Capitolo 15

Dopo l’assalto degli Strittilian, tutti furono di comune accordo sul restare al punto di sosta e ripartire il giorno dopo. Sia gli avventurieri che i membri della carovana erano esausti. La tensione che si era creata, dopo quell’assalto sparì facendo solo provare una forte stanchezza a tutti i presenti.

Io mi ero svegliata che era ormai notte e potevo sentire il fuoco scoppiettare all’esterno del carro in cui mi trovavo. Tutto il mio corpo era indolenzito e dolorante. Non riuscivo nemmeno a sedermi a causa del dolore che provavo al torace. Col braccio destro fasciato e bloccato con due stecche di legno, usai la mano sinistra per toccarmi il petto, sentendo al tocco che anche il mio busto era fasciato, facendomi capire come mai sentivo una certa compressione sul mio petto

“Vedo che ti sei svegliata Alwena.”

“John?” domandai sentendo la sua voce e alzando leggermente lo sguardo “Cos’è successo?”

Era sull’uscio del carro, seduto che guardava fuori… in veglia.

“Sei ancora viva. Credo che questo risponda alla tua domanda.” affermò “Ma se vuoi sapere qualcos’altro oltre al fatto che sei ancora viva, posso farlo.” terminò per poi sedersi di fianco a me

Ma sentilo… “Cosa mi è successo?”

“Uno Strittilian ti ha colpito su fianco rompendoti un braccio, alcune costole e causandoti una emorragia interna che ha quasi rischiato di ucciderti per soffocamento poiché i polmoni venivano compressi dal sangue.”

“Huh?” Di cosa sta parlando? Emorragia interna? Polmoni?

“Ho eseguito una veloce operazione per drenare parte del sangue e permetterti di respirare. Dopo il combattimento ho dovuto sistemare la frattura del tuo braccio e togliere i frammenti di osso che si erano creati a causa del colpo. Ad essere onesto sei decisamente fortunata ad essere ancora viva.”

“Aspetta. Cosa?” domandai ancora più sorpresa “Cosa vuoi dire? Non hai usato un incantesimo curativo?”

Alla mia domanda lui mostrò un’espressione sorpresa… e preoccupata. Mi fissò negli occhi per qualche secondo, poi sospirò e mise la sua mano sulla mia fronte.

“Hmm… non hai la febbre…” cominciò per poi prendermi il polso sinistro “il tuo battito è regolare… fai fatica a respirare?”

“No, ma… potresti spiegarmi quello che hai detto prima? E poi cosa sono le emorragie e i polmoni?”

“Me lo stai chiedendo sul serio?” mi guardò preoccupato per poi sospirare nuovamente vedendo la mia serietà “*Sigh* Non mi aspettavo una tale risposta, ma prima di dire cavolate… Come curate le ferite?”

“Lanciamo incantesimi curativi e nel caso sia troppo tardi, si amputa l’arto compromesso.”

“Come tagliate l’arto? Applicate anestesia?”

“Con una sega e cos’è l’anestesia?”

“…In caso di epidemie, come vi comportate.”

“Usiamo incantesimi di purificazione ma molto raramente funzionano.”

“……In caso di dolori non causati da ferite esterne o malattie.”

“Un salasso.”

“*SIIIIIIIGH*” sospirò pesantemente “Non credevo che la conoscenza anatomica e medica fosse così arretrata.”

“Huh?”

“Ok… ascoltami bene.” cominciò per poi guardarmi con serietà “Se avessi lasciato le tue cure a qualcun’altro, tu saresti già morta…”

Dopo quella semplice frase, cominciò a spiegarmi nel dettaglio e con semplicità tutto ciò che mi era successo dal punto di vista medico. Tale spiegazione, mi lasciava senza parole e la spiegazione di come mi abbia curato mi lasciava sempre più stupefatta e incredula. Altri organi oltre al cuore? Ferite che sanguinano sotto la pelle? Le schegge di ossa che si creano a causa d’impatti? L’inutilità, se non la completa letalità dell’utilizzo di incantesimi curativi senza l’intervento che ho subito… non importa come lo descrivesse… capivo soltanto che sono viva solo grazie a lui.

“Pensare che la conoscenza medica del mio ordine fosse così errata…”

“La colpa non è ne tua ne del tuo ordine. La vera colpa, ricade nell’esistenza della magia.” affermò attirando la mia attenzione “Grazie all’incredibile adattabilità della magia, si è sempre andato a creare il pensiero che basta avere un mago o una sacerdotessa per risolvere le questioni. Ma in realtà, la questione è molto più complicata e la magia non è onnipotente dal punto di vista medico.”

“Potresti spiegarmi per favore?”

