Siamo nel cento trentacinquemila trecento cinquantanovesimo anno imperiale. Come di consuetudine ogni tre settimane il custode della Nona Porta si incammina verso il palazzo imperiale. Ogni custode, ministro e ospite per raggiungere il palazzo imperiale deve percorrere un immensa scalinata essa inizia dalla piazzale dell’ingresso situato dietro al colonnato nord occidentale della Piazza dei precursori e percorre tutta l’altura del Fato, definita da tutto l’impero come un gioiello d’architettura, progettata su tredici livelli, con ricchi marmi di pregiati, di bianchissime colonne marmoree con le basi ed i capitelli d’oro, ed ogni colonna era sormontata con la statua della dea Ecate su di un globo luminoso. Nel salire, come al solito, il custode accende i vari bracieri posti su grandi cubi di ametista, i cui bordi erano protetti da una intelaiatura d’oro bianco e le cui facce avevano inciso lo stemma imperiale con colori vivi e foglie d’oro, degno della regalità del luogo. La parte finale dell’immensa scalinata si unisce all’atrio del castello dove vi è l’immensa Porta Maestosa essa ritraeva da un lato il Primo Imperatore e dall’altro il primo Sommo Sacerdote. Mentre sui lati estremi dell’atrio vi erano due garitte dove i due guardiani, notte e giorno, vigilavano pronti a difendere l’ingresso. Affacciandosi dal corrimano laterale che dava sulla città si può assistere al bellissimo rossore del tramonto che passava sulle dimore e le botteghe che iniziano ad accendere le luci. La capitale dell’impero era una città di ultima generazione, immersa tra vie, rotaie futuristiche ed il grande patrimonio storico di dimore e templi risalenti all’epoca del mito. Dal più basso dei quartieri, viceversa, il popolo poteva intravedere la grande cinta muraria che racchiude la fortezza e la quasi impercettibile cupola di cristalli che ne protegge i cieli. Su ogni lato della grande muraglia, al suo centro vi erano tre portoni, un portone gigante.
– Salve ragazzi!
– Bello questo tramonto, non trovate, sommo
– Atlantide?
– Certamente, come ogni sera!
– Sempre il solito?
– Si, faccio rapporto all’imperatore,
– è come una ruotine ormai.
– Il nostro pianeta è un gioiello, pregiato ma al tempo stesso fragile!
– Cosa alludete venerabile Atlantide?
– Il suo re è molto anziano e non potrà ancora per molto regnare, bisogna preparare il popolo per il prossimo re!
– Speriamo che sia come l’attuale regnante, venerabile Atlantide.
I custodi della Porta Maestosa erano due colossi, Castore e Polluce detti i Dioscuri. Avevano due armature in tessuto leggero e due grossi scudi con cui difendevano il varco del cuore nevralgico dell’Impero. I loro nomi risalgono all’era del mito dove i loro antenati hanno sempre tramandato ai gemelli della dinastia tali nomi affinché la leggenda non finisse mai.
Atlantide Maris, ecco chi era l’uomo difronte ai due guardiani, il precedente Sommo Sacerdote Imperiale. Indossava un purissimo manto a ruota con cappuccio, interamente bianco damascato con fili d’oro, con passamaneria d’oro con richiami floreali. Il manto nascondeva la sua armatura, ma lasciava intravedere solo il colletto rosso.
– Prego entrate pure venerabile Atlantide!
– Atlantide, vecchio mio!
– Venerabile Kai! Che sorpresa non credevo che fossi qui!
– L’imperatore è partito alla volta della città Andresy, se vuoi, c’è il sommo sacerdote Diòrtane!
Kai Margas, il gran gonfaloniere dell’impero, vestiva di abiti gialli e verdi con una cintura rossa. Aveva un fisico tondeggiante, ma pur sempre allenato, aveva capelli ricci ma corti e due piccolissimi baffetti.
– No, era una cosa di vitale importanza, non posso certo dirlo al sommo sacerdote. Mi dirigerò verso Andresy.
Mentre scendeva, gli si para davanti il sommo sacerdote, apparso d’improvviso. Aveva una lunga veste nera alle cui estremità vi era un bellissimo ricamo in fili d’oro, una cinghia dorata ed un grande collare d’argento che ricopriva le spalle. Il suo copricapo sacerdotale era rosso carminio e raffigurava una luna nera calante sul fronte ed un cobra attorno ad esso. Sempre di quello stesso rosso il mantello.
– Cos’è di vitale importanza, che non può essere detto al sommo sacerdote?
– Tu non sei l’imperatore, e non ho nulla da dirti!
– Non essere arrogante, sia noto che sono il secondo in linea dopo l’imperatore! Dimmi quello che devi dire all’imperatore!
– Riguarda l’imperatore, non te!
– Vuoi mancarmi di rispetto?
– Non ti considero nemmeno alla mia pari!
– Vuoi che ti metta in prigione per l’eternità?
– Fallo pure, se lo desideri!
All’improvviso…
– Castore, Polluce cosa succede qui!
– Più avanti il sommo sacerdote sta avendo una forte discussione con il Venerabile Atlantide!
– Va bene ora mi avvicino a loro! Custodite la porta, mi raccomando!
– Si signore! Come sempre!
Tornato velocemente dalla città di Andresy mentre era in riunione. Avvertito segretamente dal gran gonfaloniere che non esitò un istante a richiedere il suo intervento per calmare le acquee.
