5 GIORNI PRIMA….
P.O.V di Erwin.
“Ron, dove mi stai portando?”
Era notte fonda, ed ormai da qualche ora, gli ultimi bar ed ristoranti ancora aperti avevano chiuso i battenti, dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro, e per le strade di Hakhill non girava più anima viva. Dopo questa folle notte, avrei voluto riposarmi serenamente sul mio comodo letto, così che la mattina seguente mi fossi allenato come facevo ormai da 2 anni a queste parti. Invece, nel bel mezzo della notte, io e Ron c’inoltrammo nella foresta, e benché ci fosse poca visibilità, Ron sapeva esattamente dove mettere piede , mentre io, inciampavo di qua e di là a causa delle radici che fuoriuscivano dal terreno, rischiando più volte di cadere. Era da tempo ormai che non mettevo piede nelle foreste dopo il mio grave incidente, e benché molte di quelle bestie furono state abbattute, e nonostante io stesso ormai ero più che in grado di potermi occupare di quei mostri, non ero per niente tranquillo, osservando attentivamente quello che accadeva intorno a me.
Camminammo per diversi minuti senza sosta, e più ci addentravamo nella foresta, più la luce della luna diventava meno visibile, venendo inghiottiti passo dopo passo dall’oscurità che regnava nella foresta. Non importava quante volte gli chiedessi dove stessimo andando o cosa diavolo stessimo facendo a quest’ora della notte in un posto come questo, quel dannato vecchio rimase in silenzio, trattandomi quasi come se non esistessi. Quando però per alcuni secondi la visibilità divenne praticamente nulla, spuntammo all’improvviso dinanzi ad una bellissima radura pianeggiante, la quale era circondata da alberi maestosi e robusti. Tale radura era completamente illuminata dalla luna piena e dalle moltissime stelle sparse nel cielo, rendendo il tutto ancora più spettacolare.
Guardando il terreno e gli alberi intorno a questa incredibile radura, notai degli strani solchi di spada sparsi su tutto il terreno, con alcuni alberi che presentavano degli strani intagli totalmente innaturali; che fosse opera di qualche bestia?
“Vengo qui quando ho dei dubbi…” – disse Ron, che si mise al centro della radura, mentre osservava la luna – “Ed è anche il luogo dove un tempo io e mio fratello abbiamo conosciuto per la prima il nostro maestro, nonché nostro padre…”
“Aspetta, hai un fratello?” dissi sorpreso, non ricevendo, di nuovo, nessuna risposta. Era una cosa inaspettata per me: in 10 anni che vivevo con lui, non mi aveva mai parlato di un suo famigliare,e questo di persé era una novità. Guardando Ron, rimasi sorpreso di veder trasparire sul suo volto qualcosa di simile alla malinconia; era come se quel posto gli rievocasse qualcosa dentro, qualcosa di triste. Quel senso di tristezza però sparì subito, tirando fuori quella sua “maschera di ferro” a cui mi aveva sempre abituato. Il fatto che per la prima volta disse qualcosa su di loro, mi fece sentire strano, ma anche felice: volevo sapere di più su di loro.
“Com’erano…anzi, che tipi di persone sono tuo padre e tuo fratello?”
“Com’erano….” – disse Ron, pensando alle parole da utilizzare, cominciando a muoversi di qua di là – “Mio padre penso sia un tipo… simile a me, mentre mio fratello, credo che assomigli molto a te, caratterialmente.”
Che brutta descrizione. Avrei voluto sapere qualcosa di più concreto su di loro, ma vedendo quanto tempo ci mise per fare una descrzione così scialba e piatta, era meglio non chiedere più nulla. Rimanemmo in silenzio per un bel po’ di tempo, senza dire nulla. Non capivo perché Ron mi avesse portato qui per non dire nulla, e sinceramento mi stavo stufando. Stavo per dire a Ron che volevo andare a casa, quando però, fui colto di sorpesa da quello che disse.
“…Vuoi ancora affrontare il test per poter entrare nella Thousand Arts Academy?”
Rimasi sorpreso da quella domanda: per giorni, non voleva nemmeno rispondermi quando gli parlavo dell’idea di voler affrontare il test d’ammissione, dicendomi che non fossi ancora pronto. Ed oggi, come d’incanto, mi chiedeva se fossi interessato: cosa diavolo gli passava per a mente?