“L’incantesimo curativo di base, è una stimolazione delle già naturale rigenerazione del corpo che lo rende molto più rapido. Nel caso di un graffio questo si cura subito, giusto?”

“Esatto.”

“Ma se ci fosse un elemento estraneo? Che so, denti di animali o sporco in generale?”

“Beh, nel caso di denti vengono rimossi mentre, non so cosa intendi per ‘sporco’ ma è normale che una ferita sanguini quindi si lancia un’incantesimo curativo per chiudere la ferita..”

“Per sporco mi riferisco a cose come terra, ruggine o anche saliva. Puoi anche non credermi, ma in tutto questo si trovano dei… mostri incredibilmente piccoli che il corpo umano non è abituato ad affrontare. In quel caso, questi mostriciattoli potrebbero causare danni ben peggiori, come febbre, danni ai nervi e necrotizzazione dei tessuti nel caso più grave.”

“Necrotizzazione?”

“…In definitiva, la morte e conseguente amputazione dell’arto.”

Quando fece quell’affermazione, guardò verso l’esterno del carro per qualche motivo. Il volto cupo e sinceramente preoccupato. Preoccupazione, che permeò anche il mio cuore. Spingendomi a chiudere gli occhi.

Fino ad ora, pensavo solo al sesso. Pensavo solo alla ricerca del piacere carnale, pensando che finché compio i miei doveri di guaritrice, potevo giacere con quante avventurieri, avventuriere, guardie, banditi… non mi sono mai posta questa domanda: ‘La mia magia, sta davvero curando il corpo dei miei compagni?’

Da come John ha descritto le mie ferite e come le ha trattate… lui non è partito in automatico utilizzando la magia per guarirmi. Non ha posto i suoi desideri di fronte al mio benessere. Si è chiesto come farmi guarire e si è attivato usando i metodi che riteneva più adatti. Ha pensato, solo a salvarmi la vita.

“Ti devo la mia vita.” affermai per poi guardarlo “Ti sono molto grata.”

“Ho fatto quello che doveva essere fatto.” affermò abbozzando un leggero sorriso “Siamo compagni di viaggio. Mi sembra il minimo.”

Ridacchiai felice a quell’affermazione. Ma nonostante il leggero dolore che provavo al petto a causa della risatina, il mio cuore si sentì per qualche ragione incendiato. L’ammirazione e il rispetto che provavo per lui non hanno fatto altro che diventare ancor più saldi. Ma non era solo quello. La sua spiegazione… e lo scontro di oggi mi hanno portato a una rivelazione. A quel qualcosa che cercavo quando sono partita dal monastero del mio ordine. Era un fuoco di passione mai provato fino ad ora. Non era una passione lussuriosa… era un qualcosa di più puro. Qualcosa che non avrei mai creduto fosse la risposta che cercavo.

“John.”

“Cosa c’è Alwena?”

“Ho una richiesta da farti. Ti va di ascoltarla?”

*****

Molti pensano, che nascere e crescere in una casata nobile sia la più grande delle fortune. Soldi e potere, ogni tipo di raffinatezza e lusso…… sono solo sognatori. Sognatori, che non sanno cosa vuol dire essere nato come nobile.

Io ci sono nata. Sono tutt’ora un membro di una prestigiosa casata nobile elfica. Poco dopo che riuscivo a reggermi sulle mie gambe, mi hanno istruita a comportarmi come si confà ad una nobildonna: camminare, parlare, salutare, ballare. Non c’era niente che mancasse nella mia istruzione, che fosse etichetta, conoscenze generali o magia e tutti i miei insegnanti mi elogiavano per la velocità con cui apprendevo, ritenendomi un genio.

All’inizio, andavo orgogliosa di come affermavano la mia abilità eguale a quella di un genio e perfino i miei genitori erano orgogliosi di me, acconsentendo ad un addestramento nella nobile arte del tiro con l’arco.

Ma col passare del tempo, niente aveva più uno stimolo per me e più crescevo, più potevo vedere le falsità dietro i complimenti, le parole e gli sguardi delle persone. Ne ero nauseata e volevo andarmene. Ma non potevo. Ero l’unica figlia dei miei genitori, ma forse Lady Afrodite ha sentito la mia disperazione e benedetto la nostra famiglia con un altro membro. Una sorellina.

Aspettai un po’ di tempo al fine di poter raggiungere la maturità e successivamente espressi il mio desiderio: chiesi di poter viaggiare come avventuriera, così da poter scalare i ranghi e rendermi degna del titolo di erede della casata… o almeno, così mi sono espressa a mio padre.

Gli avventurieri non sono mai visti molto bene, poiché è ritenuto il lavoro di selvaggi ed emarginati, che si curano soltanto dei soldi che guadagnano dalla distruzione che generano… o almeno, così li vedono i membri dei Silvani, elfi che hanno deciso di vivere nella foresta e salvaguardarla.

