Sono confusa.
Come siamo passate dal doverci rilassare alle terme all’insultarci?
Ho gli occhi chiusi ma ci sento benissimo, il tono rabbioso di quel “fottutissimo umano” non lascia molto spazio alle interpretazioni. Rose è incazzata nera!
Realizzate le sue intenzioni poco amichevoli, l’essermi saltata addosso inizia adesso ad assumere un significato più preciso.
Mi sento alquanto stupida ad essermi illusa che potesse, in un giorno, passare dal volermi fare fuori al tentare di instaurare uno straccio di rapporto decente.
A questo punto fanculo anche il rispetto.
L’unica che mi sento ancora in dovere di proteggere è Liz, per il resto che si fottano tutti in questo mondo del cazzo, inizio sinceramente ad averne le palle piene!
Sbarro gli occhi. Il colore viola infuocato e la profondità del suo sguardo fanno subito vacillare quel poco di determinazione che pensavo di essere riuscita a racimolare.
Il suo respiro si fonde con il mio, la sua essenza è come una dolce droga che cerca di annebbiarmi i sensi. Il profumo della sua pelle ha qualcosa di estatico, ipnotico.
Mi faccio violenza per mantenere quel minimo di lucidità sufficiente a far uscire le parole. Cerco di affidarmi a quel poco di dignità e coraggio che non vogliono farmi soccombere senza combattere… ma sono stanco di farlo.
Da sei mesi non faccio altro: combatto e resisto. Sono già ben oltre il limite.
La mia testa comincia a non vedere più ragioni che giustifichino una tale sofferenza. Anzi, le ragioni erano finite molto prima di arrivare qui… Adesso inizio proprio a non volermene più fare una ragione!
«Mi fai male Rose! Ma che cazzo ti è preso?! Lasciami!!!»
Tento di ritrarmi ma la stretta sulla faccia si fa violenta. A stento riesco leggermente a muovermi. La afferro per la vita nel tentativo di scrollarmela di dosso ma una morbida ed inarrestabile pressa mi serra il bacino e mi blocca le gambe con una potenza soverchiante.
La forza di quelle cosce non mi dà scampo, inizio a sentire caldo, tanto caldo.
«Guardami in faccia “umano” e dimmi che diavolo di intenzioni hai! Sai cosa succede da domani vero?!»
«Rose, basta! Lasciami! Che diavolo vuoi da me? Cosa dovrei dirti?!»
Non riuscire a dare un senso al comportamento aggressivo e furioso di Rose mi sfianca, il contatto con la sua pelle mi ripugna, il suo dolce profumo mi nausea.
Sento le lacrime scorrere sulle guance. Scendono e non mi importa di trattenerle.
«Siete la razza che disprezzo di più al mondo… Dimmi! che intenzioni hai?! Venderai me e il gatto appena arriverà qualcuno con quattro spicci? Te la darai a gambe nel momento in cui dovrai guardarci le spalle??? Voglio sapere a chi cazzo sto affidando la mia vita, qui, ora, subito!»
Inizio ad ansimare. Più parla, più mi si stringe addosso. Il calore del suo petto che spinge sul mio diventa soffocante, il contatto con lei sempre più insopportabile. A stento respiro, sento ovunque la pressione, il bollore ed il profumo della sua seducente pelle bruna. L’aria che inalo è rovente del suo inebriante respiro. Ho un caldo infernale, la mente inizia ad annebbiarsi… In fondo al mio cuore qualcosa sta prendendo forma, un desiderio, una disperata richiesta. Sento che forse vorrei morire così, adesso.
Mi abbandono a questa indefinibile sensazione di impotenza, paura, repulsione ed estasi. Il corpo mi si rilassa, le lascio i fianchi, dentro di me si è spezzato anche l’ultimo filo di volontà che stoico non voleva cedere. Sono stanco di lottare contro avversari che non vogliono sentire ragioni e che già so che non mi lasceranno scampo.
Sono più di sei mesi che non faccio altro.
Questo fottutissimo umano è arrivato al limite. In un modo o nell’altro datemi un po’ di pace, adesso basta…
Torno con lo sguardo a quelle due ametiste brillanti che ardono di rabbia.
Sento la mano di Rose afferrare la mia e farla affondare energicamente sul suo seno. Le mie emozioni e le mie sensazioni sprofondano definitivamente nel caos più totale.
«Mi senti?… Questa sono io! Sono davanti a te! Basta questo all’umano che hai dentro per essere comprato?! Chi sei? Cosa sei veramente??? Dimmelo!!! Da domani tu sarai nelle mie mani ed io nelle tue. Non ci sarà più spazio per queste stronzate. Decidi ora chi vuoi essere! Un umano, un Elfo Cremisi, un’Elfa… Chi vuoi essere? Rispondi!!!»
