Capitolo 27

Il vento soffia, accarezzando i delicati petali dei fiori e trasporta il loro dolce profumo. Il cielo azzurro e privo di nuvole permette al sole di brillare su quei fiori che tanto amo. Me lo ricordo.

Questo è il posto che ho sempre amato sin da bambina. Il posto in cui la nostra famiglia si recava in quelle rare volte in cui potevamo spendere del tempo insieme. Il nostro posto segreto dove potevamo comportarci come una famiglia normale.

“Hahaha!”

“Ora ti prendo!”

Le voci di due bambini. Una voce che è nostalgica e allo stesso tempo non lo è. Mi girai verso il posto da cui provenivano e li vidi. Anche se avevano quelle sembianze, non posso dimenticarmi nessuno di loro: mio padre sta giocando con la mia sorellina mentre mia madre accudisce il mio fratellino, all’ombra di un’albero. Mio fratello Valerio e mia sorella Cordelia giocano a rincorrersi.

“Papà! Mamma!”

Di fianco a me, passo un’altra bambina che teneva in mano delle corone di fiori dirigendosi verso mio padre. Lo vidi sorridere quando posò lo sguardo sulla nuova arrivata. Una volta di fronte a loro, la bambina alzò la corona e la mise sulla testa di mio padre poi fece lo stesso con mia madre, ricevendo una carezza da lui e un bacio sulla guancia da lei.

La bambina si girò verso di me… no, io mi girai verso me stessa.

“Per quanto ancora vuoi continuare?” mi domandò

Quel mondo colorato d’improvviso divenne grigio e la bambina di fronte a me crebbe fino a diventare una mia copia esatta. Era grigia, stanca e sofferente.

“Vuoi davvero continuare a soffrire?”

Dietro di lei, comparve un’altro ricordo. Al centro di in un’ampio spazio, c’è una piccola bara chiusa con sopra poggiati dei fiori bianchi. Vidi mia madre in lacrime, appoggiata su quella piccola bara mentre mio padre la stringeva e a malapena riusciva a trattenersi. C’erano anche mio fratello e le mie sorelle… c’ero io… in lacrime. Il funerale di mio fratello minore Fulvio.

Era morto a causa di una malattia… e ora sembra che tocchi anche a me.

“La malattia ti impedisce di fare ciò che vuoi.” disse la mia copia grigia al mio fianco “Che cos’è che vuoi?”

Voglio uscire dal castello. Ho sempre voluto una vita normale e andare a scuola. Conoscere nuove persone e magari, trovare l’amore.

“Ma la malattia te lo ha impedito. Ti ha rubato tutto. I tuoi sogni, i tuoi desideri… perfino tuo fratello.” Si girò verso di me “Perché continuare a soffrire?”

Già. Perché? Me lo sono sempre chiesta. A cosa serve la vita che mi sta facendo vivere? A cosa serve se non posso vivere la vita?

“Sei stanca, non è vero?”

Sì… sono stanca. Eppure, non voglio andarmene da questo mondo.

“Perché mai?”

Perché la mia famiglia ne sarebbe triste

“Lo pensi davvero?”

Ha ragione. La mia famiglia mi ha sempre sostenuta e ha fatto di tutto per aiutarmi a farmi riprendere da questa malattia. Per 10 lunghi anni… ho perseverato, attendendo il momento in cui sarei guarita. Ma anche se malata, non ero cieca. La mia famiglia era sempre preoccupata per me, ogni volta che mi sentivo male, loro erano sempre preoccupati perché pensavano che fosse giunta la mia ora.

Non ha proprio senso. In effetti, sarebbe solo un sollievo per loro se la facessi finita.

“Proprio così.”

Quel mondo grigio cominciò a diventare sempre più buio. Mi sedetti stringendo le gambe. Sentii come se qualcuno mi avesse preso le spalle.

“Così… lasciati andare.”

Chiusi gli occhi. Ormai, non ha più senso continuare. Madre, Padre, Valerio, Cordelia, Atia… credo che vi precederò. Vi aspetterò dall’altra parte insieme a Fulvio.

Non sentivo più niente e non percepivo più nemmeno l’altra me stessa con cui ho parlato finora. Sento freddo… sento oscurità… sento sonno… è questo che si prova quando si muore?

“Vuoi davvero morire?”

Una voce maschile mi parlò. Tanto limpida e calda quanto rassicurante.

“Chi sei?!” domandò l’altra me. Notai una punta di terrore nella voce

“Tu fai il bravo e fatti da parte per un po’.”

