Seguiamo Katya che ci fa strada. Uscendo dalla stanza Plaoo si sofferma un istante guardandosi indietro.
«Accidenti, non si erano mai spinti così fino al cuore della città… Per arrivare qui in così poco tempo, e così ben organizzati, devono vedere in Elf una minaccia dalle dimensioni spropositate. Se il solo sospetto di averne perso il controllo li ha fatti attivare così velocemente significa che di lei non abbiamo visto ancora nulla… Come avranno mai fatto a creare un’arma così?!…»
«Direttore noi dobbiamo andare… Sarà mia cura prelevare le Neko dal rifugio e farle pervenire domani mattina all’alba nel suo ufficio. C’è un bel po’ di fermento lì sotto… non sarà facile uscire senza dare spiegazioni!»
Mentre Plaoo torna nel suo ufficio noi con passo veloce ci incamminiamo per le scale. Rose è davanti a me, distinguo chiaramente un lungo sospiro. La sua faccia è seria, concentrata. Senza neppure voltarmi stendo il braccio indietro aprendo la mano e Liz in silenzio me la afferra saldamente. Percorriamo la prima rampa di scalini e già inizio a sentire il brusio provenire dalla sala principale. Appena Katya appare nel salone, si scatena l’inferno.
«Che diavolo sta succedendo?!»
«Chi è quell’Elfa? Rose, è impossibile anche per te averne stesi tre da sola!!! Cosa è successo lì dentro?!»
«Avete sentito?! Si dice che abbia costituito un Party con quelle due…»
«COOOOSAAAA?!?!?!»
Per un istante il frastuono causato da tutte quelle grida confuse si placa per lasciare spazio ad un silenzio irreale, la notizia che Rose sia entrata in un Party lascia tutti basiti.
Katya approfitta della situazione per prendere la parola: «Calma signori… già domani mattina potrete leggere quanto é accaduto sul rapporto ufficiale. Ora cortesemente lasciateci passare…»
Dicendo così allunga la mano verso le sue colleghe al bancone che le passano una grossa borsa, scosta la transenna che divide la reception dalla sala e per prima si addentra in quel mare di folla. Stringo forte la mano di Liz, abbasso la testa e con lo sguardo a terra seguo Rose.
Quegli energumeni armati e dalle facce poco rassicuranti, al passaggio di Katya, si scostano quasi intimoriti. Rose guarda fissa in avanti, seria, come fosse da tutt’altra parte. Ha l’aria imperturbabile e lo sguardo ermetico, dura come una roccia e fiera procede per la sua strada. In questo momento ho una morsa allo stomaco tale da farmi bruciare gli addominali. Arrivate a circa metà del salone sento la mano di Liz fare resistenza per poi improvvisamente scivolare via.
«Miaoooooowrrr!!!»
Mi giro di scatto e uno degli energumeni sta tenendo Liz sollevata da terra per la coda.
«Hey Rose! Te la fai anche con i gatti ora?! Se ti serve compagnia non hai che da chiedere…»
Katya si ferma e, girandosi, fulmina con lo sguardo il tizio.
Rose si volta, guarda il tipo con aria di sufficienza, poi guarda Liz e sta immobile senza dire nulla, ma il problema a questo punto sono io…
La mia visione inizia a sovraesporsi, tento di resistere al richiamo dell’istinto ma la voglia di tagliare un braccio a quel cretino è sempre più limpida dentro di me.
La mano di Rose sulla spalla mi distrae un istante prima di sentire il tonfo nella testa. La pietra azzurra di Plaoo mi illumina prepotentemente le tette mentre Liz, con voce determinata ma pacata, parla penzolando a mezz’aria.
«Mettimi giù… Togli quelle luride mani dalla mia coda…»
«Fredrik, ti conviene ascoltarla…»
Dicendo così Rose si gira e fa cenno a Katya di proseguire. Il tizio, un po’ spaesato, alza ulteriormente Liz portandola a livello del viso.
«Micio micio, ahahah… Cosa dovrei fare io scusa?! Ma guarda te! Fai anche la spavalda!!! Ahahahah!!!»
Gli occhi di Liz iniziano ad accendersi coronandosi di cremisi, mentre la faccia le si contrae in un ghigno sadico e terrificante
«ROOOARRRR!!!»
Sbarro gli occhi e faccio un passo indietro proteggendomi istintivamente il viso con le mani. Cazzo che spavento!
Un ruggito agghiacciante fa scendere nuovamente la sala nel più assoluto dei silenzi.
Il tizio molla la presa e indietreggiando cade sedendosi a terra, incredulo e più spaventato di me.