“Rispondi.” disse Ron incalzandomi, guardandomi dritto negli occhi Erwin, mettendomi un po’ in soggezione con quello sguardo freddo. Per un po’, quello che rimase in silenzio fui io. Poi però, mi ricordai che non avevo motivo di avere dubbi al riguardo: volevo realizzare il mio sogno ad ogni costo, e questo non era il momento di tergiversare.
“Si!”
“Bene, in questo caso…”
Ron tirò fuori dalla tasca una strana pergamena con un complesso cerchio alchemico, posizionandolo sul terreno. Poi, mordendosi un dito, si procurò una piccola ferita, facendo sgocciolare il suo sangue al centro del foglio, foglio che di colpo, s’illuminò, emettendo una luce quasi abbagliante, costringendomi a chiudere gli occhi.
Non appena riaprii gli occhi, mi trovai di fronte ad un qualcosa che non avevo mai visto prima d’ora: davanti a Ron, era apparso una “cosa” completamente inghiottita da delle roventi fiamme, e tali fiamme non cessavano di estinguersi. Questa cosa, aveva la forma ed il fisico di un qualunque essere umano, ma non pareva soffrire: a cosa diavolo ero di fronte?
“Ti vedo perplesso” – disse Ron, che si allontanò da quell’umanoide in fiamme facendo un semplice balzo, andando a sedersi sui rami di un’albero – “Lascia che ti aiuti. Quello che vedi è quello che noi maghi chiamiamo Golem. I Golem sono dei nostri soldatini che eseguono i nostri ordini, e condividono con noi il nostro elemento. Più un mago è potente, più il suo Golem sarà forte.”
Sapevo dove stava andando a parare Ron, nel momento in cui evocò quel golem. All’inizio avevo dei dubbi, ma ora ne ero certo: questa era la mia ultima prova. Dovevo aspettarmelo da uno come Ron, un uomo che non da nulla senza chiedere qualcosa in cambio.
In quel momento non ero arrabbiato, anzi, ero felice: il fatto che Ron mi stesse dando la possibilità di dimostrargli che si sbagliava, era già qualcosa, un passo avanti, se così si può dire; Ora però stava a me battere quel golem, non potevo fallire nel mio intento.
“Quindi… tutto quello che devo fare per poter partire da qui è battere questo golem, giusto?” dissi con il sorriso tra le labbra, iniziando a rivestire il mio corpo con il mio mana.
“Si, ci sei arrivato. Non ti preoccupare, però: questo Golem dispone solamente del 5% del mio potere. Quindi penso sia una sifda più che fattibile”
5% ? diavolo, eppure, avevo come l’impressione che fosse molto più potente! Questo mi mise soggezione, ma allo stesso tempo, ero curioso di sapere quanta gente come Ron esisteva al di fuori di questo piccolo paese. Non potevo lasciarmi sfuggire questa opportunità. Non sapevo che tipo di capacità potesse possedere quel golem, così cominciai a muovermi un po’ di qua e di là a velocità sostenuta, per studiare il comportamento di quell’essere che sembrava non avere una coscienza.
Ma questo mio piano andò ben presto in fumo: non appena infatti cominciai a muovermi, il golem fece lo stesso, e con mia grande sorpresa, riusciva facilmente a tenere testa alla mia velocità, tentando di colpirmi con un rapido e violento pugno allo stomaco, riuscendo comunque ad evitare quei colpi rapidi per un soffio. Sorpreso, cercai dunque di fare qualche passo indietro, per prendere distanza da quell’essere di fuoco, ma anche per ripensare ad una nuova strategia. Ma non ebbi nemmeno il tempo di ragionare ad una strategia che il golem, dal suo braccio destro, fece partire un violento getto di fuoco, che man mano che avanzava, bruciava il terreno sotto di essi. Il vortice era tremendamente veloce, e, cogliendomi impreparato, non riuscii ad evitare del tutto il colpo, ferendomi leggermente la gamba destra. Il getto di fuoco andò poi ad impattare verso gli alberi, ma con mia sorpresa, la sua corsa venne bruscamente fermata da una strana forza invisibile, enstinguendo facilmente quelle potenti fiamme.
