CAPITOLO 1- Oscar Wright

Oscar Wright

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Quando Oscar Wright entrò nella sala dopo la presentazione di suo padre fu accolto da uno scrociare di applausi da parte degli uomini e donne più nobili e potenti della nazione di Vaminn. In prima fila era presente sua madre Margaret che indossava i tanto amati guanti bianchi di velluto e applaudiva sfoggiato un brillante sorriso ai due.

La famiglia Wright aveva raccolto gli ospiti nel salone della loro villa, costruita su misura per cerimonie di alto grado con una piccola orchestra per allietare la permanenza degli ospiti.

Il padre di Oscar, William sorrise ai presenti e ricominciò a parlare solo quando finirono di battere le mani. La sua voce era alta, balzava da muro a muro.

“So bene che questa serata è dedicata ai miei successi” fece in tono scherzosamente velato, era la tecnica di William per farsi amico chi poteva sistemarlo in una posizione più facoltosa. William era un politico, membro del parlamento di Vaminn, che negli ultimi tempi si stava incominciato ad avvicinare sotto l’ ala dei sovrani e occasioni simili erano l’ideale per discutere di affari e raccomandarsi amicizie bevendo un sorso di vino.

“Ma oggi voglio parlarvi del mio unico figlio. Da domani Oscar frequenterà la scuola d’aviazione e sarà uno dei primi soldati a solcare i cieli” gli applausi furono più forti ed esaltati dei precedenti. Oscar era dritto come un palo, le dita incrociate dietro la schiena per trattenere l’emozione e accennava piccoli sorrisi senza scomporsi.

Placatosi l’entusiasmo verso il figlio di William la musica ripartì con una melodia rilassante mentre il pubblico tornò a disperdersi nella sala o prendere da mangiare su una tavolata piena di cibo in fondo alla stanza. William si avvicinò ad Oscar senza farsi notare “Sono venuti il Ministro degli Esteri e dell’Economia che vogliono conoscerti. Raggiungimi il prima possibile” scese dal palco per baciare il polso di sua moglie, orgogliosa per l’evento e si mischiarono tra gli invitati mano nella mano.

Oscar lo precedette lanciando occhiate al pubblico, alla ricerca di una persona a cui nei giorni prima aveva raccomandato la presenza. All’ultimo scalino si fermò improvvisamente per una fitta di dolore avvertita all’interno dell’occhio destro. Fortunatamente non c’era da preoccuparsi, dopo tanto tempo aveva imparato a conviverci ed era proprio per questo che a volte dimenticava di avere un occhio meccanico.

Massaggiò la tempia lì vicino, sentendo una forma quadrata sottopelle, parte del marchingegno che faceva funzionare l’occhio.

Oscar si ricompose e prima che potesse immergersi tra gli invitati, tre nobili lo circondarono. Vestiti elegantemente in nero, si divertivano a sfoggiare maschere bianche con un grottesco naso lungo, gli unici buchi erano gli occhi e la bocca.

“Siete cresciuto tanto signor Oscar” osservò il primo uomo “Forse non vi ricordate di me ma posso assicurarvi che ci siamo già incontrati ma eravate piccolo. Come vi sentite con quell’occhio meccanico? Avete avuto problemi immagino”.

“I primi anni sono stati difficili ma ci ho fatto l’abitudine, è diventato parte di me” spiegò il futuro aviatore. Ed era la verità. Le scosse dolorose alla testa provocati dalla macchina dentro il viso erano un lontano ricordo per Oscar.

L’occhio destro era frutto di una delicatissima operazione a cui avevano partecipato dottori e scienziati, decisi a fare progressi nel campo della scienza e medicina ed Oscar era stato uno dei primi a sperimentarlo sulla pelle.

Erano riusciti a riprodurre l’esatta forma dell’occhio sano senza esagerare con la grandezza. Una rotella meccanica che girava continuamente grazie a un sottile cavo collegato al cervello. La pupilla al centro era un piccolo sistema circolare che si apriva e chiudeva a spirale automaticamente.

Ovviamente l’iride aveva perso il colore originale, un castano chiaro brillante e il giovane faticava a distinguere i colori. Apparivano sfocati e piatti dall’occhio destro.