Egli è il più giovane imperatore, incoronato a soli trentotto anni di età. Aveva capelli neri lunghi fino alla schiena e barba folta ed i suoi occhi erano di un nero corvino. Indossava un Charlot Rosso, il colletto rovesciato e le estremità della giacca avevano ricami floreali, precisamente, gigli ed alloro tessuti in fili d’oro e d’argento, infine abbelliti con rubini e diamanti. Aveva nella mano destra l’anello imperiale e nella sinistra l’anello nuziale. Tale abito aveva una fusciacca d’argento ed una fascia d’oro pendente a sinistra terminanti entrambi con delle nappe d’argento, mentre un bianco mantello damascato copriva le spalle. Dal collo, inoltre, pendeva un grande medaglione d’oro raffigurante il sigillo delle Fenici della Creazione in basso rilievo, adornato da diamanti, rubini e onice nera, insomma tutte pietre preziose e sacre.
– Ferma la tua arroganza Diòrtane! Non ti azzardare a levar mano sul custode della nona porta!
– Ultimamente sei diventato un po’ arrogante e superbo figlio mio! Modera la tua parola e ricordati tu non sei il più forte dell’impero, ne potrai mai essere un imperatore se non riesci a controllarti.
Continuò:
– Non so cosa ti abbia spinto a farlo, ma se lui lo volesse, ti troveresti a terra in un istante!
– Chi? Costui?
– Non pensare che sia un esile essere! Potrà non sembrare ma lui è uno dei più potenti guerrieri che ha combattuto al mio fianco nelle antiche guerre per l’unificazione di tutti gli universi!
– Nonché fu allievo del grande Altair II e ricoprì la carica di sommo sacerdote prima di te!
– Se gli è stata revocata la nomina, significa che non era degno! Appunto non è degno del mio dialogare con lui!
– No, Figlio, non per sdegno ma per un mio ordine fu incaricato a ritornare come custode della nona porta, facendo risalire il grande Altair II e te come cariche sacerdotali.
– Altair era un ciarlatano che non sapeva stare zitto con chi era più grande di lui! Non l’ho mai sopportato e nemmeno costui sopporto, potrebbero anche morire, non li considererei nemmeno!
– Taci hai già detto troppo, il grande Altair II, scomparve improvvisamente dopo alcuni anni dalla sua seconda nomina e misteriosamente sei salito tu al suo posto, pochi giorni dopo!
– Cosa stai insinuando?
– Basta fare spettacolo! Ad entrambi chiedo Silenzio!
– Padre, tu sei troppo buono e le persone devono essere messe in riga, se non lo farai tu, lo farò IO!
– Basta! Vattene ora! La discussione è conclusa, sono qui ora non è richiesta la tua presenza!
– Hm? Poveri stolti!
Detto questo Diòrtane si allontanò verso il tempio minore.
– Dimmi Atlantide cosa c’è di vitale importanza che mi devi dire!
– Mio signore, ho avuto una visione, dove il sommo sacerdote tradiva tutto l’impero e vi avrebbe ucciso sul trono, e poi avrebbe reso schiavi dodici universi!
– È un sogno, non ti curar di Lui! Il suo cuore è troppo duro e a volte troppo impulsivo, ma non credo che arriverebbe a tanto! Non ci pensiamo, okay?
– Mio Signore vi prego, ascoltatemi, tenete con voi uno di noi per proteggervi!
– No! Sono un re, non un neonato, io!
– Per tranquillizzarti gli metterò al suo fianco uno dei miei fratelli, in modo da tenerlo sempre sotto controllo!
– Come voi ordinate maestà, ma temo per la vostra vita!
– Non temere!
– Come voi ordinate maestà, torno alla mia porta!
– Grazie Atlantide, sei come un fratello per me! Buon ritorno!
– Anche voi maestro!
Dopodiché Atlantide, tornò indietro, mentre l’imperatore tornò alla città di Andresy. Nel frattempo, il sommo sacerdote come un vento spalanca con forza e rabbia le porte del tempio minore situato nelle segrete del castello. I suoi passi erano possenti e colmi di risentimento, passo dopo passo il pavimento sotto di lui scricchiolava come fosse legno antico. Scende la grande scala a chiocciola che porta alla grande biblioteca, dove in essa vi sono tomi antichissimi, recenti progetti, brevetti, tesi e perfino progetti ingegneristici.
– Dannazione, dove sono quei manoscritti!
– Ci deve essere un modo per impossessarmi dell’impero e renderlo come lo voglio IO!
– Io sono un RE, non lui che sta con i poveri e con i reietti!
– Dannazione! Dannazione!
– Non lo sopporto più!
Mentre cercava incessantemente, scaraventava di là e di qua ogni oggetto che lo irritava come una belva infuriata.
Ad un tratto:
– Diòrtane fermati, cosa cerchi di fare!
– Madre! Cosa ci fai tu qui?
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Immersi in un mondo fantascientifico di architettura pregiata, affacciandosi sulle vie di una città moderna e circondati dalla maestosità della Porta Maestosa, siamo trasportati in una realtà parallela dove un giovane imperatore, incoronato a soli trentotto anni di età, deve gestire le proprie responsabilità. Scopriamo che non tutto è come sembra e che l’intrigo e la politica imperiale stanno minando la stabilità dell’Impero. Tra custodi, ministri, ospiti e sommi sacerdoti, il futuro dell’Impero è in bilico. Ma cosa accadrà? Continua a leggere per scoprire gli sviluppi della storia, tra azioni impensabili e intrecci politici che porteranno a una svolta della trama.