo fare, era tenere alto l’onore familiare… che razza di famiglia.
Non ricordo come o quando sono morto, ma so che risvegliatomi in questo mondo, capii subito che il vecchio me non esisteva più. L’unica cosa che mi ero portato dietro, oltre all’esperienza, erano anche i miei poteri psionici latenti… che per qualche ragione erano diventati ancora più potenti.
Dopo quel febbrone dunque ricordai. Mi ci volle un po’ di tempo per abituarmi alla nuova famiglia e al nuovo mondo ma se devo essere sincero, chiunque mi abbia reincarnato in questo corpo ha la mia gratitudine: una famiglia unita e amorevole e uno stile di vita semplice. Tutto ciò che ho sempre desiderato. Ogni mattina aiutavo i miei genitori nei campi insieme ai miei fratelli e sorelle, il pomeriggio giocavo e bighellonavo con i miei amici e la notte allenavo i miei poteri e il mio corpo nel più grande segreto. A che mi serviva? Questo è un mondo medievale Fantasy ove non è raro incontrare briganti, bestie demoniache e demoni. Per una volta, ho trovato una ragione per poter usare i miei poteri: proteggere questa famiglia che mi ha accolto.
Ora, sapete la ragazza che vi ho descritto prima, il suo nome è Sarity. Figlia di una coppia di locandieri, i nostri genitori sono amici da tempo immemore e non era raro per noi incontrarci. Già quando l’ho vista per la prima volta ho notato qualcosa di strano in lei, ma non riuscivo a capire cosa.
Nonostante ciò, andavamo molto d’accordo ed eravamo soliti giocare insieme agli altri bambini del villaggio, ma tra di noi c’era un legame speciale, non esagererei nel dire che forse mi piaceva come ragazza.
Tuttavia, al suo dodicesimo compleanno, una delegazione dalla capitale guidata dai Templari della religione di stato, giunse in paese e il diacono rivelò che lei era stata eletta dalla Dea Aphy come Santa. Il suo ruolo, sarebbe stato quello di accompagnare l’Eroe che giunto in nostro soccorso avrebbe portato a termine la decennale guerra contro il Signore dei Demoni.
Credo che quella promessa me l’abbia chiesta… no “imposta” quando stava per partire, ma come ho già detto io non ho promesso niente dopotutto, non si fanno promesse se poi non sai se le puoi mantenere.
Comunque, dopo che se n’è andata, ho chiesto a suo padre ad insegnarmi a cucinare. Può sembrare strano, ma era una delle poche cose che mi permettevano di trarre un po’ di gioia nella mia vita precedente. Perché perdere il vizio?
Tarkart, il padre di Sarity, rimase sorpreso, in soli due anni avevo appreso le varie tecniche di cucina, al punto da affidarmela dal momento che l’avevo ampiamente superato. La paga era buona e le ricette che riportavo dal mio vecchio mondo a questo facevano impazzire i clienti. Quella vita da sogno continuava.
Oramai diciottenne, ero a capo della cucina della locanda e molti clienti giungevano anche dai paesi vicini solo per gustare i piatti da me creati. Naturalmente, anche Tarkart aiutava nella preparazione e aveva assunto anche degli aiuto cuochi e camerieri in più. Questo aumento del personale era simbolo di quanto la locanda fosse diventata prospera. Ma non è tutto.
Giusto due mesi prima, ci era giunta la notizia che il gruppo dell’Eroe aveva sconfitto il Signore dei Demoni, un motivo di felicità. Soprattutto per Tarkart e sua moglie visto che ciò significava il ritorno a casa di Sarity. Beh, anche io ero contento per loro… ma è stato quando è tornata a casa che sono rimasto completamente deluso.
*****
Il villaggio era pieno di vita e vivacità. Tutti avevano qualcosa da fare per la festa di bentornato di Sarity. C’era chi portava tavoli e panche, chi la legna per il falò, chi montava le decorazioni e chi come me, stava portando gli ingredienti in cucina necessari per il menù di stasera.
“Hey Graeval! Cosa ci prepari questa sera?!”
“Niente anticipazioni!” risposi ridendoci sopra
Da quando era arrivata la lettera di Sarity in cui c’informava della data del suo ritorno, i suoi genitori non hanno fatto altro che sbandierarlo a tutti, e dato che stava tornando l’orgoglio del paese, non potevano far altro se non accoglierla al meglio delle loro possibilità: con una festa.
Naturalmente, toccava a me il compito di preparare da mangiare per almeno un paio di centinaia di persone.
Entrai nella tenda che fungerà da cucina e dopo aver appoggiato gli ingredienti, mi tirai su le maniche, mi lavai le mani e iniziai a cucinare. Anche se è soltanto metà pomeriggio, un buon cuoco inizia a cucinare sempre qualche ora prima dell’effettiva apertura di un ristorante. Ha molti preparativi da fare.