Ma nella società elfica da cui vengo io, sono visti in maniera leggermente diversa, in quanto molti ritengono che un avventuriere veterano d’alto rango è da sempre una fonte preziosa di sapere ed esperienza e quindi rispettati.

Mio padre lo sapeva e nonostante fosse restio a dare il suo consenso, alla fine cedette pensando ai vantaggi che avrei potuto portare e che nel caso peggiore, mia sorella avrebbe potuto prendere il mio posto. Ma mio padre pose una condizione: che cinque anni dopo aver raggiunto il rango A, sarei dovuta ritornare al fine di prendere le redini della casata.

Essendo nobile, all’inizio le missioni che mi venivano affidate erano semplici ma molto ben retribuite. Non impazzivo all’idea, ma mi permetteva di poter interagire con avventurieri più esperti di me che mi guidavano nella via della sopravvivenza. Li non mi valutavano o elogiavano per lo stato sociale. Era uccidi o vieni ucciso.

I miei anni passati come avventuriera, mi fecero conoscere molte persone, affrontare centinaia di mostri, assistere a emozionanti vittorie e terribili tragedie… ora che ci penso, è in una di queste tragedie che ho salvato e conosciuto il piccolo Nial. Il suo villaggio era stato vittima di una stampede proveniente da un dungeon fino ad allora sconosciuto. La sua famiglia era stata massacrata e il villaggio…… in effetti, farei prima ad affermare che fosse l’unico superstite di quella tragedia.

Affidandolo alle cure di un orfanotrofio, ogni tanto lo andavo a trovare per alleviare un senso di colpa derivato dal fatto che non potevamo fare niente. Lo vidi crescere insieme ad Ina e iniziai sviluppare un certo affetto per i due bambini.

“Quando sarò grande, diventerò l’avventuriere più forte e proteggerò tutti!”

Fu quella la sua affermazione l’ultima volta che lo vidi. Risi alla sua affermazione, ma comunque lo incoraggiai, pregando allo stesso tempo per l’avverarsi del suo desiderio.

Il tempo passò ed è stato a Clearmire che il destino decise di farci rincontrare. Era cresciuto diventando un bel giovine ed un’avventuriere promettente, come anche Ina che era insieme a lui. Ebbi l’occasione di conoscere anche Aneria, una beastman un po’ spensierata ma determinata.

Facemmo alcune missioni insieme, dove insegnai loro alcuni trucchetti… e rendendomi conto che Nial stava anche facendo delle avance con me. Ne ho ricevute molte in passato e piuttosto rozze, ma le sue erano gentili, rispettose e se unito al suo aspetto… ammetto che erano leggermente più efficaci.

Quando mi chiesero di diventare l’esaminatrice di un test per l’avanzamento di rango, accettai a malincuore. Dopotutto, è un incarico importante che va ad influire sulla progressione di carriera di un’avventuriere e sulla credibilità dell’esaminatore in quanto si può dire, che mette in gioco la sua credibilità nella promozione di un’avventuriere.

Rimasi sorpresa nello scoprire che tra gli esaminandi c’erano anche Nial ed il suo gruppo. Ma oltre a quello, la vera sorpresa è stato questo John Phoenix Warden.

A Clearmire è conosciuto non solo per essere il più giovane a sostenere l’esame di rango C, ma anche ad essere riuscito a domare un’Owlion. Ma nonostante le voci, viaggiare con lui era tutta un’altra cosa: un senso del dovere mai visto da nessuna parte, minuziosità nei rapporti e consigli per evitare ostacoli, una conoscenza di erbe e piante più vasta della mia, una saggezza che mi fa dubitare che abbia soltanto 14 anni… ma soprattutto, non era cieco. Non si esprimeva mai apertamente per rispetto della gerarchia, ma notava la mia esitazione… la mia infantilità nel rimproverare Nial in maniera efficace.

L’assalto della tribù degli Strittilian è stato violento e improvviso eppure, non fui io a portare la vittoria. Era stato John. I membri della carovana, Tallus e perfino Hugen lo elogiavano per come aveva affrontato da solo due Strittilian maschi, tenendoli in scacco e addirittura sconfiggendoli, mentre io divenni testimone di come abbia ottenuto il rispetto e la riverenza di quei mostri squamati, non solo tramite la sua forza, ma anche tramite la diplomazia.

