Ci siamo, il momento tanto atteso è arrivato. Non mi è facile dare fiducia ad un istinto di cui non conosco praticamente nulla, ma ormai la situazione è diventata seria. Non vedo alternative se voglio avere qualche chance di sopravvivere.
L’eredità recondita lasciatami dall’esimia ed illustrissima Elfa Cremisi è ora in procinto di accingersi al banco di prova.
Da quello che ho intuito dalle parole di Plaoo la forza devastante di un livello otto sembra poter essere paragonata a quella di una bomba atomica. Vabbè, forse ho un po’ esagerato, ma nemmeno più di tanto.
Il problema di fondo resta il controllo di queste abilità: non ne ho! Mi affido totalmente e ciecamente a questo automatismo che comanda i miei movimenti. Mi limito a tenere alta l’attenzione su ciò che mi circonda focalizzando l’obiettivo che considero ostile, il resto viene da sé.
All’apparenza sembra comodo come sistema, purtroppo però, durante tutta l’azione, ho la sensazione di attraversare ad occhi bendati un’autostrada a quattro corsie. Posso solo sperare che mi vada bene, nulla di più.
Le tre figure restano immobili, la maschera che portano non fa capire chi o cosa stiano puntando. Dal centro della stanza Rose urla a squarciagola.
«Brutta cretina non perdere tempo con battute idiote! Sbrigati a venire qui!»
È la prima volta che sento la voce di Rose turbata. Mi prende una morsa allo stomaco. Inizia a balenarmi per la testa un sacco di dubbi. Posso veramente farcela? Riuscirò ad attivare “l’istinto” al momento giusto? Che ci faccio io qui quando la mia esperienza in combattimento è limitata alla Play Station?
Un tremore mi blocca le gambe, dalla mano mi scivolano a terra i dardi che così tanto avevo ostentato. Sento il panico bloccarmi i movimenti, tutta la mia spavalderia è andata a farsi benedire in un istante.
Mi sento piccola, impotente, fuori luogo come non mai.
La figura sulla finestra a me più vicina gira la testa di scatto, mi osserva per un istante. Sembra aver capito chi è l’anello debole. Non era difficile arrivarci… Me la sto facendo letteralmente sotto e si vede lontano un miglio!
Tento di indietreggiare ma il terrore che mi dà la vista di quel volto mi tiene i piedi inchiodati a terra. All’improvviso, ed in contemporanea, le tre figure si abbassano. La lunga tunica nera aleggia lasciando scorgere le braccia incrociate in avanti pronte a sguainare due lunghissime katana. Mi è praticamente già sopra. La fuga è già scartata a priori dalle opzioni, la mia parte Cremisi non si attiva, la tigre dorme ancora di gusto. Questa volta sono fottuta alla grande!
Non può essere, non può finire così… Finora l’automatismo è sempre scattato al momento giusto. Perché ora non si attiva? La paura diventa frustrazione, il pensiero che possano fare del male a Liz tramuta ulteriormente questo sentimento in rabbia.
«Bastardooooooo!!!!»
Un urlo mi si sradica dalla gola, fin dalle viscere sento che li voglio vedere morti tutti e tre. Subito!
Un sussulto, un tonfo sordo nelle orecchie, tutto si ferma. Eccola, è arrivata!
Non ha bisogno di paura, non vuole frustrazioni, non accetta ragionamenti o titubanze. La mia parte Cremisi ha solo sete di sangue e fame di disperazione.
In vita mia certi pensieri non mi sono mai nemmeno passati per la mente, ho sempre insegnato ai miei figli il rispetto per gli altri, dando io per primo l’esempio. L’omicidio, la violenza, il sadismo… un mondo a me sconosciuto.
Di chi sono allora questi sentimenti che sto provando? Non può essere il solo riflesso dell’elfo Cremisi, il medaglione di Plaoo sta brillando tenendolo distante.
Adesso poco importa, la mia nuova parte egoista e cinica ha preso il sopravvento. Sento solo la tigre ruggire, a differenza dell’ultima volta però percepisco che non è ostile, mi asseconda e vuole esattamente quello che desidero anch’io.
Guardo il sicario in procinto di farmi fuori e sento che non voglio ucciderlo. Voglio che soffra! Deve disperarsi, vergognarsi, sentirsi piccolo, impotente, soverchiato, senza via di scampo. Voglio che mi implori di finirlo!
Il tempo si sblocca ma molto più lentamente del solito. Se avessi una dannata sigaretta sarebbe il momento di accenderne una.
Le due Katane mi sono a pochi centimetri dal collo, una inesorabile forbice pronta a decapitarmi istantaneamente. D’istinto cerco di estrarre il coltello, ma qualcosa dentro me lo impedisce. La tigre mi sussurra un consiglio, nulla è più frustrante per un guerriero dell’essere ucciso con la propria arma. Accarezzo l’idea e assecondo i movimenti che mi impone il mio nuovo animaletto domestico.
Gli strappo dalle mani una delle spade, è leggera, il filo lucido crea come delle onde sul fusto, l’impugnatura è lunga e comoda. Un’arma eccezionale.
