CAPITOLO 5: L’INIZIO DI UN ERA

L'INIZIO DI UN ERA

“P.O.V di Rudolf”

Passarono alcuni giorni da quando fui brutalmente sconfitto da quel bastardo umano, costringendomi poi a battere in ritirata, e d’allora, le cose non fecere che peggiorare per me;

Quel maledetto intruglio verde che quel umano mi diede, non era una pozione normale, ma bensì una pozione ad effetto temporario, e le mie ferite, che pochi giorni prima sembravano essere guarite dopo aver ingerito l’intruglio, cominciarono a riaprirsi, con alcune di loro che finirono per infettarsi; con un cavallo che rubai in una piccola fattoria nei pressi di Hakhill, cavalcai come un fossennato per giorni senza fermarmi, con il mio occhio sinistro, quello colpito da quelle infernali fiamme, diventato cieco, influenzando la mia vista al buio.

Anche il mio core aveva subito ingenti danni, non riuscendo più a far circolare il mio mana correttamente e provocandomi dei terribili dolori addominali. Fermarmi, normalmente, sarebbe stata la cosa migliore, ma nel mio caso no, dato che le ferite riportate allora erano talmente gravi che se si fossero riaperte di nuovo, sarei potuto morire l’istante successivo; Non sapevo quindi, quando l’effetto della pozione sarebbe svanita completamente, e questo mi portò quindi ad un unica soluzione: continuare ad andare avanti nonostante il dolore.

Arrivai, dopo 4 giorni di viaggio senza sosta dinanzi alle porte di Lorien in precarie condizioni fisiche, con ormai molte delle mie ferite che si erano riaperte ed infatate, con molte ossa del mio corpo distrutte ed ormai in punto di morte; Le guardie dinanzi alle porte del regno mi dissero qualcosa, ma io, che ormai non riuscivo più a rimanere in piedi, crollai atterra completamente privo di sensi, convincendomi che ormai non c’è l’avrei fatta;

Fortunatamente però, mi svegliai sul letto dell’ospedale, con le mie ferite che erano state completamente guarite. Il mio occhio sinistro ormai era andato, e toccando il mio volto, mi accorsi inoltre di aver perso completamente la sensibilità su tutto il lato sinistro del mio viso a causa di quelle dannate fiamme; Ma in quel momento, ero felice di essere vivo.

Subito però, sentii uno strano rumore alla mia sinistra: incuriosito, mi voltai ancora mezzo intontito, e notai un’uomo intento a sbucciare una mela rossa dall’aspetto davvero invitante; L’uomo in questione indossava un completo militare di color nero molto simile a quelli dati in dotazione ai nostri soldati, e sul petto portava numerose onorificenze; la sua carnagione era bianca come il latte, mentre i suoi capelli erano biondi tendente al bianco legati a coda di cavallo, e con gli occhi di colore blu profondo.

“Oh, ti sei svegliato finalmente, sono passati ormai 4 giorni! Sinceramente, iniziavo a pensare che non ti saresti più svegliato… Beh, ogni tanto nella vitA, bisogna accontentarsi, non credi?”

Avrei riconosciuto quella fastidiosa voce ovunque ormai: Da anni ormai era diventata la mia spina nel fianco,e quel che peggio, era figlio primogenito di Umarth; il suo nome era Calien, ed era il più forte di noi commandanti. Ad ogni mia disfatta, lui era pronto a rinfacciarmi in faccia i miei fallimenti, rimproverandomi dinanzi a tutti. Ecco, anche in quel momento, avevo una vaga sensazione che quel bastardo non fosse venuto qui per vedere come stavo.

“Calien… che ci fai qui?” dissi con voce stizzita, voltandomi verso la finestra di quel ospedale: vedere anche solo per un secondo la faccia di quello stronzo, mi dava il voltastomaco.

“Dai, Rudolfino mio!” – disse Calien, avvicinandosi a me – “Non fare così! sai, in questi giorni ero molto in pensiero per te! Eri così malridotto!” disse Calien con il sorriso stampato sul volto. Non lo potevo vedere in faccia, dato che si trovava nel mio lato cieco, ma potevo percepire il fetore del suo alito uccidere le mie narici.

“Ecco, quello che non capisco, è come tu sia riuscito a farti malmenare da tua sorella! Sicuro di non averla lasciata scappare? Sai, sarebbe alto tradimento, hehehe!”

Ecco che iniziava le sue provocazioni… Nostro padre ci aveva tassativamente vietato di combattere tra di noi, ma ci aveva detto anche una cosa altrettanto importante: se uno di noi avesse tentato di attaccare un suo fratello, questa azione sarebbe stata giudicata come alto tradimento, e nostro padre l’avrebbe giustiziato personalmente. Quel bastardo era a questo che puntava, voleva farmi fuori indirettamente: non accettava che un Blueheaven potesse diventare non solo un membro dei Darkold, ma pure un commandante…

Avrei tanto voluto uccidere quel bastardo, ma se avessi fatto anche solo una mossa falsa, sarei sicuramente morto. Dovevo sopportare i suoi giochetti ed ingoiare il rospo… per ora.

“…Non è stata opera di Elaine. E non chiamarla mai più “mia sorella”, siamo intesi?”

Quel maledetto bastardo mi guardò con la coda dell’occhio; probabilmente, le mie parole avevano stuzzicato in lui una certa curiosità.

“Uhhh? Non è stata lei? Sicuro?”

[Perché non se ne sta zitto a mangiarsi quella dannata mela?!] Pensai, mentre quell’idiota si era spostato davanti alla finestra, privandomi del bellissimo paesaggio fuori dall’ospedale, probabilmente per capriccio, conoscendo il suo carattere.