Liz non fa neppure in tempo a toccare il pavimento che con un balzo gli è già sopra al petto, si ritrova steso con una spada alla gola e una sugli zebedei.
«Liz fermaaaaa!!!»
«Sorellona, ha cominciato lui! Mi ha preso per la coda, fa tanta bua lì! L’ho anche avvertito che mi lasciasse subito…»
«Liz lascia stare, vieni da me dai…»
«Prima lo sistemo un attim…»
«Liz!!! Non fare storie! Ti ho già detto di venire immediatamente qui!»
Per un momento mi sembra quasi di riprendere mia figlia.
Il tipo a terra si sta sciogliendo in un lago di sudore, inizia a tremare. Liz per qualche secondo mantiene la posizione fissandolo, ha uno sguardo terrificante.
Il tempo sembra non passare più, la tensione sale alle stelle, cerco di deglutire ma la salivazione è azzerata. Dall’espressione “Fredrik” è messo molto peggio di me. Mentre Liz lo tiene immobilizzato con la sola posizione delle spade, vedo i suoi occhi annacquarsi. È ad un passo dal piangere o farsela addosso. Non posso biasimarlo, centoventi chili di muscoli surclassati dalla mia micetta!
Finalmente Liz rinfodera le spade, con un balzo all’indietro scende dal petto del tizio venendo verso di me.
Avvicinandosi mi guarda sconsolata, ha la testa bassa e gli occhioni lucidi.
«Scusa Sorellona non volevo farti arrabbiare, è stato lui che…»
Liz mi si stringe alla vita con un abbraccio fortissimo. Le accarezzo dolcemente la testa.
«Tranquilla cucciola, non è successo niente. Mi raccomando però, quando ti dico una cosa non devi fare la disubbidiente… Ok?»
Liz annuisce mentre struscia il viso sulla mia pancia, è di una tenerezza disarmante. Si ferma un secondo, si gira verso il tizio, con un dito si tira giù la palpebra e gli fa le linguacce.
La scena è talmente surreale che stento a mantenere i nervi saldi. Mi sto facendo violenza per riuscire a darmi un tono. Ho lo stomaco sottosopra e non capisco se vorrei prima piangere o vomitare.
Ormai ho realizzato che con Liz funziona così. Mi ha pienamente riconosciuto come figura genitoriale ma con lei è estenuante mantenere questo ruolo.
In queste situazioni sarei io la prima a volermela dare a gambe levate!
Rose con la coda dell’occhio ha osservato tutta la scena e abbozza un sorriso con tanto di risatina.
«Se a qualcuno servono altri dettagli chieda pure al gatto… Ah, si chiama Liz!» dicendo così dà una scrollata a Katya che, ancora attonita, stenta a realizzare cosa sia successo di preciso.
«S…Sì… Venite, andiamo…»
Prendo la mano di Liz e finalmente, con la Gilda completamente ammutolita, riusciamo ad uscire dalla porta principale.
L’aria fuori è fresca, le tre lune dominano dall’alto la città imbiancandone le mura con il loro tenue pallore. La città è deserta, muta. Sembra quasi anch’essa in guardia, pronta ad affrontare un imminente pericolo.
Katya prende la via principale andando verso sinistra, in direzione opposta rispetto alla grande piazza. Percorsi un centinaio di metri si ferma, si guarda intorno sospettosa e dalla borsa estrae quattro tuniche grigie e ce le porge.
«Svelte, indossate queste. Ci faranno da schermo magico in caso di sguardi indiscreti.»
Indossiamo tutte questa specie di saio e riprendiamo il cammino. Katya poco più avanti svolta a sinistra imboccando uno stretto vicolo. Dopo svariati cambi di percorso ci ritroviamo davanti a quella che esternamente sembra una normale abitazione. L’unica particolarità è la porta. La sommità arcuata la fa sembrare più l’entrata di un magazzino che l’ingresso di una casa.
«Eccoci, ci siamo…»
Katya bussa leggermente alla porta, prontamente si apre uno spioncino da cui non si intravede nulla. Prende un pendaglio dalla tasca e lo fa scivolare all’interno della fessura reggendolo per la catenina. Poi lo ritrae.
Sento un rumore di trascinamento, come lo spostarsi di una sedia. Dalla fessura appaiono due occhi rugosi e visibilmente arrossati che ci scrutano fino ad individuare e a soffermarsi su Katya.