La ingaggio praticamente all’istante, sento un forte tentativo di opposizione ma la mia impronta magica la soverchia senza il minimo sforzo. Adesso è mia, è come se lo fosse sempre stata.
Sento dentro una sorta di impazienza, sto pregustando qualcosa di sconosciuto che però alla tigre è molto familiare.
Ora indietreggiare non è più concepibile dentro la mia testa, adesso ho solo sete e fame. La preda è davanti a me, il banchetto può iniziare, inizio a servirmi senza fare complimenti.
Un passo in avanti e gli sono alle spalle.
Impugnandola a due mani assesto la spada tra la terza e la quarta vertebra lombare. Docile, la punta penetra gli indumenti, buca la pelle e recide il disco cartilagineo. Un chirurgo non avrebbe saputo fare di meglio, a me non è servito nemmeno guardare.
Però non basta. La tigre vuole divertirsi e io di conseguenza.
Con la stessa precisione e maestria appoggio la lama sulla spalla sinistra, un leggero movimento ricurvo e la cuffia dei rotatori non ha più tendini a sorreggerla, ripeto l’operazione dall’altro lato. Tempo ne ho.
Sto provando un gran senso di compiacimento, il primo sicario deve ancora appoggiare i piedi a terra ed è già paralizzato dalla vita in giù e senza più l’uso delle braccia. Sono soddisfatta del mio bel lavoro. Mi accingo verso il secondo, il tempo scorre talmente piano che sembrano tutti immobili. Li sento tutti inermi, paragonabili a degli insetti di poco conto.
Muovo il passo sopra quella distesa di vetri infranti, le schegge più grandi al rompersi sotto i miei piedi fanno un rumore irreale, ovattato. Continuo a vedere tutto sovraesposto, gli occhi sono al limite dal farmi male. Con calma arrivo di fianco al secondo, è nel pieno del balzo, impugna la spada con entrambe le mani e punta chiaramente verso Liz, le è ad un paio di metri.
Con lui non perdo tempo, anche la tigre adesso preferisce proteggere Liz piuttosto che divertirsi. Gli tolgo l’arma dalle mani, un fendente dritto al collo e la testa è recisa di netto. Vado sul classico. Lentamente quell’appendice senza più radici prende le distanze dal suo corpo, osservo questa macabra scenetta quasi divertito. Ora manca solo il terzo che è impegnato ad ingaggiare Rose. Mi accorgo che Plaoo è dietro di lei, a terra.
Probabilmente Rose ha intenzione di proteggerlo dando la priorità a lui piuttosto che al mio bel peluche. La cosa un po’ mi irrita ma non posso certo biasimarla.
Procedo verso il terzo sicario con la spada del suo compagno in mano, sento il me tigre arrovellarsi per trovare il modo più sadico e perverso di lasciarlo in vita. Questo è in una posizione simile al primo. Tiene le spade a forbice. Guardo un momento Rose. La sua faccia è seria e concentrata, non traspaiono indugi o paure. Tiene la spada a due mani a livello della spalla, sta già sferrando il colpo. Percepisco il suo sguardo seguirmi a stento ma mi sta osservando. La tigre ha deciso, recideremo la quarta vertebra cervicale. Più in alto morirebbe e sarebbe un gran peccato. Da un metro di distanza appoggio la punta della spada sul fianco inferiore alla base del suo collo. Con una leggera pressione la faccio entrare cauta nella carne fino toccare la spina dorsale. Con la mano libera assesto un colpetto secco alla fine dell’impugnatura recidendo disco e midollo. Sono fiera di me, finora non mi sono sporcata neppure con una goccia di sangue! Ho disinnescato anche l’ultima minaccia ma non è ancora finita.
Il bello arriva adesso, è tempo di riscuotere il premio! Sento la mia componente “tigre” ansimare eccitata, ho la sensazione di essere al limite dallo sbavare. Sono tutta un fremito, sento di avere l’espressione raccapricciante di un pervertito ma non riesco a trattenerla. Il tempo si sblocca all’improvviso.
Questa volta non ne resto stupita, ho la consapevolezza che il normale scorrere del tempo ritorna puntuale quando non avverto più minacce.
Tre pesi morti cadono facendo tintinnare e scrosciare il vetro a terra.
Il primo sicario giace a terra, urla di rabbia. Sente dolore solo alle spalle, sta tentando invano di muovere il resto del corpo senza trovare però riscontro dai muscoli. Dalla posizione in cui è steso mi accorgo che riesce a vedere la testa del suo compagno rotolare poco distante… Mi sento fortunata nel constatare che la sua disperazione avrà un valore aggiunto.
Liz guarda me ed il cadavere decapitato davanti a sé, ripetutamente. Con la faccia stupita e gli occhi trasognati non si trattiene neppure un secondo «Whooooooo! Che velocità! Ma come hai fatto???»
Da questo deduco che non è il tempo a fermarsi o a scorrere lentamente, sono io che accelero a dismisura. Ora mi è tutto un po’ più chiaro.