“Se non è stata lei, allora chi è stato?”

Il suo sguardo si fece di colpo serio, irrigidendomi sul momento; il suo sguardo tagliente analizzava tutto quello che dicevo o che facevo, ed alla prima fesseria, sarebbe stato capace di inculcare a nostro padre delle strane idee: dovevo stare attento ad ogni cosa che dicevo.

“…Ad Hakhill, un uomo misterioso mi ha attaccato apparentemente senza motivo. Non ho mai visto nulla di simile…”

Calien, appena sentì le mie parole, cominciò a ridere, fino a quasi lacrimare. Le sue risate mi innervosirono molto, ma c’era poco che potessi fare, in quel momento.

“Giuro, dovresti fare il comico!” – disse il mio “fratello” ridendo, sedendosi sul letto nella quale ero sdraiato – “E dimmi, quanto era forte questo “umano”?” disse con tono sarcastico, gesticolando con le mani in modo goliardico. Questo suo atteggiamento iniziava a stancarmi, ed sinceramente, iniziai a premeditare la mia vendetta contro quel bastardo.

“Abbastanza da avermi ridicolizzato, portato in fin di vita, curato con una pozione che non avevo mai visto, per poi picchiarmi di nuovo e lasciarmi fuggire. Credimi, anche tu avresti fatto la mia stessa fine. Anzi, con quel tuo carattere di merda, non saresti nemmeno tornato vivo…” dissi con tono sarcastico, facendo un piccolo sorriso provocatorio.

Calien questa volta non rise, anzi, il suo sguardo era rancoroso verso di me, guardandomi con occhi furenti. Rimasi spaventato dinanzi a tale sguardo, ma se avessi mostrato insicurezza dinanzi a quel coglione, me ne sarei pentito per il resto dei miei giorni.

“Ok! Amettiamo che sia la verità” – disse Calien, cercando di rimanere calmo, anche se il suo volto era visibilmente contrariato dalle mie parole – “vuoi forse mettermi sul tuo livello, dicendomi che avrei perso contro un mero umano? hah!, sei un pagliaccio!”

“Calien, Sei il piu forte di noi “fratelli”, certo, ma non ti avvicini nemmeno al livello di Bahair. Quindi non montarti la testa, e resta con i piedi per terra.”

Mentre dicevo quelle frasi, lo dissi compiaciuto, con il sorriso stampato sulle labbra e non preoccupandomi del nostro divario di potenza, dato che non poteva attaccarmi in alcun modo; il fatto che lui non fosse al livello di Bahair era un grave smacco per lui, visto che per tre volte tentò di rubargli il titolo di Paladino*, fallendo miserabilmente ad ogni tentativo.

Calien fece un piccolo sorriso, ma era chiaro che avevo toccato un tasto dolente: oltre al fatto che il suo fosse un sorriso estremamente forzato, potevo sentire il suo istinto omicida riversarsi su di me, e se non fosse stato per la paura che provava verso nostro padre, probabilmente mi avrebbe ucciso in quel momento sena pensarci su. Inziò poi a confabulare qualcosa, per poi infine fare un lungo sospiro.

“Uff! ci è mancato poco! Stavo per ucciderti sul serio!” disse Calien, con il sorriso stampato sulle labbra, dandomi delle forte pacche sulla gamba, procurandomi lancinanti dolori; seriamente, quel suo sorriso, oltre a darmi un grande fastidio, a volte faceva dannatamente paura…

” Comunque, non sono venuto per te. Nostro padre ti ha convocato al suo cospetto. Vuole sapere come sono andate realmente le cose…”

Cosa intendeva con “come sono andate realmente le cose“? Che nostro padre dubitasse della mia lealtà? La paura pervase il mio corpo, mentre Calien cominciò a ridacchiare, quando vide il mio volto sbiancarsi dalla paura; Non sapevo cosa diavolo sarebbe potuto succedermi, anzi, non volevo nemmeno saperlo.

Tentai di alzarmi dal letto ma, nonostante le mie ferite erano guarite, il mio corpo ne uscì talmente martoriato da quello scontro, che ci volevano giorni prima di ripoter tornare a pieno regime.

Calien, divertito nel vedermi soffrire, chiamò uno degli inferieri di quell’ospedale, ordinogli di mettermi su una sedia a rotelle e di portarmi al castello del Re.

“Beh, mi sarebbe piaciuto vederti tremare davanti a nostro padre, ma oggi ho altro da fare. Preghero comunque per te…”

Prima che potesse uscire dalla stanza, tirò fuori dalla cappa una strana maschera, che andava a corpire solo una parte del viso – “Prendi questa maschera, o a nostro padre potrebbe venire un colpo vedendo il tuo orribile viso, hahaha!”

Quel bastardo di Calien se ne andò via dalla stanza, compiaciuto nell’essere riuuscito ad umiliarmi ed a terrorizzarmi, ma in quel momento non pensavo a lui, ma a cosa mi sarebbe successo da lì a poco; Pensai più di una volta di scappare, ma se l’avessi fatto, Calien o qualcun’altro di ben peggiore sarebbe venuti ad uccidermi. Dopo tutta la fatica fatta, morire ora non era un’opzione per me, dovevo essere forte. L’infermieri arrivò con la sedia a rotelle, e dopo essermi cambiato lentamente, partimmo per il castello di nostro “Padre”.