«Rose… sono stanca… sono stanco… sono… non so più neppure io chi sono… Ti prego… falla finita… non ne posso più… fai quello che vuoi di me… basta che mi lasci stare…»
«Troppo comodo brutta stronza! Sei veramente così codarda? Non hai proprio nulla da perdere se non quell’inutile senso di vergogna? Deciditi!!! Chi vuoi essere???»
Mi scatta come una molla, un brivido freddo come il ghiaccio mi corre lungo la schiena. Quel “non hai nulla da perdere” suona alle mie orecchie come un siringone di adrenalina ed una scarica di defibrillatore.
Il braccio libero mi parte in automatico. Un movimento ampio e fulmineo tanto da percepire la resistenza dell’acqua sulla mano aperta.
Il suono secco e sonante dello schiaffo che le assesto preciso sulla guancia arriva prima di rendermi conto di averlo sferrato.
Per un momento Rose rimane interdetta e si ritrae di poco. La rabbia nei suoi occhi però di colpo svanisce.
Ci osserviamo immobili, ha l’espressione seria, impassibile, indecifrabile.
«Se hai trovato la tua risposta puoi anche lasciarmi la tetta…»
Le butto le braccia al collo e la stringo nel più possente e dolce degli abbracci.
Piango disperatamente avvinghiata a quel sottile strato di pelle che ricopre un inamovibile monolite duro e resistente come l’acciaio. Con un filo di voce le sussurro all’orecchio le uniche parole che ho chiare nella testa:
«Sono Elf, stupida…»
Nel calore di quell’abbraccio il monolite lentamente si scioglie, riesco finalmente ad affondare le dita in quei muscoli che diventano la cosa più morbida e piacevole che abbia mai toccato. Dopo un sospiro sento le sue mani accarezzarmi la schiena e le sue braccia avvolgermi.
Avevo ragione, se dovessi morire vorrei proprio farlo così!
«Finalmente ti sei decisa… Facciamolo allora!»
«Rose accidenti, c’è Liz che nuota poco distante da noi… che ti salta in mente?!»
«Salviamo il mondo! Imbecille!!!!»
A trarmi in salvo da una morte violenta ci pensano due orecchie pelosine che spuntano da dietro la schiena di Rose:
«Sorellona… Rose… State giocando alla lotta senza di me?!»
«Sei arrivata al momento giusto Liz, stavamo giusto iniziando adesso!»
Rose non termina neppure la frase. Scendendomi di dosso mi afferra per un braccio ed una gamba e come fossi uno scatolone vuoto mi scaraventa malamente in aria. Cado al centro della vasca, di pancia. Un male cane!
«Siiiiiiiiii!!! Che bello! Fai fare i tuffi anche a me Zia Rose!!!»
«Vieni un po’ qui… Hopla’! »
«Wooooooohhhhh!!! Bombaaaaaa!!!»
Rose, con riguardo e cura, lancia Liz poco distante da me. Ben raggomitolata, al contatto con l’acqua, alza una marea di spruzzi. Ancora un po’ stordita dalla spanciata ne vengo investita in pieno.
Rose, a bordo vasca, se la ride di gusto. In qualche modo la sua impenetrabile corazza si sta aprendo, quando fa intravedere qualche sprazzo di spontaneità è davvero di una bellezza disarmante.
«Ancora Zia Rose, ancora!»
«Adesso è meglio se ci incamminiamo, ormai sarà quasi pronta la cena. Avanti, usciamo…»
«Uffaaaa!!! Di già?! Altri cinque minuti…»
«Dai, dai… Veloci! Andiamo. »
Rose si mette in piedi a metà gradinata, con una mano sul fianco e un braccio steso in avanti ci invita a precederla. Liz imbronciata si avvia per prima verso l’uscita della vasca, io la seguo.
Rose è lì, completamente nuda. Chiaramente aspetta la mia reazione al passarle davanti. Senza dire una parola squadro quella bronzea statua dalla testa ai piedi soffermando poi il mio sguardo dritto nei suoi occhi.
Non provo più vergogna a guardarla, non sento più il bisogno di nascondermi dietro ad un patetico senso del pudore. Sento di poterle portare rispetto perché é lei: Rose.
Lei, in tutto il suo splendore, in tutta la sua forza, in tutta la sua volontà, in tutta la sua risolutezza.
Appena le passo davanti un sorrisetto di compiacimento le si stampa sul viso.