Sentii lo schiocco creato dalle dita e d’improvviso, sentii caldo. Un caldo affettuoso, sicuro, rinvigorente. Mi sentivo come se la mia vita stesse tornando ad ardere. La sonnolenza di poco fa cominciò a scemare. Aprii gli occhi: era tutto bianco e davanti a me, c’era una figura… un uomo con gli occhi d’oro e i capelli arruffati blu come la notte, indossa un mantello color crema consunto e abiti neri. In quel momento, mi sembrava un gigante.

“È il tuo vero desiderio morire?”

“Se adesso me ne andassi, sia per me che per la mia famiglia terminerebbe la sofferenza.”

“A che prezzo?”

“Huh?”

“Sei davvero disposta a smettere di soffrire solo per far soffrire ancor di più la tua famiglia? Sei davvero disposta ad andartene senza dirgli addio? Sei davvero disposta a rinunciare alla tua identità solo per smettere di soffrire?”

Le sue parole erano una fitta al cuore dopo l’altra. Ero certa di essere pronta ad andarmene. Di non voler soffrire più. Ma ora lui, mi sta ponendo quelle stesse domande, quindi perché… perché dubito delle risposte che avevo dato a queste domande?

L’uomo mi porse la sua mano guantata. Voleva che la prendessi, che l’afferrassi. Lo guardai di nuovo nei suoi occhi dorati… li trovai bellissimi. Non vi era esitazione, ne dubbio. Erano gli occhi di una persona che non ha intenzione di rinunciare a niente. Gli occhi di qualcuno che sa cosa vuole.

“Chi sei?” domandai timidamente

“Ha importanza?” domandò “Ha importanza sapere chi sono, se non sai nemmeno se rialzarti?”

‘Perché dovrei dire il mio nome ad un morto?’ era questo quello che voleva dire. In effetti, non ha senso che io, che sto per morire, conosca il suo nome. La mano che mi porgeva, era un’invito a riprendere a vivere.

Timidamente, afferrai la sua mano. È molto grande. Quando la strinse, non vi era alcuna traccia di forza nella sua presa… era leggera e delicata. Facendo un sorrise dolce, mi aiutò a rialzarmi e quando mi rimisi in piedi, mise la sua mano sulla mia testa e cominciò ad accarezzarla.

“Brava ragazza.” poi si rivolse verso un punto di questo spazio bianco e continuò “Che ne dici di fare due chiacchiere?”

In quel punto, comparvero due divanetti ed un tavolo tondo, con sopra preparati dolcetti e the.

Lui mi porse il braccio e quando lo accettai, mi accompagnò di fianco al divanetto e mi fece accomodare. Versò una tazza di the, aggiunse latte e zucchero e dopo averlo mescolato, mi porse la tazza.

“Ah… Grazie.” ringraziai prendendo la tazza

Con un sorriso, fece un piccolo cenno con la testa e poi si versò anche lui una tazza di… di… che cos’é?! Il liquido che usciva dalla teiera era di un marrone scurissimo quasi nero, con un profumo forte e amaro. Era molto diverso dal the

“Che cos’é?”

“Hm? Oh! Questo è caffè. Una bevanda che non è ancora stata scoperta in questo mondo.” cominciò per poi sedersi “O meglio, non so nemmeno se esiste in questo mondo.” disse ridacchiando

Anche se leggermente spiazzata, bevvi un sorso di The…… Questa è… mela? Il sapore fruttato e dolce della mela scivolò lungo la mia gola e nonostante l’abbia visto, non sentivo il sapore del latte. Guardai la mia tazza e lo notai: il giallo aranciato del the che mi era stato servito era diventato di un rosso acceso. Ma come…

“Com’è possibile?” mi domandò l’uomo attirando la mia attenzione “Semplice, perché qui siamo all’interno della tua mente. Ciò che desideri diventa realtà qui dentro.”

“Dentro… la mia mente?”

“Sì… e no. Hahaha.” ridacchiò imbarazzato “Ora che ci penso, è leggermente più complicato. Diciamo che questo è un posto in cui le nostre menti si uniscono e tutti e due possiamo rendere realtà il nostro volere.”

“C-capisco…” Non ci ho capito niente!

“Hahahaha! Beh, al momento non ha importanza.” ridacchiò bevendo un sorso di caffè

D’improvviso, il mondo bianco intorno a noi si tinse e mi ritrovai di nuovo in quel campo fiorito. Però, c’era una cosa diversa. Riuscivo a sentire il profumo dei fiori e la brezza del vento, come anche il canto degli uccelli ed il fruscio dell’erba…

“Davvero un bel posto.” cominciò l’uomo guardandosi intorno “Esiste davvero questo posto nel mondo reale?”