Durante tutto il tragitto, passammo per la città più importante di Lorien, Wintmod, e non potei non notare la landa desolata che si era abbattuta su una città che mesi prima fioriva di vita; a terra erano sparsi i cadaveri di gente che una volta erano miei amici, mentre nelle case, potei avvertire degli sguardi ostili verso di me: come biasimarli, avevo tradito la mia famiglia, i miei amici e l’intero popolo per i miei scopi.

Certo, non mi pentivo delle mie scelte, fra tutti quella di unirmi alla casata dei Darksold ed anzi, avrei tanto voluto dare io stesso il colpo di grazia a quello che una volta consideravo mio padre. Però, ogni tanto, mi domandavo se aveva davvero senso uccidere tutta questa gente, che non c’entravano nulla con i nostri obiettivi ma anzi, dovevano essere coloro che ne avrebbero beneficiato dalla nostra “santa missione”…

Ordinai all’infermiere di accelerare il passo, non potendo sopportare tutta quella distruzione e quelli sguardi pieni d’odio rivolti verso di me; un giorno, sono sicuro che pure loro mi perdoneranno, una volta che avremmo portato a termine il nostro scopo, ma ora non avevo tempo per occuparmi di loro; prima, dovevo salvare la mia pelle.

Passarono alcuni minuti, e finalmente giungemmo alle porte del castello degli Darkold. Uno dei soldati si avvicinò a me facendo il saluto militare, per poi accompagnarmi all’interno del castello. Prima di entrare al’interno del castello, invitai l’infermiere di ritornare indietro, lanciandogli qualche moneta d’oro come ricompensa. Entrati nell’immensa dimora, notai che ad attendermi c’era Miriel, ovvero la secondogenita di Umarth. Lei assomigliava molto a Caniel, ma il suo carattere era ben diverso dal fratello maggiore: lei era molto gentile con tutti, e di base, odiava gli inutili spargimenti di sangue. Durante la rivolta, lei fu l’unica che non ne prese parte proprio per questo motivo, seppur anche lei, così come suo fratello, seguiva gli ideali del padre. Poi, a dirla tutta, provavo dei sentimenti forti per lei, quindi la guardavo in modo diverso rispetto a qualsiasi altra persona.

“Cavolo, ti hanno ridotto piuttosto male…” disse con sguardo triste, mettendomi una mano sulla spalla. – “Il tuo viso…” disse Miriel, toccando con delicatezza la parte sinistra del mio volto coperta dalla maschera”

“Beh, ho passato giorni peggiori, Miriel” dissi, abbozzando un sorriso, iniziando ad agitarmi; mi vergognavo del fatto di essere in questo stato pietoso dinanzi a me… Non volevo mi credesse un debole.

“La maschera… ti dona” disse improvvisamente Miriel, lasciandomi completamente spiazzato, ed allo stesso tempo, imbarazzato; non importava quanto cercassi di nascondere i miei sentimenti, ma io ero completamente perso per quel quella donna…

Avremmo voluto parlare un pò di più, ma quei soldati impiccioni avevano delle strane espressioni sul viso guardandoci, ridacchiando tra loro e bisbigliando qualcosa che non riuscivo a comprendere; Quegli stronzi avevano rovinato tutto!

“Uff, questi idioti…Dai, moviamoci!” disse sbuffando lei, agrottando la fronte e lanciando uno sguardo fulminante a tutti i soldati presenti, che si voltarono per la paura: se aveva una sola cosa in comune con il re, era quello sguardo freddo e spaventoso, capace di incutere timore pure ad un non vedente.

Ad un tratto, io e la carrozzina sulla quale ero seduto, fummo avvolti da uno strano e freddo velo grigio, e di colpo, cominciammo a fluttuare nell’aria.

“Ok, ora possiamo salire!”

Doveva trattarsi della sua magia del vento: non l’avevo mai vista in azione, ma a giudicare da come maneggiava il suo mana ed il suo elemento, doveva essere molto brava.

Salimmo le lunghe scale in una manciata di secondi, ritrovandoci dinanzi ad una gigantesca porta, che dava alla stanza personale di Umarth. Avevo il cuore che palpitava a mille, e se non fosse stato per Miriel, sarei sicuramente scappato dal castello, condannandomi a morte.

Così entrai nella stanza, stanza che era tapezzata da molteplici trofei, teste di bestie imbalsamate e da immensi quadri che raffiguravano i precedenti capifamiglia dei Darkold, tra cui Umarth, che nel mentre, se ne stava seduto ad un tavolo pieno e zeppo di libri e fascicoli: dopo aver eliminato i Blueheaven ed i Berstock, tutti i poteri erano passati a lui, quindi si ritrovò all’improvviso con più lavoro da fare, anche se la cosa sembrava non turbarlo più di tanto; nonostante il suo aspetto infatti, oltre ad essere estremamente diffidente con gente a lui sconosciuta, è un uomo che ama tanto lavorare e leggere libri, sopratutto quelli riguardanti i miti di Earthland, ed ovviamente, le leggende della nostra civiltà elfica.

Nonostante l’indolenzimento, m’inchinai dinanzi al suo cospetto; cominciai a pensare a cosa mi avrebbe detto o fatto nostro padre, e sinceramente, non mi sarei sorpreso se avesse voluto uccidermi queste volta, dopo il mio enesimo fallimento; Era una persona nota per i suoi metodi violenti, ed io ebbi l’occasione di vedere una sua punizione dal vivo, e non fu certo uno spettacolo per gli occhi…

Mio “padre”, completamente preso nella lettura di un libro, mi ordinò con un gesto della mano di sedermi di fronte a lui senza nemmeno degnarmi del suo sguardo, mentre Miriel rimase in piedi davanti alla porta a braccia conserte, ad osservare la situazione. Nonostante le mie gambe erano ancora terribilmente indolenzite, mi feci coraggio, e mi alzai dalla carrozzina, avvicinandomi con fatica alla sedia dinanzi a lui. Non appena mi sedei però, nostro padre mi fulminò subito con gli occhi, e per una frazione di secondo, pensai subito di scappare, salvo poi desistere, dato che un tale gesto sarebbe stato inutile.