Ma ciò che davvero colpì, fu la sua rabbia verso di Nial e verso di me. Qualcosa che non avevo mai visto e provato fino ad ora… qualcosa che per la prima volta mi portò a pensare

“ …HAI DELLE RESPONSABILITÀ VERSO LE NOSTRE VITE! UNA MOSSA SBAGLIATA E TUTTI CI RIMETTIAMO LA PELLE!!…”

Prima di allora, poche volte sono stato al comando di party di avventurieri ma bene o male, tutti ricoprivano il loro ruolo egregiamente senza dover dare ordini. Ma soprattutto, eravamo solo avventurieri.

Mi sentii umiliata dopo quella condanna. Con quel sentimento che non avevo mai provato fino ad ora cercai un posto in cui potevo restare da sola. Presi a pugni l’albero per sfogare la frustrazione… frustrazione, derivata dalla verità rinfacciatami da John. Ho dato priorità ai miei sentimenti senza tener conto della possibilità di una trappola… no, senza tener conto, che non stavo viaggio solo con avvenutireri. Fin dall’inizio non dovevo accettare questo ruolo, l’esperienza che credevo aver maturato non era abbastanza. Mi facevo trascinare dai capricci incauti di Nial senza mai provare veramente a fermarlo e John, seppur rendendosene conto e infastidito da ciò, non diceva niente sperando che mi svegliassi. E invece adesso, si è fatto carico di quello che un comandante avrebbe dovuto farei… che io avrei dovuto fare: mettere in riga gli indisciplinati sotto il mio comando… me compresa.

*****

All’alba del giorno dopo, la carovana si stava svegliando e nonostante avessi dormito poco dopo la mia riflessione, ero già in piedi per riprendere i miei doveri. Mentre camminavo, nonostante non incrociassi nessuno, mi sentivo osservata con occhi pieni di pietà.

Sullo stesso albero su cui era appostato il giorno prima, John guardava l’orizzonte concentrato mentre l’assenza di Duskwing, mi fa pensare che stesse facendo un giro di ricognizione. Mi misi ai piedi dell’albero e alzai lo sguardo

“John. Vorrei parlare con te.”

“A che riguardo?” domandò tenendo lo sguardo fisso sull’orizzonte

“Su quello che hai detto ieri.” cominciai mordendomi il labbro “Puoi concedermi un minuto?”

Non rispose, ma scese dall’albero e si mise di fronte a me. Già sapevo che era alto e molto robusto, ma per qualche ragione, dopo ieri, mi sembrava ancora più imponente del solito. Mi sentivo terribilmente piccola… mi sentivo come una bambina che stava per iniziare una discussione egoista con un’adulto

“Non voglio condannare la rabbia che hai serbato per i miei errori.” cominciai guardandolo negli occhi “Hai perfettamente ragione. Mi sono lasciata andare dai miei sentimenti, senza tener conto del quadro più grande. Ma vorrei sapere una cosa: hai davvero intenzione di ucciderlo?”

“Se fa un’altra cazzata come quella di ieri o degli altri giorni? Sì.”

L’affermazione fredda, lucida e priva di alcuna esitazione mi fece salire i brividi lungo la schiena. Al pensiero di John che uccide Nial mi stringeva il cuore. Non volevo che qualcuno morisse quando sono io al comando… soprattutto, non se l’assassino è un compagno.

“Non puoi proprio sorvolare?”

“Allora lo ucciderai te?” domandò guardandomi negli occhi “Ti farai carico definitivamente dei tuoi doveri da comandante?”

“Io…”

volevo rispondere di sì… ma esitai. Davvero ne sarei in grado?

“Hmpf. Non ne sei in grado, vero?” domandò con un tono pieno di insoddisfazione “Sei tu il comandante di questa missione e oltre a quello di portare la carovana a destinazione, ti ho già detto qual’è il tuo dovere verso i tuoi subordinati. Se esiti a rimproverare uno di loro, sul lungo andare questo diverrà un tumore maligno per l’intera squadra e ti toccherà eliminarlo con le tue mani per salvare il resto. Morire per la stupidità di uno… o vivere grazie alla morte di un vanaglorioso?”

Strinsi il pugno per la frustrazione che stava tornando a farmi visita. La mia mente cosciente della veridicità delle sue parole. Cosciente, della fredda logica dettata dalla da quel pensiero. Ma il mio cuore… non riusciva ad accettarlo. In tutta la mia vita, questa è la prima volta che la realtà mi viene sbattuta in faccia così brutalmente… in maniera così diretta. Fare ciò che è necessario sembra semplice… ma in realtà non è affatto così.

Ghost Vanguard

Ghost Vanguard

Stato: In corso Tipo: Autore: Rilascio: 2022
Ha vissuto la sua vita da soldato, come marito e padre, ma gli è stato negato l'eterno riposo.
Reincarnato contro la sua volontà come Flinne Logoch per l'egoismo di una dea pigra e narcisista, egli farà di tutto per non compiere la missione affidatagli...
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