«Hai visto che ce la puoi fare?»
«Cos’era?! Un test? »
«Vedila come vuoi basta che non ci prendi gusto…»
SCIAFFF!!!
«Kyaaaaaaahhh!!!!»
Un sonoro schiaffo sul culo mette alla prova la tonicità del mio povero ed ignaro sedere elfico. Emetto il secondo urlo più ridicolo della storia.
«Vaffanculo Rose!!!»
Di risposta mi fa il verso facendomi l’occhiolino e sfoggiando un bel pollicione all’insù…
«Rivaffanculo Rose!!!»
Penso che con questa bella scenetta finalmente un passo avanti lo abbiamo fatto. Era ora, in queste due giornate ho visto e oltrepassato il limite di sopportazione un po’ troppe volte.
Vedere un po’ di luce, intravedere la speranza di poter fare riferimento a qualcuno mi toglie dalle spalle e dalla mente un macigno enorme.
Dopo tutto quello che ho passato ho il fisico stremato ma finalmente sento di potercela fare, non sono più sola. Ho il culo che frigge dolorante ma due compagne su cui so di poter fare affidamento.
Ci asciughiamo per bene ed indossiamo gli accappatoi e le ciabatte pulite. Quel Nano pensa proprio a tutto!
Usciamo dalle terme, e percorrendo il salottino vediamo Edmund davanti all’ingresso della sala da pranzo.
Ha un grembiule che ricorda vagamente quello di una Maid e a stento riesco a trattenere le risate. Chi non le trattiene affatto è Rose, anzi, rincara la dose.
«Ah ah ah ah, diavolo di un Nano, ma come ti sei conciato?!»
Sentendo le sue parole non resisto e sogghigno tentando di salvare le apparenze.
«Invece di prendermi per il culo vedete di andarvi a cambiare, la cena si raffredda.»
Veloci torniamo alle camere per poi ripresentarci dopo pochi minuti. La fame inizia a farsi sentire e dal profumino che pervade tutto il rifugio Edmund deve cavarsela bene anche in cucina.
Rose fa scivolare la grande porta a scomparsa la cui vetrata opaca non fa intravedere l’interno della sala.
«Edmund siamo qui… E anche parecchio affamate! C’è nessuno…?!»
Da dietro un piccolo bancone, sul fondo della stanza, sbuca il copricapo di Edmund. La stanza è piccola, ha solo tre tavoli da quattro e sembra più un pub che un ristorante. Trasmette però un certo senso di familiarità e calore.
«Ragazze accomodatevi sulla tavola apparecchiata, fra un secondo sono da voi. Intanto sgranocchiate qualcosa, vi ho già messo in tavola degli stuzzichini…»
Questo Nano è qualcosa di sensazionale! Ha una cura dei dettagli inversamente proporzionale al suo aspetto. Pazzesco!
Entriamo nella stanza passando in mezzo ai primi due tavoli e ci ritroviamo direttamente davanti a quello apparecchiato che è di fronte al bancone. Prendiamo posto e senza fare tanti complimenti ci fiondiamo sul cibo.
«Però! Carino qui dentro…»
«Sì Rose, devo dire che Edmund ha proprio buon gusto e sa il fatto suo! … … … Liz per diamine! Mangia piano che così ti strozzi!!! Guarda che deve arrivare ancora un sacco di roba, non ingozzarti così!»
Effettivamente non le sembrerà vero mangiare qualcosa di decente seduta e servita ad un tavolo… Sono anni che vive di espedienti e completamente sola. Fortunatamente non ho il tempo di deprimermi perché arriva Edmund con ogni sorta di ben di Dio diviso in due vassoi. Lascia tutto sulla tavola assieme a due boccali giganti di birra e una caraffa d’acqua.
«Buon appetito ragazze, se avete bisogno chiamatemi senza problemi!»
Sparisce poi dietro al bancone.
Ci diamo dentro tutte e tre come non ci fosse un domani.
Sarà la fame, sarà l’atmosfera, sarà la “discussione” che abbiamo avuto alle terme… Non so cosa sia ma in questo momento la sensazione è quella di essere tornato a casa, un anno fa, prima della malattia, seduto a cena con la mia famiglia.
Non me ne accorgo ma la nostalgia mi fa scendere una lacrima. Rose mi guarda e teneramente sorride.
«Tranquilla, se ci salviamo noi si salverà anche chi hai lasciato indietro…»
Mi asciugo frettolosamente le lacrime e guardandomi le mani abbozzo un timido sorriso.
«Lo so Rose… Per questo resisto. Sono io che comunque non avrò via di scampo…»