“…Senti dolore?” mi disse il Re, guardandomi con occhi estremamente freddi.

“No, mio signore. Mi sono completamente rimesso in sesto” risposi, nonostante sentivo che ogni parte del mio corpo mi chiedeva pietà; Cercai di mantenere il sangue il più freddo possibile, ma di fronte a mio padre, era una sfida quasi impossibile. Passarono altri minuti, nella quale nostro padre mi osservò dall’alto al basso senza dirmi nulla, mentre il mio cuore batteva sempre più forte, domandandomi ad un certo punto se non era sintomo di un infarto. Poi, finalmente, iniziò a parlare.

“Spiegami, Rudolf, cos’è successo? Come hai potuto fallire nuovamente?”

Nonostante un momento d’esitazione iniziale, mi feci coraggio, e raccontai tutto per filo e per segno, senza tralasciare nemmeno il più piccolo dei particolari, raccontando come rintracciai Elaine in quella merdosa cittadina fino alla mia clamorosa sconfitta per mano di quel bastardo mago. Il re se ne stava in silenzio ad osservarmi, e solo questo bastava per mettermi una pressione assurda; Conoscendolo, stava analizzando ogni mia parola, stando attento anche alla più minima contraddizione. Benché dalla mia parte avevo la verità, sapevo che con Umarth non bastava, e l’unica cosa che mi rimaneva da fare era pregare e sperare di uscirne vivo da quella situazione critica; Era incredibile come nel giro di pochi giorni, la mia vita fu messa a repentaglio da due esseri completamente fuori dalla mia portata.

“Capisco…” disse il nostro Re, alzandosi dalla sedia, e dirigendosi poi verso la finestra, che dava alla vista un panorama che dire fantastico è riduttivo.

“Sai” – proseguì nostro padre – “iniziavo a domandarmi se non ci stessi tradendo per salvare Elaine. Ma ascoltando il tuo racconto, e vedendo le tue attuali condizioni più che umilianti, non posso che crederti..”

Fu come una liberazione per me: non appena sentii quella frase, fu come se mi si fosse tolto un peso di dosso, e tutte le preoccupazioni e paure svanirono. Mi voltai per vedere Miriel, che con il sorriso, mi fece il segno del pollice; ero riuscito a farmi credere da lui, e per il momento, ero salvo.

“Padre, appena mi rimetterò in forze, andrò in cerca di Elaine e la ucc–“

“Non serve che ti sforzi, ragazzo.”

Quella frase spiazzò sia me che Miriel, che a bassa voce disse qualcosa come “che diavolo sta dicendo?” : Nostro padre, da quando divenne il “Re” di Lorien, ci aveva tassativamente ordinato di portare Elaine qui, dicendoci che era importante per il suo piano futuro, ma nel caso si fosse opposta a noi, ovvero a lui, ci ordinò di ucciderla senza pensarci, poiché sarebbe stata una spina nel fianco in futuro se fosse diventata una nostra nemica. Ora ci diceva che non ne avevamo bisogno? Cos’era cambiato in questi giorni?

“Padre, ha forse mandato Bahair a cercarla?”

Il Re scoppiò in una grossa risata, che per forza dell’eco si espanse in tutto il castello. Era raro vederlo ridere in questo modo, ed a dirla tutta, il suo comportamento attuale sembrava… più rilassato.

“No, come potrei mandare Bahair alla ricerca di una stupida ragazzina? Non essere ridicolo, figlio mio” – disse il Re, con tono rassicurante – “Andare a cercare Elaine nella terra del nemico è pericoloso per i nostri piani, e come accaduto a te, potresti ritrovarti davanti un mostro. E comunque, Elaine tornerà da sola al mio cospetto. Non ha scelta.”

Non capii le parole di nostro padre, ed a giudicare dall’espressione di Miriel nemmeno lei, e questo era un brutto segno: Tutti, nel regno, sapevano che il Re si confidava in segreto con lei nei momenti di dubbi. Il re non lo direbbe mai apertamente, nemmeno a Miriel, ma se un giorno nostro padre dovesse morire, beh, penso che il nuovo re, o meglio, la nuova “Regina” di Lorien sarebbe proprio Miriel. Il fatto che nemmeno lei fosse tenuta all’oscuro di questo cambio di piano, era ambiguo ed in un certo senso, preoccupante.

Nostro padre mi guardò, notando che forse avevo dei dubbi, a giudicare dalla mia espressione. Nostro padre fece un piccolo sorriso, per poi darmi un libro particolare: il libro aveva la copertina totalmente nera, con in mezzo uno strano simbolo alchemico a forma esagonale di coloro rosso.