“Wow…” dissi incredulo, notando che intorno alla radura, c’erano degli strani oggetti luminosi, che probabilmente facevano da barriera o almeno era quello che credevo.
“Hey, non pensi che dovresti preoccuparti della tua salute, invece della foresta?”
Nel momento in cui Ron disse quella frase, una strana fitta alla gamba mi colpì, mettendomi subito in allertà: Osservai la gamba, ma a parte qualche segno di bruciatura, non era messa così male. Eppure, il dolore aumentava leggermente e sempre di più, espandendosi su tutta la gamba, con i segni di bruciatura, di color marrone, che aumentavano di dimensione a loro volta; era come se mille formiche rosse mi stessero mordendo la gamba, rendendo il tutto particolarmente sgradevole ed irritante: Cosa diavolo mi stava succedendo?
“Quella è la mia abilità passiva delle mie fiamme” – disse il vecchio, guardandomi con occhi quasi annoiati mentre ero in preda ad un dolore fastidioso ed insopportabile – “Ho chiamato questa abilità stick. Quando le mie fiamme toccano il nemico, queste creano delle gravi ustioni, che col tempo si espandono, fin a colpire tutto il corpo. Non ti preoccupare però: posso controllare a distanza questa mia abilità, potendone diminuire gli effetti, ma se non ti sbrighi non sarai più in grado di combattere.”
Sapevo che questa sfida sarebbe stato qualcosa di veramente assurdo, ma cavolo, non mi aspettavo tutto ciò. Non sapevo nemmeno che un elemento potesse avere delle abilità nascoste! Non ebbi però il tempo di pensare ad una strategia, che fui raggiunto da una miriade di sfere di fuoco, pronte ad abbattermi.
Fortunatamente, grazie alla mia agilità, riuscii a schivare ogni sfera, ma non riuscii comunque ad avvicinarmi al golem, il quale non faceva altro che stare fermo tentando di trivellarmi con quelle dannatissime sfere di fuoco, senza mai rallentare. In quel momento, riuscii a comprendere quanto fosse terribilmente potente Ron.
Il messaggio di Ron era chiaro: in battaglia, non c’era tempo per pensare. L’unica cosa che un idiota ed ignorante come me poteva fare, in quel momento, era gettarsi contro il nemico e fidarsi del proprio istinto.
Annullai completamente la sottile barriera che mi proteggeva, focalizzando tutte le mie energie nel mio pugno destro: dovevo farla finita con un solo ed unico colpo devastante. Mi scagliai contro il golem, che tentò di allontanarmi con una terribile e potente serie di sfere di fuoco e getti di fuoco dalla traiettoria imprevedibie; alcuni suoi colpi mi colpirono di striscio, e quello era più che sufficiente per attivare quella maledetta abilità passiva, procurandomi lancinanti dolori su tutto il corpo. Sentivo il mio corpo sul punto di crollare, con la mia vista annebbiarsi sempre di più, e con i rumori che diventavano sempre meno udibili; ad ogni movimento che facevo, a causa di quella terribile abilità, era come se la mia pelle venisse scorticata.
Guardai con la coda dell’occhio Ron, il quale non battè ciglio. Sapevo cosa voleva dirmi con quello sguardo, lo sapevo dannatamente bene. Ed era dannatamente frustrante poiché anch’io, da quando avevo iniziato il mio allenamento per diventare un mago, mi accorsi del mio tallone d’achille. E forse, era per questo motivo che non voleva mandarmi all’accademia di magia, dato che probabilmente, avrei potuto fallire miserabilmente.
“…Frustante. E’ frustrante!”
Mi concentrai su quel maledetto golem, che sparava all’impazzata i suoi colpi, come se fosse fuori controllo; mi lasciai andare completamente, prefissandomi solo su un’unico obiettivo: distruggere l’avversario; cercai poi di eliminare dalla mia mente cose come il dolor, la paura e la pressione: il mio unico obiettivo era distruggere quell’ammasso di fiamme.
Cominciai a muovermi ancora più rapidamente, fidandomi dei miei sensi e del mio istinto. Non so come o perché, ma iniziai a schivare facilemente quegli attacchi che un momento prima mi terrorizzavano. I colpi di quel golem non mi facevano più paura, e l’unico obiettivo che avevo era quello di battere quel bastardo!