“Siete stato uno dei primi a sperimentare questa tecnologia, dovreste andarne fiero” furono le ultime parole dell’uomo verso Oscar, preferì seguire una cameriera con un vassoio di gamberi rossi.

Il giovane rimase con i due uomini, domande diverse uscirono dalle loro bocche.

“Signor Oscar, non vogliamo sembrare indiscreti ma sapete dirci qualcosa sui rapporti tra Vaminn e Aarhus” attaccò il primo “Vostro padre ve ne avrà sicuramente parlato” proseguì l’altro.

“Chiedo scusa” replicò Oscar schiarendosi la gola “Io non ho alcun diritto di entrare nelle faccende di mio padre. Se vorrà parlarmi lo farà senz’altro per cui signori, non posso rispondervi”.

I due uomini nascosero la loro delusione agli occhi di Oscar. Incapaci di controbattere alla volontà del giovane si avvicinarono parlando delle loro idee a cui il ragazzo preferì lasciar perdere.

“Ho sempre avuto dei sospetti verso la nazione Aarhus, non li ho mai visti di buon occhio”.

“Provano solo rancore verso di noi”.

Furono le ultime considerazioni che Oscar udì uscire dalle labbra dei nobili.

La piccola orchestra suonò una vivace melodia servendosi solo di quartetto d’archi. I presenti, capirono che era il segnale di trovarsi un partner per il ballo della serata.

Mentre raggiungeva suo padre Oscar scorse una ragazza vestita con un fastoso e voluminoso abito color crema con un’abbondante scollatura sulle spalle dove ricadevano dei boccoli neri. Sulle guance sentì i primi segnali di calore ma si diresse a passo spedito per evitare che finisse tra le braccia di un altro.

“Maria!” salutò la ragazza “Siete venuta per fortuna, aspettavo solo d’incontrarvi”.

 Lei girò lo sguardo e rispose con un inchino “Non c’è bisogno di questa formalità, siamo fidanzati dopo tutto”.

Aveva le labbra piccole e rosee, le usò per rivolgere a Oscar le prime parole della serata “Se vuoi apparire educato davanti a mio padre sappi che non ce n’è bisogno. Ti ha messo gli occhi sopra dal momento in cui ha deciso il nostro fidanzamento”.

Ci tenne a sottolineare la parola fidanzamento, se così si poteva chiamare. Le occasioni in cui si incontravano non erano altro che incontri prestabiliti e nessuno dei due trovava l’occasione per far il primo passo e avvicinarsi. “Hai ricevuto le mie ultime lettere?” chiese Maria.

Oscar annuì incapace di nascondere la verità “Si, perdonami se non ho trovato il tempo per rispondere” “Non importa” tagliò corto Maria “Spero rimedierete nei prossimi tempi”.

Si allontanò e Oscar sospirò deluso. Si reputava inesperto con le donne, incapace di mantenere viva una relazione. I suoi genitori ne erano all’oscuro e si chiedeva come fosse la situazione dalla parte di Maria.

Oscar si sentiva completamente isolato, poteva quanto meno sparire e solo William si sarebbe accorto della sua assenza. Era una serata dedicata a suo padre, organizzata per la propria posizione politica e lui non c’entrava niente se non far sapere che sarebbe stato in prima fila a sperimentare il volo in campo militare.

Per capire quanto tempo fosse passato dall’inizio della festa Oscar tirò fuori dalla tasca del pantalone un orologio, tra mezz’ora le lancette avrebbero segnato le nove di sera.

Innalzò un sopracciglio. Sky, dovrai avere un po’ di pazienza questa sera pensò Oscar

 Lo richiuse subito per evitare attenzioni. Si diresse verso William come d’accordo mentre gli invitati si concedevano l’onore di un ballo.

Per tutto il resto della serata suo padre non parò mai dei rapporti tra Vaminn e Aarhus.

La torre orologio di Durwich, capitale di Vaminn e luogo di nascita di Oscar schioccò le due di notte. Mentre le serve si occupavano di pulire la sala, Oscar sistemò per l’ultima volta la camera da letto perché regnava una grande confusione tra il letto disfatto, fogli e lettere sparsi per il pavimento, libri a prendere la polvere nel posto sbagliato e un diario che non apriva più da anni, nemmeno per sfogare le sue considerazioni sul periodo storico che stava vivendo.