“Avanti, leggilo…”

Anche se ero un po’ diffidente, aprii quello strano libro,notando che pure le pagine erano nere come la pece. Il libro era riempito di caratteri di color bianco. Erano degli strani caratteri, con lettere che erano totalmente diverse da quelle che avevo imparato controvoglia per colpa dei Blueheaven, e non somigliava nemmeno ai caratteri dei testi antichi. Sfogliai il libro, notando che, oltre ai caratteri così singolari, alcune pagine erano state strappate, come a nascondere qualcosa. Non mi soffermai molto su quel particolare, ma mi fermai non appena vidi tre simboli molto famigliari; ci misi un po’ a riconoscerli, ma sembravano proprio i simboli delle tre famiglie reali di Lorien, ovvero i simboli dei Darksold, Blueheaven e dei Berstock, seppur erano diversi da quelli conoscevo io. Ed in quella pagina, c’era un’altra cosa che mi turbò:

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I simboli erano posti in modo da formare un triangolo, ed ogni simbolo era legato l’uno all’altro. All’interno di questo triangolo “chiuso”, c’era un’altro simbolo, che non avevo mai visto; tale simbolo aveva delle forme strane, che non riuscco nemmeno a spiegare; sfogliai di nuovo il libro, ma non riuscii a capire nulla di quello che c’era scritto, cominciando a innervosirmi.

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“Padre… mi duole ammetterlo, ma non riesco a capirne il contenuto” dissi chinando il capo, quasi mortificato.

“Mphf! Come potresti comprendere un qualcosa che nemmeno io capisco!?” – disse Umarth, sedendosi nuovamente sulla sua sedia e mettendo le sue lunghe gambe sul tavolo, con un sorriso stampato sulle labbra; aprì uno dei cassetti della sua grossa scrivania, tirando fuori degli enormi sigari, accendendone poi uno con un accendino in metallo – “Però voglio che tu mi traduca tutto il contenuto di questo libro entro 1 anno, incluse le pagine mancanti, siamo intesi?”

Ora, come diavolo avrei fatto a tradurre un libro di cui non ne conoscevo l’esistenza, per di più con delle pagine mancanti? Un conto era cercare una ragazzina per tutta Earthland, un’altro era tradurre un libro che, per quanto ne sapevo, era scritto con caratteri inventati! Mi aveva dato un’anno di tempo per tradurre l’intero libro, il che era tanto, ma senza una base di partenza, era come cercare un ago in un fienile per cavalli!

“Cos’hai, ti vedo dubbioso?”

Mio padre doveva aver notato dei dubbi in me, dato che continuò a fissarmi insistentmente; cosa voleva, che rifiutassi l’incarico per potermi uccidermi? E’ vero, a causa di mio padre, ero stato costretto a studiare le varie lingue e caratteri antichi di tutte le civiltà, ma non avevo mai visto dei caratteri così strani… Non c’era possibilità che potessi tradurre un cosa del genere, ed in quel motivo, capii che avevo solamente due scelte: accettare l’arduo compito mettendo in gioco la mia vita, oppure morire in seduta stante.

“No, padre. E’ solo che… Diamine! non saprei da dove partire! Non ho mai visto una lingua del genere! Forse, non mi basterebbero nemmeno 10 anni per decifrare l’intero testo—!”

Cavolo, le mie emozioni presero il sopravvento. Riuscii a fermarmi prima di poter dire qualcosa di cui mi sarei pentito per sempre. Non era mia intenzione rispondere in quel modo a Umarth, ma le emozioni che avevo accumulato in questi giorni, erano troppe. Sentii Miriel bisbigliare un “dannazione”, mentre mio padre rimase in silenzio per un po’; [L’ho combinata grossa…] pensai, non riuscendo più a guardare il suo sguardo freddo. Ma quando credetti che mi sarebbe successo qualcosa di brutto, Umarth scoppiò in una grassa risata, continando ad inalare i fumi provocati dal suo sigaro con gusto.

“Rudolf, non pensavo che fossi così coraggioso da contraddirmi! Sei cresciuto molto in questi anni! Comunque, se è di questo che ti preoccupi, non temere, sono tuo padre, non ti manderei mai allo sbaraglio senza darti una dritta!”

Rimasi stupito da quella reazione; credetti che avrebbe dato di matto, che mi avrebbe fulminato o peggio, che mi avrebbe torturato come fece con i Bleuheaven fino alla loro morte. Ma non fece niente di tutto ciò, anzi, sembrava quasi felice. Sembrava tutto risolto, ma quello fu solamente un mio errore di giudizio;

Nostro padre, aprì nuovamente il cassetto dove prese precedentemente il libro, e questa volta, tirò fuori una foto, ponendola sotto i miei occhi incuriositi; La foto ritraeva un’uomo, ed a giudicare dalla posizione dell’imagine, la foto era stata presa dall’alto, in una città di cui in un primo momento, non ne conscevo il luogo ; La foto ritraeva un uomo anziano dai lunghissimi capelli grigio scuro e dalle pupille di color verde sbiadito, con un pizzetto e dei baffi del medesimo colore; indossava inoltre una lunghissima cappa nera, che gli copriva interamente tutto il corpo.

Guardai la foto per alcuni secondi, cercando di capire chi fosse quella persona: c’era qualcosa in lui che mi dava uno strano senso di deja vu, ma non riuscivo a capire chi diavolo fosse quello.

“Non l’hai ancora riconosciuto?” – disse Umarth, con uno sguardo quasi deluso, anche se quella era più una mia sensazione – “Eppure, è sangue del tuo sangue…”

Sangue del mio sangue? Io mi ricordavo di ogni maledetto membro dei Blueheaven, ma non avevo mai conosciuto qualcuno che gli assomigliasse, ma dal modo in cui Umarth parlò, dovevo per forza di cose conoscerlo. Iniziai a pensare ad ogni membro dei Blueheaven, pure ai miei cugini, ma niente.