Con dei movimenti rapidi e precisi, sparii dal suo campo visivo, per portarmi alle sue spalle. Questa volta, non mi sarebbe sfuggito. Ma proprio quando credetti di averlo fregato, il golem sparì a sua volta, lasciandomi sbigottito.
“M-Ma…”
Una calda luce rossa apparve alle mie spalle; Sapevo cosa stava per succedere, ma cavolo, nn potevo arrendermi davanti a lui, avrei fatto di tutto pur di battere quel mostro. Tentai disperatamente di voltarmi usando tutte le mie forze, ma una violenta esplosione di fuoco investì il mio corpo, e la luce emessa da quel colpo mi accecò. Poi, il buio…
*Fine P.O.V di Erwin*
“Ti sei svegliato, finalmente.”
Fu la prima cosa che disse Ron, non appena si accorse che il ragazzo riprese i sensi; Erwin, in un primo momento, era confuso su quello che stava succedendo. Ma non ci vollero molti secondi per capire la situazione: aveva perso su tutti i fronti.
“Dannazione…”
Il ragazzo osservò il cielo stellato con sguardo triste, pensando ai sacrifici che aveva fatto in questi ultimi anni: credeva che adesso, era diventato abbastanza forte da poter inseguire il suo sogno, ma il fatto di aver perso in quel modo, soprattutto davanti agli occhi freddi di Ron, fece crollare tutte le sue certezze. Ma non poteva mollare, non così.
“Ron, voglio affrontare di nuovo il golem! Ti prego!”
Il ragazzo scattò in piedi, pregando Ron di rievocare il suo golem di fuoco. Nonostante non avesse alcuna certezza, i suoi occhi erano ancora vivi e pieni di desideri, una sconfitta, seppur bruciante ed umiliante, non poteva e non doveva buttarlo giù.
“Dimmi, Erwin” – disse Ron, alzandosi da terra lentamente, notando la voglia di rivalsa del ragazzo – “Cos’hai imparato da questa sconfitta?”
“Cosa ho imparato…. Beh, che sono debole! Forse sono più debole di qualsiasi altro mago! La mia forza bruta e le mie capacità fisiche saranno pure ottime, ma la mia mancanza di un elemento mi rende molto più vulnerabile di qualsiasi altro mago, e per di più, non riesco a lanciare magie a lunga distanza! Nel corpo a corpo, questa differenza non si sente più di tanto, ma se mi allontano dal nemico, per me diventa difficile combattere! Non so come poter ovviare a questo problema, ma se non provo a fare qualcosa, potrei pentirmene per sempre!”
Ron, nel vedere il commento lucido del ragazzo nonostante la frustrazione e la delusione che provava in quel momento, gli vennero a galla ricordi di quando lui stesso implorava suo padre per diventare più forte. Ron dunque, fece un lungo sospiro di sollievo, dando una pacca sulle spalle a Erwin, che rimase colpito da tale gesto.
“Bene. Tu sei debole, devi fartene una ragione. Se avessi affrontato quell’assassino oggi, per esempio, saresti andato incontro ad una morte certa. Al tuo livello attuale, non batteresti nemmeno Elaine. Però…”
Ron tirò fuori dalla tasca una strana lettera dalla tasca, dandola a Erwin, che aprì la lettera; Non credette ai suoi occhi, quando vide un biglietto di sola andata per un luogo che ultimamente sognava pure di notte: Veras City, sede della migliore accademia di Earthland, la “Veras Magic Academy.”
“M-Ma, io ho perso contro il golem…” disse Erwin con il corpo tremolante, mentre i suoi occhi divennero lucidi per l’emozione che stava provando in quel momento.
“Ascoltami, hai perso, è vero, ma l’obiettivo di questa prova non era vincere… La prima cosa che dovevi capire, era che rispetto agi altri, partirai sempre in svantaggio al tuo stato attuale. Il mondo al di fuori di Hakhill è spietato, in pochi ti aiutaranno, e molti ti lasceranno indietro, quindi, dovrai lavorare duramente per raggiungere i tuoi scopi. Secondo, prima di lasciarti partire, volevo farti un regalo… ti ricordi le sensazoni che hai provato quando hai schivato tutti quei colpi?”