“S-sì.” risposi agitata “Questo posto, si trova vicino al palazzo reale ed è un posto voluto dal mio bis-bisnonno per poter passare il tempo con la sua famiglia”

“Hou.” esclamò interessato “Devi aver passato molti bei momenti”

“Sì… i più belli della mia vita…”

Da quella semplice domanda cominciammo a parlare. Io gli raccontai della mia breve vita, di ciò che mi piace, che non mi piace, della mia ammirazione verso i miei familiari e molto altro. Non lo conosco, eppure mi viene naturale parlare con lui e anche lui, mi raccontò della sua vita.

Dopo quella lunga chiacchierata, quell’atmosfera rilassata che si era creata d’improvviso si trasformò. Divenne seria e cominciai a sentire un po’ di tensione.

“Perché desideri morire?… Aspetta riformulo. Perché credi di voler morire?”

“Huh?”

La sua domanda è… strana. Io non desidero morire, ma credo di voler morire? Perché pensa questo? Perché questa domanda? Dopotutto io…

“…Io voglio vivere.”

“Hou.” esclamò appoggiando la schiena allo schienale “Allora perché mi hai detto di non voler più soffrire?”

“Perché sono debole.” abbassai lo sguardo quando lo dissi “Sono sempre stata debole. È da quando il mio fratellino è morto che sono stata debole. E il culmine è stata questa malattia.”

“E allora?” la sua domanda mi fece alzare la testa “Cosa c’è di male nell’essere debole?”

“Sono… sono un peso…”

“Per chi? Per cosa?”

“Per la mia famiglia… per la mia adorata sorellona, per mia madre, mio padre, il mio fratellone e la mia sorellina.”

“Perché lo pensi?”

“Perché so che è così.”

“Glielo hai mai chiesto?” appoggiando i gomiti sul tavolo e congiungendo le mani si porse verso di me “Li hai mai guardati negli occhi e glielo hai chiesto?”

“No… ma sono certa…”

“Allora è una bugia. Una tua bugia.” il suo tono era duro “Tu ti stai raccontando bugie, delle scuse solo perché qualcuno o qualcosa ti ha convinto di questo. Tu sei debole? È una menzogna. Sei un peso per la tua famiglia? Una bugia. Non hai motivo per vivere? Hai decine di motivi per vivere.”

“Ma…”

“Non accettarlo!” scattò d’improvviso l’uomo “Non ascoltare ciò che ti sta uccidendo! Ascolta ciò che dice il tuo cuore!”

“Il mio… cuore?”

“Tutti noi siamo deboli. Io sono debole… sono pieno di debolezze… ma non accetto di essere quel che sono e che quello, è ciò che sono destinato ad essere!” cominciò indicandosi “Io combatto… io continuo a combattere, le affronto e lotto contro queste debolezze, per cambiarle. Per fermarle! Alcune volte vinco… altre volte no. Eppure, ogni giorno mi alzo e continuo… per sconfiggere queste debolezze cercando di essere migliore anche se di poco…”

Non so per quale ragione. Le sue parole infiammarono il mio cuore… tutto il mio corpo cominciò a tremare dall’eccitazione. Non so cosa stesse succedendo, ma ogni sua singola parola stava distruggendo ogni convinzione che credevo fosse vera.

La figura di quell’uomo che mi urlava contro di essere debole, la trovai fiera e rassicurante.

“Vuoi davvero darla vinta a questa… malattia? Vuoi davvero accettare la tua debolezza?”

“………No”

“Non ti ho sentito.” il suo volto era vicinissimo al mio “Lo accetti?”

Mi sentii calda in volto. A parte i miei familiari, nessuno si era avvicinato così tanto a me. Provando un po’ di vergogna girai la testa da un’altra parte, ma la sua mano mi prese il mento e mi costrinse a guardarlo. La sua espressione sembrava furiosa, ma i suoi occhi non lo erano.

“Guardami negli occhi e rispondimi.” cominciò con tono calmo “Vuoi davvero morire?”

“…no… No… NO!” urlai “IO VOGLIO VIVERE! IO VOGLIO VEDERE IL MONDO AL DI FUORI DI QUESTE MURA! IO VOGLIO INNAMORAMRMI! IO VOGLIO VEDERE I MIEI NIPOTI ED I MIEI FIGLI CRESCERE! IO-VOGLIO-VIVERE!!!”

Quell’urlo… quelle mie affermazioni… erano esplose dentro di me. Mi alzai di scatto quando lo urlai e mi sentivo come se fossi appena nata.