Riguardai di nuovo la foto, e questa volta notai un dettaglio particolare: nonostante la lunga cappa, potei notare una strana cicatrice partire dal collo ed estendersi fino alla mascella, e fu lì che mi venne l’unica persona che possedeva una grossa cicatrice come quella; Era un po’ invecchiato ed i baffi erano cresciuti tantissimo, ma guardando meglio la foto, finalmente riuscii a riconoscere quel volto. Da piccolo, Hirluin, il mio padre biologico, mi fece addestrare sulla magia proprio da quell’uomo. Era uno di quelle persone di cui avevo estremamente paura da piccolo, arrivando a giurare che un giorno, mi sarei preso la sua vita per l’inferno che mi fece subire. Credevo che il signore se l’era portato via, dato che mi fu comunicato da Hirluin che era morto, ma evidentemente, non era così, ed anzi, ora avevo la vaga sensazione che Hirluin potesse centrare in tutto ciò. Pensavo che ormai il mio passato non potesse più ritornare, che dovevo semplicemente occuparmi di Elaine, ma evidentemente, il mio destino mi aveva dato la chance di addempire ad uno dei miei tanti desideri.

“Bene, a quanto pare, sembra che la memoria ti sia tornata. Lui è l’unico uomo che potrebbe tradurre questo maledetto libro, e secondo le mie fonti, ora si trova nella Baraccopoli*. Vuoi provare la tua lealtà nei miei confronti? Allora trovami quel figlio di puttana, entra in sintonia con lui, e fatti raccontare tutto su quel libro. E non appena avrai ricavato il necessario, uccidilo. – Poi, prima di finire il suo discorso, mi lanciò uno strano anello dalla gemma viola, ordinandomi di indossarlo – “Quello è un’anello telecomunicatore; quando infonderai il tuo mana all’interno, sarai in grado di parlare con me anche se ti trovi a migliaia di chilometri di distanza. Una volta che avrai completato la missione, voglio che tu mi contatti immediatamente. E tanto per essere chiari, se fallirai anche questa volta, ti ucciderò personalmente. Vedi di non deludermi, figlio mio.”

Dopo avermi dato una pacca sulla spalla, il re uscì dalla camera, lasciando me e Miriel soli nella stanza. Miriel si avvicinò a me non appena la porta si chiuse, probabilmente per chiedermi cosa stava succedendo. Ma si bloccò, non appena vide il mio volto. Ovviamente non so che espressione avevo in quel momento, ma di sicuro la mia espressione doveva averla spaventata al punto da irrigidirla completamente;

Non saprei descrivere con esattezza le mie emozioni: da una parte, ero deluso dal fatto che mio padre, al quale avevo affidato la mia vita, non credesse nella mia lealtà, continuando a darmi dei compiti per testare la mia fedeltà verso lui ; dall’altra parte, ero completamente agitato, poiché il mio passato tornava a bussare alla mia porta, e questa volta in maniera forte e decisa; ma, insieme a tutti queste sensazioni, si aggiunse una strana sensazione di felicità: finalmente, sarei riuscito a vendicarmi personalmente di colui che rese la mia infanzia un’inferno: Mio nonno, Mithrand.

“Mi devo preparare…Mi devo preparare.”

Mi alzai dalla sedia, e senza dire una parola alla mia amata, mi diressi fuori dalla stanza. Miriel tentò di dirmi qualcosa, o per lo meglio, credo che mi disse effettivamente qualcosa, ma ero talmente assortito nei miei pensieri che la evitai completamente: non era il momento per parlare. Per arrivare alla Baraccopli, ci vogliono più o meno tre mesi, senza contare il tempo che avrei perso per trovare quel maledetto vecchio, in quella immensa nazione piena di pericoli e con gente estremamente discreta; probabilmente, un’anno era un tempo fin troppo breve per una missione del genere: sarei dovuto partire oggi stesso.

Mentre uscivo dalla stanza, però, mi resi finalmente conto di una cosa: ormai ero diventato il burattino di Umarth; sapevo che stava toccando dei tasti per comandarmi a suo piacimento, ma non m’importava, fintanto che mi avrebbe lasciato agire liberamente, e fintanto che avrebbe realizzato il mio sogno più grande: Vedere gli Elfi dominare sull’intero mondo e vendicarci per il torto subito da quei bastardi umani.

Inziai a ridacchiare da solo, mentre mi dirigevo verso la mia stanza, cominciando a pensare a come avrei potuto uccidere quello stronzo di mio nonno… La sua ora era vicina, e questa volta, per davvero.

*Fine P.O.V di Rudolf*

-Intanto….

Il Re andò a riposarsi nella sua stanza reale. Erano stati dei mesi lunghi e difficili, e non si era ancora riposato a dovere; L’eliminazione di ogni singolo membro dei Berstock e dei Blueheaven aveva richiesto sacrificio, ore ed ore di preparazione e molte energie. Anche se non lo dava a vedere, a lui dispiaceva vedere i suoi uomini cadere in battaglia, ma avrebbe utilizzato qualsiasi mezzo per ottenere i suoi scopi: lo riteneva un piccolo prezzo da pagare.

Non appena il re mise piede nella sua stanza, si tolse la sua camicia, mostrando il suo corpo scolpito e le sue numerose cicatrici, per poi gettarsi sul suo bel letto, e non appena si rilassò, cominciò a dormire come se fosse stato drogato. Ma il suo sonno durò poco istanti, poiché avvertì una presenza nella sua stanza. Aprì gli occhi, notando che l’intruso si nascondeva nell’angolo della sua stanza non colpita dalla luce del sole, rimanendo fermo li a fissarlo.