Erwin si asciugò velocemente le lacrime, iniziando a pensare a quello scontro: è vero, non era riuscito a torcere un capello a quel dannato golem, ma per alcuni secondi, era riuscito a schivare tutti i suoi colpi, seguendo semplicemente l’istinto.
“Si, vagamente….”
“Bene, bene… come ti sentivi in quel momento?”
Erwin pensò per un pò a cosa dire, dato che a pensarci bene, non si era mai sentito in quel modo; era come se tutti i pensieri superflui si erano evaporizzati di colpo, concentrandosi semplicemete su un unico obiettivo.
“Non saprei spiegarlo con preciso, però tutte le emozioni, i dolori che provavo e lo spazio che mi circondavano, non erano più importanti…”
“Bene. Nel nostro gergo, lo chiamiamo “Stato Focus”, anche se altri lo chiamano “stato Zen” – disse Ron, dando al suo allievo un piccolo libro intitolato Focus – “E’ uno stato psicofisico che aumenta le nostre capacità; Questa tecnica si basa sul pieno controllo di 10 sensi che ogni persona possiede, e sono: Vista, udito, pressione, termo percezione, olfatto, tensione, dolore, magnetismo ,equilibrio, ed il più importante: l’intuito. Quando si controllano perfettamente questi sensi, alcune aree fisiche e psichiche a cui sono legati i sensi elencati subiranno un potenziamento notevole, e questo libro, ti mostra esattamente come allenare tali sensi. Non è una tecnica infallibile, serve molto allenamento e ci sono vari stadi del “Focus” difficili da raggiungere, e la loro efficiacia va di pari passo con il livello di purezza del tuo mana e con il livello psico-fisico del tuo corpo; per questo, negli anni questa tecnica è stata dimenticata da tutti, diventando obosleta. Però, se sei te….Credo che potresti raggiungere un livello ottimale. Non sono stato un bravo insegnante, e nemmeno un buon “genitore”, quidi questo regalo è il minimo che possa fare… cerca di seguire i tuoi sogni, ragazzo.”
Erwin, toccato da quelle parole, si commosse, cominciando a singhiozzare come un bambino, stringendo al petto il libro che Ron gli aveva donato. Ripenso alle brutte parole dette a Ron il pomeriggio, sentendosi un’idiota da non aver capito che in realtà, Ron si comportò così per il suo bene.
“…Idiota, basta piangere come un poppante, non è da te..” disse Ron, appoggiando la sua mano nella testa dell’allievo, facendo un piccolo sorriso.
*P.O.V di Elaine*
Era notte fonda, ed avevo avuto l’ennesimo incubo di quella folle notte; Questa volta, sognai di essere trascinata sotto un lagho di sangue dai miei genitori e dai miei amici. Non importava quanto cercavo di dimenarmi, la loro presa diventava sempre più forte. Questi sogni erano diventati ormai una routine, ed ogni giorno che passava, diventavano sempre più assurdi ed inquietanti.
Questo sogno, poi, era davvero unico, dato che non avevo mai sognato i miei genitori da quando erano deceduti. Il solo fatto di vedere i loro corpi muoversi come degli zombie e trascinarmi in acqua gelò completamente le mie gambe, ed un brivido passò lungo la mia schiena. Cominciai a tremare come una piccola foglia, rannichiandomi in una angolo del letto e coprendo il mio corpo con la coperta, in cerca di una effimera protezione illusoria.
“Elaine, sorella mia, non ti libererai mai di me…”
Ad un tratto sentii la fredda voce di Rudolf provenire dall’angolo buio della stanza. Scattai dall’agitazione in piedi, ma mi accorsi che non c’era nessuno lì, era tutto frutto della mia mente. Eppure, quella voce sembrava così reale…
[Dannazione! cerca di riprenderti, Elaine!] Pensai tra me e me, cercando di darmi conforto; sapevo che Rudolf ormai era lontano da qui, sapevo che per il momento ero salva. Ma la mia anima era talmente distrutta che ormai vedevo fantasmi ovunque. Era come se la sua presenza si fosse attaccata al mio corpo come un virus, distruggendomi mentalmente. Mi diedi un colpo in testa nel vano tentativo di riprendermi, e dopo lunghi e profondi respiri, cercai di rimettermi a letto, ma proprio quando appoggiai la testa sul cuscino, udii dei passi lenti sotto la locanda. Ad ogni passo, il pavimento in legno scricchiolava, e più il rumore dei passi si avvicinava, più il mio cuore aumentava di battiti, rendendo il mio respiro affannoso, con le lacrime che scendevano senza sosta. Incosciamente, creai una lancia di ghiaccio, pronta ad attaccare Rudolf. I passi che sentii si fermarono esattamente davanti alla mia porta. Vidi l’ombra di un uomo nella fessura sottostante la porta rimanere ferma per alcuni secondi, poi, non appena notai che la porta cominciò ad aprirsi, lancia la lancia contro la porta. Ma la lancia, con mia sorpresa, si sciolse subito, inghiottito dalle fiamme.