Le mie mani si muovevano da sole, al solo tatto capivo cosa stavo maneggiando: coltelli, ingredienti, scodelle… ogni cosa che toccavo si trasformava.
D’improvviso, sentii del trambusto all’esterno ma non ci badai. La mia concentrazione era tutta sulla preparazione di ingredienti e pietanze. In lontananza… sembravano dei passi… l’odore del brodo di carne permeò le mie narici. Alzai il coperchio mentre tenevo un cucchiaio in mano. Lo assaggiai… perfetto. Tolsi il pentolone dal fuoco e ne misi subito un’altro. Era pieno di pomodori. Chiusi il coperchio. La mia mano era nuovamente sul coltello.
“Graeval!”
Qualcuno mi chiamò e fu in quel momento che la mia mano si fermò e la mia concentrazione si rivolse verso l’origine di quella voce. Era lei… Sarity.
“Oh! Chi si rivede dopo 6 anni! Aspetta, ora arrivo.” dissi finendo di tagliare la verdura
Appoggiato il coltello e lavatomi le mani, mi avvicinai a lei. Non la riconoscevo più: già quando ci eravamo lasciati era molto bella, ma ora… non ho parole per descrivere quanto lo sia.
“Che hai combinato per diventare così… pelle e ossa? Mangiato poco?” le chiesi scherzandoci su
“Ora non fare mia madre.” rispose calma
“Ahahah! Scusa scusa.” mi scusai abbracciandola “Ahhh! Quanto tempo. Allora, com’è essere una Santa?”
“Impegnativo e alcune volte sfiancante.”
In quel momento, sentii un lamento provenire dallo stomaco di Sarity
“Hai fame? Davvero, ma mangi?”
“Smettila!” mi disse spintonandomi e arrossendo
“Aspetta qui! Non è ancora ora di cena, ma credo che un piccolo spuntino possa permettertelo.”
Tornai in cucina e guardai cos’avevo sottomano… vedendo le uova. Inconsciamente sorrisi e presi l’ingrediente. Separai il tuorlo dall’albume e cominciai a cucinare. Sbattere le uova, aggiungere un goccio di panna, sale. Prendere la padella e versare il contenuto chiudendo il coperchio. Nel mentre taglio l’erba cipollina. Ogni movimento era fluido.
*****
Quando eravamo arrivati e non l’avevo visto insieme agli altri, chiesi dove si trovava; quando mi condussero da lui e lo vidi preparare quel piatto… lo vidi sorridere. Si divertiva a fare quello che stava facendo… cucinare. Era stato… ipnotizzante.
*****
Sul piatto, c’era una piccola frittata con un sugo di pomodoro e erba cipollina, che rimbalzava quasi fosse un cuscino.
“Ecco a te, assaggia!” affermai dandogli il piatto con un cucchiaio
“Un cucchiaio? Perché non una forchetta”
“Spezzalo e mangialo. Capirai subito.”
Lei prese il cucchiaio e taglio un pezzo affondando nel soufflé come se nulla fosse. Già questo bastò a farle spalancare gli occhi. Poi la mise in bocca e il suo volto si dipinse di sorpresa e piacere.
“Mmmmh! È deliziosa! Come hai fatto? Mi è sembrato di mangiare una nuvola!”
“Mi spiace, ma anche i cuochi hanno i loro segreti.”
Si gettò letteralmente su quella pietanza quasi fosse un lupo che stava a digiuno da giorni. Mancava poco che leccasse il piatto, ma non lo fece dato che riuscì a riprendersi in tempo. Alzando lo sguardo, era leggermente rossa e me lo porse un po’ imbarazzata, io invece risi di gusto.
In quel momento, percepii delle presenze avvicinarsi, erano tre persone. Quando arrivarono, vidi che si trattava di un giovanotto e altre due ragazze.
Una delle due ragazze indossava abiti semplici ma provocanti, con un cappello a punta e un mantello nero che le cadeva dalle spalle, molto carina con occhi viola e capelli ramati a caschetto e un seno abbondante a dir poco; sembrava una di quelle che non ti stupiresti se tirasse fuori qualcosa dalla scollatura.
L’altra invece indossava un’armatura da cavaliere, capelli castani raccolti in una coda di cavallo e occhi azzurri, il suo corpo era slanciato e di certo potente e nonostante le varie cicatrici anche sul volto, è molto carina.
Il ragazzo è di bell’aspetto con capelli neri e occhi marroni, i cui lineamenti si direbbero un misto tra occidentali e orientali, probabilmente uno dei genitori è asiatico, è alto e i suoi muscoli sono tonici.