Solo alla fine dei lavori Oscar aprì la finestra. Sul davanzale ad aspettarlo c’era un uccellino.

Non uno vero, di quelli che vedeva al mattino o che da bambino si divertiva a ricorrere per vederli volare. Era un volatile grande quanto una mano umana, il corpo di muoveva tramite rotelle meccaniche poste sul petto, il collo e la coda. Il creatore era riuscito esteticamente a rispettare l’anatomia di un uccello ma con differenze per il funzionamento meccanico. Al posto delle zampe c’erano due piccole ruote, sulle ali qualche vera piuma d’uccello e gli occhi piccoli come gocce di pioggia si accendeva a ripetizione una luce rossa, utile durante i viaggi notturni.

Oscar aprì la pancia e come al solito, dentro trovò un biglietto. Lo tirò fuori e andò sotto la lampada per leggerlo meglio.

Caro Oscar,

a casa ho perfezionato la mia ultima invenzione, ti dico solo che appena sarà pronta gli umani potranno finalmente comunicare a distanza senza scrivere lettere. Spero di riuscire a mostrartela la prossima volta, ti manderò un disegno del mio progetto e cercherò di descrivertela nei minimi dettagli.

Sky

Oscar perse qualche minuto a cercare di capire cosa avesse progettato Sky e lo invidiava perché il giovane aveva scarsa conoscenza sulla meccanica, nemmeno con qualche studio era riuscito ad apprendere qualcosa. Oscar, consapevole di non poter perdere altro tempo per via degli impegni al giorno successivo prese carta, penna d’inchiostro e si sedette alla scrivania.

Il giovane si sentiva entusiasta di scrivere a Sky perché era divertente parlare con colui che considerava da diversi anni il suo amico di penna.  

Ridacchiava come un bambino per trovare le parole giuste, eccitato al pensiero che ci fosse qualcuno disposto ad ascoltarlo oltre le mura della villa che conosceva un lato nascosto di sé una parte che non poteva mostrare alla propria famiglia. Quello di non riordinare la stanza o parlare con un inventore e ed entusiasmarsi anche per il più piccolo dei progressi.

Caro Sky,

sarò felicissimo di scoprire la tua nuova invenzione, purtroppo dovrai aspettare un po’ prima di scrivermi ancora.

Domani lascerò Durwich per cominciare la scuola d’aviazione e l’addestramento dura nove mesi. In queste occasioni non troviamo molto tempo per mandare lettere e sapendo quanto ci tieni alla tua spera privata preferisco riprendere a scrivere appena sarò di ritorno a casa.

Puoi ricominciare il primo giorno del decimo mese.

Oscar

Aspettando che l’inchiostro finisse d’asciugarsi nel foglio, Oscar rilesse la lettera per essere sicuro di aver appuntato tutto. Quando l’inchiostro si asciugò piegò il foglio in quattro parti, aprì la pancia dell’uccellino e infilò dentro la lettera. La bestiolina meccanica balzò due volte sul posto, solo dopo aver dato uno sguardo verso il cielo prese il volo. Oscar lo guardò finché scomparì tra la nebbia sopra i tetti di Durwich.

Il futuro aviatore si distese sul letto. L’occhio meccano non si chiudeva più ma entrava in modalità sonno quando il giovane sentiva le membra del corpo rilassarsi e lasciarsi andare alla stanchezza.

Sky pensò Oscar addormentandosi Il mio desiderio è ricontrarti una seconda volta.

L’unico ricordo che conservava di quella persona erano gli occhi verdi.

Frammenti di un aviatore

Frammenti di un aviatore

Stato: In corso Tipo: Autore: Rilascio: 2022
Oscar Wright è figlio di uno degli uomini più importanti all'interno della politica e ha ricevuto il brevetto di aviatore militare con ottimi risultati. Volare è sempre stato uno dei suoi sogni più intimi ma la crisi che sta affrontando della nazione e l'inizio di una guerra lo metteranno davanti al suo passato e presente portandolo a riflettere su quali scelte compiere per un domani sicuro.
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