“Quante volte ti ho detto di non entrare in questo modo nella mia stanza, Freya? Esci da lì almeno no, mia dolce metà…”

Non ricevendo risposta, il re borbottò qualcosa, alzandosi controvoglia dal letto, per poi mettersi in posizione seduta sul bordo del suo letto con sguardo annoiato e stanco.

“…Che diamine vuoi, Freya? Spero che sia qualcosa di importante…”

“…Nulla, sono solo venuto a consegnarti questi.” disse all’improvviso una sensuale voce femminile.

Di colpo, uscirono dall’ombratre persone completamente incapucciate e con indosso delle lunghe tuniche, facendo irrigidire di colpo Umarth, che a momenti prese un colpo. Ma non appena si calmò, riconobbe quelle tre osche figure, una volta che i tre furono illuminati dal sole, mostrando i loro volti a Umarth.

“HAHAHA! Non ci credo!” – disse Umarth con aria divertita e sorpresa alzandosi dal letto, per poi avvicinarsi alle tre figure – “Come diavolo hai fatto a fare un lavoro del genere?! E pensare che li avevo proprio ridotti a brandelli…”

“Pensi sia stato facile, dannato bastardo?”

La voce che proveniva dall’angolo ombrosa della sua stanza, uscì piano piano da lì, mostrando una donna estremamente bella, con indosso un violaceo abito setoso, che mostrava tutte le sue bellissime curve; portava dei corti capelli del medesimo colore del vestito, e la sua carnagione era di un bel colore olivastro. L’espressione della donna era quella di una persona arrabbiata, se non infuriata; Aveva gli occhi stanchi, simili a quella di una persona che non dormiva ormai da giorni, ed a giudicare da come si comportava, non voleva stare in quella stanza un minuto di più.

“Ti avevo chiesto di mandarmi dei corpi non troppi martoriati! Ed invece, non solo non mi hai ascoltata, ma hai pure avuto il coraggio di mandarceli con dei pezzi mancanti! Credi che sia stato facile per il nostro medico cucire questi tre?! Se non ci fossi stata io, chissà quando avrebbe finito!”

“Hahaha, è per questo che vi ho pagati! E’ il tuo lavoro, quindi non lamentarti, donna! Uaaahh~” disse il Re, sbadigliando davanti alle lamentele della donna, iniziando a grattarsi la pancia con forza.

La bellissima donna confabulò qualcosa di poco carino nei confronti del Re. Poi, sbuffandò, lanciò una piccola pergamena contro Umarth, che l’afferrò senza problemi.

“…Come ci hai chiesto, questi corpi vuoti rispondono solo al tuo comando vocale; infondendogli il tuo mana nel loro corpo “vuoto”, puoi impartirgli i comandi che vuoi, non importa la complessità di tale compito, lo faranno senza problemi. E non ti preoccupare, quando infonderai il tuo mana all’interno, sarà impossibile risalire a te; La pergamena contiene uteriori istruzioni, così se farai qualche cazzata, potrai sempre rimediare senza disturbarmi.”

“Spero per te che funzioni…Sai, non vorrei venire a cercare la tua combricola da quattro soldi, cucciola” disse il re, sempre con il sorriso, nonostante la sua voce si fece di colpo molto seria. La donna però non si fece sorprendere, anzi, non sembrava avere minimamente paura di lui.

“Pensi davvero di poterci fare qualcosa? Ne abbiamo migliai di gente come te nella baraccopoli, non sei nulla di speciale, quindi datti una calmata. Ora me ne vado, non voglio stare un minuto di più chiusa qui dentro con te..”

“Ma come, te ne vai? Non vuoi restare un po’ con me, huh?”

La donna si voltò di scatto, non volendo più avere niente a che fare con lui; ma prima che potesse fare qualcosa, Umarth l’afferrò per il polso con forza, avvicinando il suo volto a quello di Selene.

“Sai… non sei obbligata a tornare nella Baraccopoli, Freya” – disse Umarth, incollandosi al corpo della donna come una ventosa, ansiamando sull’orecchio destro della donna – “Io posso darti tutto ciò che vuoi: soldi, fama, una degna dimora, tutto. Perché non lasci quel tuo gruppo da quattro soldi e quel tuo fratello idiota, e non ti unisci—!?”

Ad un tratto, prima ancora che l’uomo potesse finire la sua frase, venne sbalzato via da strana forza respingente, e per poco il re non finì rovinosamente contro la parete, riuscendo a frenare il suo volo grazie al mana.

Umarth, con il sorriso fra le labbra, guardò la donna, la quale fu avvolta da una strana luce violacea, con i capelli che fluttuavano nell’aria. Il suo sguardo era furioso, e sembrava pronta ad attacarlo, Ma poi, fece due respiri profondi, abbassando apparentemente la guardia.

“Sei un folle. Non voglio che un uomo come te mi possa anche solo sfiorare, è disgustoso!” disse la donna con Ribrezzo, facendo finta di avere dei conati di vomito.

“Umph… vedremo se rimarrai sempre dello stesso avviso, amore mio…” disse Umarth, con uno strano sguardo, ridacchiando di continuo.

A guardarlo, questa volta, la donna si domandò se Umarth avesse qualche rotella fuori posto, non che gli imprtasse veramente qualcosa, comunque. La donna scosse la testa in segno di disappunto, tirando fuori dalla tasca, un’anello.

“Hey, X! Puoi aprire il portale, qui abbiamo finito!”

Di colpo, come per “magia”, si aprì uno strano portale di colore blu scuro, che emanava un leggero vento freddo ed all’interno di tale portale, erano presenti delle strane nubi nere, mentre lo sfondo era illuminato da ua stranissima luce azzurra, che di tanto in tato dava l’impressione di tendere verso il girgio.. La donna mise piede dentro, e prima che il portale si chiudesse, si girò verso Umarth, facendogli il dito medio. Dopodiché, sparì di colpo, come se non fosse mai stata nella stanza.