In altre parole, l’eroe, la maga e il cavaliere, con un ruolo di tank molto probabilmente. Un classico party delle storie fanatasy.
Aspetta… se però l’eroe è qui…
“Salve! Dovete essere i compagni di Sarity, l’eroe e il suo gruppo.” li salutai mentre si avvicinavano “Io sono Graeval. Un’amico d’infanzia di Sarity.”
“Ara… che educato. Io sono Ridel Leame, maga di corte.” si presentò la ragazza vestita da maga
“Io sono Emlyn Carrel. Un cavaliere al servizio di sua maestà.”
“Io sono Jack Lingxin. Piacere di conoscerti” si presentò il ragazzo porgendomi la mano
D’istinto l’avrei stretta, ma feci il finto tonto e lo guardai come per chiedergli che cosa stesse facendo. Fu così che Sarity mi spiegò
“È un saluto del suo mondo”
Lo immaginavo… pensai. Con molta probabilità, questo tizio è stato evocato da un’altro mondo e dato il cognome e i lineamenti che avevo notato, non ho più alcun dubbio sulla sua origine etnica. Comunque strinsi la mano come era consuetudine, ma la sua presa era chiaramente più salda… molto salda. Ma che vuole?
“Chiedo perdono, ma la mano mi servirebbe su vuoi cenare.”
“Oh, chiedo scusa. Non riesco a controllare bene la mia forza.”
Bugiardo. Era chiaro come il sole che volevi dimostrarmi la tua forza. D’improvviso, l’odore del cibo in pentola attirò la mia attenzione.
“Scusate un’attimo.” dissi andando verso la cucina a passo svelto, per poi fermarmi “Dato che ci sono, volete uno spuntino? Ne ho appena servito uno a Sarity. Niente di pesante.”
“Ve lo consiglio!” affermò Sarity supportandomi
“Se lo dici tu, allora accetto.” disse Jack “Voi ragazze?”
“Perché no? Dopo tutto quel movimento muoio di fame” disse allegra la maga mentre la donna cavaliere annuì semplicemente.
“Arrivano subito!” affermai avvicinandomi al bancone e stringendomi una benda sulla fronte.
Dopo aver tolto la pentola interessata dal fuoco, preparai lo stesso sufflè che avevo preparato per Sarity. Quando glielo consegnai, tutti assaggiarono
“Non sembra di mangiare una nuvola?”
“Sono d’accordo!” esclamò felice Ridel
La donna cavaliere invece non ha parlato, ma era chiaro come il sole che voleva ingozzarsi con quel piatto.
Soddisfazioni personali a parte, notai che c’era qualcosa nell’aria del gruppo di fronte a me. C’era una strana atmosfera mentre mangiavano… molto rosa: Sarity praticamene era attaccata a Jack, la maga si godeva il piatto ma allo stesso tempo cercava d’imboccare il ragazzo mentre la donna cavaliere… vabbè, era chiaro che questo qui si era costruito un’harem. Un classico direi. No, non sono geloso. Voglio dire, sapete quanto sia dura dover mantenere la felicità e l’equilibrio di un gruppo di donne? Se ci riesce buon per lui. Comunque, sono certo che Sarity voleva parlarmi a proposito di questo, ma dato che non ho tempo da perdere, dovrò tirarglielo fuori io.
“Vedo che c’è una bella atmosfera… zuccherina tra voi.” cominciai “Sarity, c’era qualcosa che volevi dirmi nello specifico?”
………………
Si sono persi nel loro mondo. “Chiamatemi quando tornate con i piedi per terra.” affermai girando i tacchi e tornando alla mia cucina, prendendo nuovamente il coltello e tritando la cipolla.
Ebbi il tempo di iniziare a soffriggere le verdure, che l’Harem era tornato tra noi. Misi a cuocere il macinato e percepii che Sarity voleva parlarmi ma le feci segno di stare in silenzio e quando la carne ottenne il colore che m’interessava, ci versai il pentolone che conteneva i pomodori… o meglio il sugo di pomodoro. Diedi una mescolata veloce e chiusi il coperchio.
“Siete tornati tra noi?” domandai avvicinandomi a loro.
A quella domanda, Sarity arrossì mentre Ridel fece una risatina forzata quasi volesse liberarsi dell’imbarazzo. La donna cavaliere è difficile da decifrare in questo caso, ma il ragazzo… Perché mi guardi con quell’espressione pietosa quasi fossi geloso di te?
“Chiedevo… c’era qualcosa che volevi dirmi in particolare?”
“Ecco…” cominciò Sarity un po’ insicura, ma quando Jack le mise una mano sulla spalla sembrò passarle “Amo qualcun’altro. Mi dispiace, ma non posso sposarti.”