L’ultimo sicario è a terra. Avendo perso il controllo del suo corpo non è riuscito a contrastare in nessun modo il potente fendente sferrato da Rose che gli ha mozzato di netto gli avambracci. Mi dispiace solo che non possa più sentire nulla dal collo in giù, avrebbe reso il tutto più spassoso. Essendo poco distante vengo investita da una pioggia rossa che mi segna il volto ed i vestiti. Cazzo! Ero riuscita a non sporcarmi, fanculo Rose!
Mi accovaccio e afferro la testa del tizio per i capelli, lo porto a guardarmi negli occhi. Non serve togliergli la maschera, sento la sua paura accarezzarmi dolcemente la pelle. Socchiudo le palpebre e lo scorrere della lama sul suo collo è dolce come il miele sul palato. Il tepore del sangue che mi scorre sulle ginocchia mi scalda il cuore come un caminetto acceso durante una tempesta di neve.
Rose mi guarda basita…
«Ma che accidenti sta succedendo qui?!?! Non muoverti altrimenti giuro che…»
Plaoo da dietro la afferra per una caviglia, con tono perentorio ma senza alzare troppo la voce la distoglie per un momento da me.
«Ferma Rose, non muoverti! Lasciala fare! Per misericordia, non ti azzardare a provare a fermarla ora!»
Rose si blocca limitandosi a seguirmi con lo sguardo silenziosa, mantiene però la guardia alta con la spada.
Mi alzo e mi dirigo impaziente verso il primo, nel tragitto afferro per i capelli la testa mozzata del compagno, la maschera cade a terra. Gli sono davanti, i suoi occhi cercano di seguire i miei movimenti. Lo sento rivolgermi degli improperi indicibili.
I suoi occhi sono ancora pieni di odio, così non va bene.
Apro la mano facendogli cadere la testa del compagno proprio davanti. Due occhi vitrei e sconnessi adesso lo fissano. Alzo la gamba e con tutta la forza che ho pesto quella testa facendola esplodere. Schizzi di ogni colore gli rigano il volto, adesso non inveisce più. Mi piego in avanti e con la mano sinistra lo afferro per i capelli. I suoi occhi ora non trasudano più odio, tremano terrorizzati. Alzandolo di peso avvicino le labbra al suo orecchio e gli sussurro con tono materno e affidabile: «Visto? Era facile… Adesso però è ora di morire.»
Con la mano destra gli afferro la carotide, stringo per bene la presa come in una morsa, sento le dita affondare nella carne, strappo. Il gorgoglio del suo sangue nell’ugola suona al pari di una sinfonia sopraffina. Il silenzio nella stanza amplifica a dismisura il piacere che sto provando nell’udire quel suono.
Voglio godermi questa melodia fino all’ultima nota. È il nostro meritatissimo premio e io e Kitty vogliamo godercelo fino in fondo!
Mollo la presa dalle mani. Quello che ormai è solo un ammasso di carne inanimata cade a terra come un sacco di patate.
Mentre porto la testa leggermente all’indietro, socchiudo gli occhi. Un brivido simile ad una scossa di piacere mi parte dalla schiena per poi diffondersi su tutto il corpo. I muscoli si contraggono leggermente, posso solo inspirare irregolarmente mentre vengo assalita da dei dolcissimi spasmi. Non riesco a trattenermi dal chiudere i pugni ed arricciare le dita dei piedi. Sto ansimando, sento un leggero e piacevole formicolio su tutte le estremità del corpo, al petto e all’inguine.
Non ne sono totalmente sicuro, da ex maschio potrei anche sbagliarmi, ma penso di aver appena avuto il mio primo orgasmo da donna.
Due battiti delle mie traditrici orecchie elfiche sanciscono la fine dei giochi. Kitty è soddisfatta, torna a dormire nel più profondo del mio io. La pietra che ho al collo lentamente inizia a perdere il suo bagliore fino a spegnersi, ritorno totalmente in me.
Tutto quello che fino a un istante fa mi dava un piacere indescrivibile, adesso mi fa vergognare. Vorrei rinnegare la me sadica, la me assetata di sangue, la me bisognosa di sentirsi fonte di disperazione, la me che asseconda e gode assieme ad un istinto sconosciuto, la me che si allontana sempre più dai basilari princìpi umani, ma questo mondo sta riscrivendo il mio essere sempre più in profondità. Lentamente il Cremisi dei miei occhi si sta fondendo con la mia coscienza umana.
Ripenso a quello che ho appena fatto… ero pienamente cosciente e per questo vorrei non darmi pace, vorrei odiarmi, desidererei farmi paura.
Vorrei scappare lontanissimo da questa me stessa.
Mi si annacquano leggermente gli occhi, probabilmente sto per scoppiare in lacrime.
Piango perché sto realizzando una totale assenza di rimorso.
Piango perché la mia umanità sta per scivolarmi dalle dita e sento di non voler fare nulla per trattenerla.
Liz è illesa, Rose e Plaoo sono sani e salvi.
Sto di nuovo tremendamente bene. Mi sono sentita così appagata fisicamente e mentalmente solo un’altra volta nella mia vita: in quel vicolo!