“…Volevi forse infilzarmi?”
Quella voce roca e profonda la riconoscevo, non era altro che Ron. Mi sentii subito un’idiota, ed abbassai la guardia, per non far si che Ron si arrabbiasse con me.
“S-Scusami, i-io non volevo…”
Abbassai lo sguardo in segno d’imbarazzo, facendo inoltre un leggero inchino. Cosa diavolo stavo facendo?
“Non ti preoccupare. Piuttosto…”
All’improvviso si avvicinò a me senza che me ne accorgessi, guardandomi dritta negli occhi con il suo sguardo freddo; Cosa stava cercando di fare? Perché si era avvicinato in quel modo? Nonostante lo stupore generale comunque, non notai nessuna malizia nei suoi confronti, quindi rimasi in silenzio, così come Ron che cominciò ad osservare il mio corpo, mettendomi leggermente in imbarazzo.
“Ragazza, come hai fatto a sopravvivere per tutto questo tempo?”
“Uh? Penso di avertelo già spiegato….?!”
All’improvviso il mio sangue si gelò: alle sue spalle, uscì una figura misteriosa dall’ombra; all’inizio non capii cosa o chi fosse, ma non appena il suo volto fu colpito dalla luce della luna, riconobbi subito quel volto, ed i miei occhi si riempirono di lacrime. Nemmeno nei miei sogni più folli, mi sarei aspetto di rivederlo davanti a me, con il suo bellissimo sorriso contagioso, che per anni mi aveva dato un senso di protezione.
“Non è possibile…Padre!?”
Corsi per abbracciarlo, spostando con forza Ron, ma quando mi avvicinai a mio padre, il suo volto cominciò a deteriorarsi rapidamente, il sorriso che aveva sparì completamente, con la sua mascella che cadde malamente sul pavimento, diventando qualcosa di veramente simile ad uno zombie, con altre parti del corpo che divennero putrefatti e caddero orribilmente sul pavimento, finendo poi con il corpo circondato in un lago di sangue che fuoriusciva laddove prima erano posizionati gli arti.
“Amore, che c’è, non vieni ad abbracciarmi? Mi sei mancata!”
Sotto totale shock, fermai bruscamente la mia corsa verso “quella cosa”, cadendo rovinosamente di faccia sul pavimento, ferendomi leggermente al naso ed alle labbra. Ma in quel momento, l’unica emozione che provavo, era paura, e nonostante il dolore, mi alzai di scatto, cercando di indietreggiare freneticamente da quella macabra figura. Ma quando però, alzai lo sguardo, quello che sembrava mio padre, era sparito nel nulla.
“E’ più grave di quel che pensavo…”
Mentre ero in totale shock, Ron si avvicinò a me tirando su le maniche della mia maglia frettolosamente. Rimasi orrificata e sbigottita, quando vidi che le vene del mio braccio avevano assunto un colore violaceo molto intenso, che si estendevano fino alla spalla. Provai a toccare il mio braccio destro, ma non appena le mie fredde dita sfiorarono l’avambraccio, un forte mal di testa mi colpì, facendomi vomitare uno strano liquido nero come la pece. Disorientata, persi all’improvviso l’equilibrio, cadendo nuovamente per terra. Questa volta, però, non ebbi le forze per rialzarmi, per quanto ci provassi, ed il mi respiro si fece di colpo pesanti.
“C-Cosa diavolo….”
“Come pensavo, sei caduta vittima dell’intossicazione da mana” – disse l’uomo accovacciandosi, tirando poi su le sue maniche – “Probabilmente, hai dei terribili sogni e inizi ad avere delle strane allucinazioni, vero? Non ci avevo fatto caso prima, ma quando stavo salendo su per le scale, ho notato un flusso anomalo nel tuo mana. Se non me ne fossi accorto ora, probabilmente saresti morta l’indomani tra atroci sofferenze.”