Umarth si gettò nuovamente nel letto, ma questa volta la stanchezza nel suo corpo sembrava essere sparita. Cominciò a ridere a crepapelle, come il più felice dei bambini. Poi si voltò per guardare quelle tre figure, e rise ancora più romorosamente e goffamente, attirando le attenzioni dei soldati al di fuori della sua stanza, domandosi cos’avesse da ridere così tanto.

“Ehehehe! Chi lo avrebbe mai detto che voi tre un giorno sareste diventati i miei burattini? La vita è davvero qualcosa di incredibilmente bella, non trovate? Perché non rispondete!?”

Umarth si alzò dal letto, avvicinandosi con sguardo furioso ai tre, colpendoli pesantemente, ferendoli gravemente sul loro viso; Il Re, che fino a quel momento smebrava lucido e tranquillo, nel giro di pochi attimi era completamente impazzito, pestando ferocemente i tre uomini, che dal canto loro rimasero fermi, come normale che sia.

Si potevano udire le sue urla e le sue risate sadiche per tutto il castello: non era la prima volta che succedeva una cosa del genere, e di solito, stava a significare che stava delirando mentre dormiva. Ma nessuno di loro avrebbe avuto il coraggio di entrare dentro la sua stanza: sapevano tutti che entrare lì senza il suo permesso e vederlo in quello stato, era uguale a morte certa.

Dopo diversi minuti, in cui riversò tutta la sua rabbia ed il suo dolore contri i 3 manichini, la sua furia si placò. Le sue mani erano terribilmente ferite, così come il volto dei tre morti-viventi, che presentavano un volto completamente violaceo e tumefatto, con alcuni pezzi di denti che erano schizzati all’interno della stanza, macchiando il tappeto ed alcune tende; Dopo essersi sfogato, l’uomo provò a lanciare una delle sue pozioni che teneva nascosto in caso di necessita su di loro, per vedere se avessero qualche effetto. Sorpendentemente funzionò, e le loro ferite facciali, che erano terribilmente gravi, sparirono come se nulla fosse successo. Umarth si buttò a terra, facendo un lungo e profondo sospiro.

“Perché non mi avete assecondato? Perché…” chiese il Re con il fiatone, coprendosi il volto quasi in segno di disperazione.

L’uomo ovviamente non ricevette nessuna risposta, ed in un certo senso, questo un po’ lo rasserenò, per un motivo che nemmeno lui conosceva. Una volta che si sarebbe servito di questi burattini, si sarebbe sbarazzato di loro senza pensarci su.

Umarth si alzò di nuovo, dirigendosi dinanzi alla libreria di fronte al letto. Tirò indietro un libro presente negli scafali, rivelando in realtà una stanza buia e segreta, che conduceva chissà dove.

“Voi tre! entrate qui dentro, e non muovetivi da qui senza dire nulla..”

“Agli ordini, mio padrone” risposero all’unisono i tre manichini, che entrarono nella stanza segreta senza dire nulla. Quello fu l’unica cosa che dissero.

“Mio Dio… hahaha! Non vedo l’ora di vedere le facce che faranno i miei figli, soprattutto quella di Rudolf! Rimarra di sasso con quella faccia da idiota!” disse l’uomo, cercando il più possibile di trattenere le sue risate. Al momento, sembrava che nulla e nessuno sarebbe riuscito a fermarlo, ed il fatto che ne fosse ben consapevole, lo mandava quasi in estasi, eccitandosi al solo pensiero che ormai, era ad un passo dal suo piano finale, e che presto, sarebbe iniziata la sua era su scala globale.

“L’era di Umarth sta per iniziare!”

*FINE CAPITOLO 5*

~NOTA AUTORE~

Sinceramente, credo che questo sia il capitolo più lungo e complicato di questo arco narrativo. E’ stato davvero difficile scrivere questo, perché come potete vedere, non succede assolutamente nulla, e quindi ho dovuto renderlo il più interessante possibile. Non sono pienamente soddisfatto del capitolo in se, però i prossimi capitoli saranno pieni zeppi. Spero che aprezziate lo sforzo!

RUBRICA DI ROOK EP. 5

  • Paladino; Un paladino, o un eroe, è un titolo che viene assegnato ad alcuni maghi di Earthland. Ogni regno ha i suoi Eroi, e per ricevere questo onorificio, bisogna aver svolto alcune azioni importanti per il regno. Chi possiede questo titolo, possiede una serie di privilegi che talvolta lì rendono molto importanti, sotto solo al re. Per diventare eroe, inoltre, non basta solo essere dei maghi potentissimi.

  • Anello Comunicatore: Anello utilizzato da Freya/Anabel. Grazie a questi anelli, è possibile comunicare a distanza con un’altra persona avente lo stesso anello; Infatti, questi anelli vengono venduto in coppia.
The Chronichles of a Magic World

The Chronichles of a Magic World

Stato: In corso Tipo: Autore: Rilascio: 2022
In un magico mondo dominato da maghi e bestie sacre, un ragazzo di nome Erwin partirà per un lungo viaggio, per raggiungere il suo più grande sogno: Diventare eroe, proprio come il suo padre. Ma durante il suo viaggio, verrà messo a dura prova confrontandosi con potenti nemici, e scoprendo pezzi del suo passato... Riuscirà Erwin a raggiungere il suo obiettivo?
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