L’uomo fece un passo indietro. Sorrideva. Non era un sorriso di cortesia, non vi era soddisfazione o falsità. Era un sorriso sincero e felice.

*Tu-thump*!

Mi sentii il volto ancora più caldo e d’improvviso, il solo guardarlo negli occhi mi rese… felice. Quest’uomo che non conosco… mi faceva battere il cuore talmente forte che da un momento all’altro, credevo sarebbe esploso.

“Quindi vuoi vivere huh?” cominciò portandosi di fronte a me e indicandomi “Allora, dimostralo. Non a me, non alla tua famiglia, non al tuo regno e nemmeno ad Aphy. Dimostra a te stessa, che vuoi davvero vivere. Affrontalo. Affronta ciò che ti affligge e sconfiggilo.”

Quel mondo colorato cominciò a scomparire e pian piano, tornò a farsi grigio, buio.

Sentendo dei passi, mi girai e vidi nuovamente la me stessa grigia di prima. Era inespressiva ma per qualche ragione, percepivo paura provenire da lei. Quando mi girai nuovamente, l’uomo era ancora lì e con un cenno della testa, mi disse di andare ed affrontarla.

“Veglierai su di me?”

“Non ho intenzione di andarmene.” disse appoggiandosi ad un muro invisibile “Voglio vedere con i miei occhi il momento in cui ne uscirai vittoriosa o sconfitta.”

Mi indicò nuovamente. O meglio indicò il mio cuore.

“Io non interverrò perché questa è la tua battaglia. Tutto ciò che accadrà, sarà una conseguenza delle tue scelte… una conseguenza dei tuoi sentimenti.”

Tutto dipende da me. Come ha detto lui, sono io a decidere del mio futuro. Sono io a decidere se sono debole o meno… sono io a decidere se continuare a soffrire o sconfiggere questa malattia.

Feci per girarmi, ma mi fermai.

“Il tuo nome…”

“Hm?”

“Non so nemmeno come ti chiami…”

“Ah. Perdonami. Io mi chiamo…”

“…Graeval?” mi chiamò Lilith notando che ero tornato “Com’è andata?”

Aprendo gli occhi, mi allontanai dalla principessa Bassilla che ancora dormiva tranquilla.

A causa della situazione di prima, non ho potuto soffermarmi su questi dettagli ma devo ammetterlo: Bassilla è una bellissima ragazza, con lunghi capelli blu marino tipici della famiglia reale, il volto ovale è delicato e sembra modellato da un’artista, con un corpo fragile e debole per via del tempo passato a combattere la maledizione, ma mantiene la sua fresca femminilità. Forse, tra qualche anno avrebbe potuto competere con la bellezza di Lilith, ma ai miei occhi… mi girai verso mia moglie, che mi guardava con un’espressione interrogativa Lilith rimarrà la più bella dell’universo. Pensai sorridendo.

“Allora?” mi chiese con urgenza Sarity “Come sta sua altezza? E la maledizione?”

Lilith aveva capito dal sorriso com’era andata. Mi prese la mano e nonostante ci fosse Sarity, alzò la maschera di ferro per coprire i nostri volti mentre ci baciavamo. Quando separò le sue labbra dalle mie disse dolcemente

“Sei stato bravo.” 

Prendendole la maschera, la indossai e poi aprii un portale che ci avrebbe condotto ad un vicolo isolato che si trova vicino alla locanda in cui alloggiamo. Lilith alzò nuovamente il cappuccio per coprirsi il volto e mi prese dolcemente la mano.

Prima di varcare il portale, mi rivolsi alla mia amica d’infanzia che insisteva nel sapere quali erano le condizioni di sua altezza Bassilla

“Dì alla sua famiglia, che sua altezza Bassilla è una ragazza forte.”

“Che cosa vorresti dire con questo?!”

“Chissà…?!” sorrisi mentre mi voltavo

The Guardian Chef

The Guardian Chef

Stato: In corso Tipo: Autore: Rilascio: 2022
In un mondo di spade e magia, Graeval è figlio di umili contadini, una persona qualunque con un talento particolare per la cucina. I suoi compaesani lo conoscono per i suoi piatti deliziosi, per essere l'amico d'infanzia della Santa eletta dalla Dea Aphy e per essere sposato con una donna bellissima. Ma è davvero tutto qui? Certo che no. Altrimenti perché racconteremo la sua storia? Egli non è un ragazzo qualunque. La sua natura fredda, realista e calcolatrice era da sempre fin troppo matura per qualcuno della sua età. Ma illuso segreto è tanto immenso... quanto il potenziale della sua mente.
error: Il contenuto è protetto!

Opzioni

non funziona con la modalità scura
Ripristina