Ron mise la sua mano con forza sul mio ventre, e dopo pochi istanti, il mio corpo fu colpito da una strana onda calda; All’inizio sentii il mio corpo bruciare da un dolore tale checominciai a piangere ed a dimenarmi con fora, ma poi il dolore calò drasticamente, ed il mio corpo si sentii subito neglio; il mal di testa passò subito, e quella strana sensazione di vomito scomparve. Anche il colore delle mie vene divenne gradualmente normale, e lo stress accomulatosi in questi mesi, si allievo sensibilmente.
“…Ti senti bene ora? Ti ho dato un po’ del mio mana, ora non dovresti correre alcun pericolo.”
Quell’uomo mi aveva salvata un’altra volta; se non mi fossi imbattuta in quel ragazzo ed a Ron, probabilmente ora sarei morta. Non sapevo come sdebitarmi, ma l’unica cosa che potevo dire ora, era un sincero “Grazie”.
Tentai di rialzarmi da terrò, ma nonostante mi sentissi meglio, il mio corpo era debole; così Ron mi aiutò a sdraiarmi sul letto, e dopodiché si sedette sulla sedia accanto al letto, cambiando la candela posta nella mia stanza.
Rimase con me nella stanza, ed entrambi rimanemmo in silenzio. Avrei voluto parlare di qualcosa, ma non sapevo veramente da cosa partire, Dopo alcuni minuti però, fu lui ad iniziare la discussione.
“Cos’hai intenzione di fare dopo essere andata via di qui?”
La domanda mi colse un po’ di sorpresa, dato che pensavo che non gl’importasse dei miei progetti futuri. Comincia a domandarmi se non avesse nuovi dubbi su di me; forse era per questo che ora si trovava qui.
“…. All’inizio, avevo intenzione di andare a Domul, nella rocciosa terra dei nani, ma sarebbe stato un problema per me raggiungere quel luogo, dato che tra il re dei nani e Umarth non scorre buon sangue, portando di conseguenza ad un terribile rapporto tra elfi e nani. Pensavo poi di raggiungere la terra degli Orchi, ma ci vorrebbero mesi per raggiungere quel luogo, e sopratutto, denaro che non ho. Così ho pensato di…-“
“Hai pensato di iscriverti alla Thousends Magik Arts Academy, dico bene?”
“!!”
Come sapeva del mio piano? Che Rudolf avesse scoperto tutto, e che Ron l’abbia costretto a rivelargli i miei piani? Eppure, credevo di averlo fregato! Com’era possibile? Come?!
“E’ un piano intelligente. Ti sei mossa vicino al confine tra Domul e Mykotos così da far credere a Rudolf che ti saresti intrufolata nel continente dei nani. Ma in realtà, sei passata di qui perché esiste un magic train a Calem, una città che dista 3 ore a cavallo da Hakhill. La particolarità di questo magic train, è che porta direttamente Veras city, e dato che, oltre ad essere la capitale, è sede della dimora del re, la sorveglianza è altamente qualificata, con maghi estremamente forti. E guardacaso, Veras city è pure la sede della più prestigiosa accademia di magia di Earthland, il cui il preside è pure l’ex paladino di Mykotos, ed è pieno zeppo di insegnanti potenti. E’ il luogo ideale per potersi nascondere, allenarsi e reclutare sostenitori per portare a termine la tua vendetta, dico bene, Elaine?”
Rimasi completamente in silenzio. Aveva praticamente scoperto il mio piano con poche informazioni a disposizione. Tentai di dire qualcosa, per cercare di coprire il mio piano, ma quando guardai gli occhi di Ron, capii che qualsiasi cosa avessi detto, non avrei mai potuto fargli cambiare idea.
“…Sono così prevedibile?” dissi facendo un sorriso molto forzato: se Ron ci era arrivato, allora forse pure una persona diabolica come Umarth poteva arrivare alla stessa soluzione;
Ron rimase nuovamente in silenzio, per poi alzarsi dalla sedia dov’era seduto, ed avvicinarsi ad una scrivania in legno nella stanza, su cui sopra erano disposti dei bellissimi fiori. Aprii una delle cassette appartenenti alla scrivania, tirando fuori qualcosa. Rimase fermo poi per alcuni secondi, poi fece un lungo e profondo respiro, per poi voltarsi ed porgermi quello che sembrava un passaporto, ed uno strano flacone con all’interno un licquido denso nero.
Quando aprii il passaporto, rimasi sorpresa nel vedere la foto di una ragazza, che assomigliava veramente tanto a me, anche se la ragazza presente nel passaporto era molto più giovane di me, e che i suoi capelli erano neri, al contrario dei miei che erano di un biondo molto chiaro. Ma a parte quello, sembravamo davvero sorelle. Lessi il nome della ragazza, che di nome faceva “Lucy Landerblud”; che fosse la figlia di Ron?
“…Consideralo un regalo. Quel liquido serve per tingerti i capelli” disse L’uomo, che dopo avermi consegnato i vari oggetti si alzò dalla sedia, dirigendosi verso la porta.
“Aspetta!” – Esclamai, alzandomi dal letto nonostante la difficoltà, avvicinandomi con passi lenti a Ron, per poi afferrarlo con la poca forza che avevo per la veste – “Perché mi stai aiutando in questo modo?! E poi, questo passaporto non è mio! La data di nascita è completamente sbagliata. Non posso accettare un tale gesto, non posso esporre te o il ragazzo… Erwin!”
L’uomo mi osservò con i suoi occhioni gelidi. Poi, tirò fuori dalla tasca un biglietto per il magipoint, con destinazione per Veras City.
“…. Mi sono dimenticato di darti il biglietto del treno. Per quanto riguarda i dati nel passaporto non preoccuparti, quello è un passaporto un po’ speciale. Se ci infondi il tuo mana, puoi modificarne qualsiasi dato, pure la foto. Per quanto riguarda letue orecchie, se sistemi i capelli come nella foto, non ci saranno problemi.”
Perché? Perché quell’uomo continuava ad aiutarmi? Forse perché assomiglio alla ragazza presente nel passaporto? Oppure voleva qualcosa in cambio, dato che ero una “Principessa?” Ormai non mi fidavo più della gente, e quello strano comportamento mi creava disagio.
“…Non sono la ragazza del passaporto, non confondermi con lei..”
“Oh, lo so perfettamente..” – disse Ron, levandosi di dosso la mia mano su di lui, dandomi con forza il biglietto per il magicpoint – “Non lo faccio per te, ma lo faccio per Erwin. Non conosce il mondo di fuori, e tu mi sembri abbastanza sveglia da potergli dare una mano. Che ne dici? Io ti aiuto a farti una “nuova vita” qui, ed in cambio tu aiuti il mio “ragazzo” ad integrarsi con gli altri apprendisti maghi.”
Avrei voluto rifiutare: oltre a tutti i problemi che avevo, non volevo fare da balia a quel ragazzo che oltre a non andarmi particolarmente a genio, non conoscevo minimamente. Poi però, pensai a quante difficoltà dovevo correre anche solo per poter entrare di soppiatto nel treno, o alle difficoltà nel nascondere la mia vera identità. Nonostante fossi riluttante, era un’occasione da non potermi lasciare sfuggire. E poi, cosa sarebbe successo se avessi rifiutato la sua proposta? Poteva spifferare i mei segreti a chiunque, e questo era un rischio che non volevo correre; Quel bastardo mi aveva fregato, e la cosa mi dava dannatamente fastidio.
Per un’attimo pensai seriamente di ucciderlo, ma subito dopo mi ricordai che aveva umiliato Rudolf, e che io, per quanto mi ritenessi forte, non mi avvicinavo nemmeno al suo livello. Ero con le mani legate ormai.
“Bene, abbiamo un’accordo, allora. Vedi di dormire come si deve, il tuo core non si è ancora ristabilito perfettamente. Partirete domani pomeriggio per Calem. Per i soldi non preoccuparti, coprirò io tutte le spese.” disse Ron, vedendo che di colpo mi ero ammutolita, lasciando la stanza e chiudendo la porta, lasciandomi sola nei miei pensieri. Quell’uomo, di cui ero infinitamente riconoscente, mi aveva appena fregato.
*FINE CAPITOLO 6*