Di colpo lo spioncino si chiude, ancora un rumore di trascinamento e poi quattro scrocchi. La porta si apre e Katya entra velocemente, con un cenno eloquente della testa ci esorta a fare lo stesso. Appena siamo all’interno la porta si richiude alle nostre spalle. Con una piccola scaletta di legno in mano ci viene incontro quello che ha tutta l’aria di essere un Nano. Ha una corporatura possente e la faccia tonda nascosta da una lunga barba bianca che fa un tutt’uno con i capelli. Indossa un copricapo di stoffa che ha più l’aria di essere un elmetto che un cappello.
È troppo buffo e non riesco a togliergli gli occhi di dosso.
«Ragazzina, invece di fissarmi metti quel dannato braccio avanti! O vuoi che te lo sollevi io?!»
Effettivamente le altre sono tutte con il braccio sinistro teso in avanti.
Il Nano, da un sacchettino che tiene al collo, estrae una pietra tonda che sembra la versione miniaturizzata della Grande Sfera, la alza e l’avvicina a noi.
Nei polsi compaiono le nostre Aure Vitali, sono però tutte bianche, non mostrano il colore del livello.
«Neko, tre elementi… Sembra tutto in regola. E tu?! Cos’è quell’Aura in più?!»
Rose prontamente lo ferma prima che possa fare altre domande.
«Se è tutto a posto possiamo entrare? Domattina la sveglia sarebbe prestino…»
«Hey, Elfa Oscura, non cambi mai vero?! Passano appena una cinquantina di anni e già ti dimentichi degli amici?!»
«Edmund?… Sei proprio tu?!»
«No, sono mio nonno… Gran pezzo di Elfa, come va? È una vita che non ci si vede! Dai, entrate… Dovete averla combinata grossa per essere qui!»
Un fuoco azzurro definisce il contorno di una porta sul muro che fino ad un momento prima era completamente liscio, il passaggio si apre e ci ritroviamo davanti a quella che sembra la reception di un albergo.
Katia sta ferma e ci guarda entrare.
«Bene, io mi congedo. Come da disposizioni della Gilda assicuri l’accesso a tutti i serviz…»
«Tranquilla Katya, per Rose lo avrei fatto comunque. Dì pure a quel vecchiaccio che può stare tranquillo. Queste tre signorine, per questa notte, sono al sicuro!»
«Bene, ci vediamo domani all’alba, dovrò tornare a riprenderle…»
«A domani Katya, aspetta che la porta magica si chiuda dietro di noi e poi puoi uscire tranquillamente in strada dal portone principale.»
La porta si chiude e si sigilla sparendo su quello che nuovamente torna da essere un muro privo di aperture.
«Bene ragazze, qualsiasi cosa vi serva io sono qui, al bancone. Le stanze sono sul corridoio alla vostra sinistra, tutte singole, scegliete quella che più vi aggrada. Lì avanti c’è la sala da pranzo e a destra, dopo il salotto relax, se volete c’è anche l’area termale.»
«Penso che prima di cenare io andrò a farmi un bel bagno… È stata una lunga giornata. Voi due che fate? Soprattutto tu Elf… Non vorrai restare in quello stato?!»
Effettivamente ho addosso tutti i colori ed i profumi del mondo, non darmi una ripulita è fuori questione.
«Nelle camere trovate già gli accappatoi e tutto il necessario per usufruire delle terme. Mettete i vestiti nell’armadio azzurro e infondete un po’ di energia magica alla porta: in dieci minuti troverete tutto pulito!»
«Grazie Edmund, dopo cena mi spiegherai come il migliore dei Nani Forgiatori adesso gestisca un rifugio della Gilda…»
«Ah Ah Ah… e’ una lunga storia! Adesso andate, fra un’ora è pronta la cena.»
Ci incamminiamo nel corridoio a sinistra, Rose si ferma sulla prima stanza, io senza tanto pensarci mi accingo ad entrare su quella di fronte. Qualcosa mi frena tirandomi per i vestiti.
«So… Sorellona, posso dormire con te?»
Liz mi guarda con quegli occhioni angelici e io vado direttamente in tilt da dolcezza assoluta. Il diabete mi vola alle stelle!
Dalla reception arriva il colpo di grazia
«La seconda stanza a sinistra ha il letto ad una piazza e mezza!»
«Vieni cuccioletta, non vedevo l’ora che me lo chiedessi!»
Apro la porta e Liz entra zompettando felice, Rose ci fissa un attimo prima di chiudersi nella sua stanza.
«Ci vediamo qui fuori, vedete di fare presto che fra un’ora si cena…»
«Agli ordini Capo!»
Entro anch’io e chiudo la porta. La stanza è molto semplice ma curata. Un bel letto grande a ridosso della parete in centro della stanza, una scrivania sulla sinistra, un armadio sulla destra seguito da un altro armadio più piccolo e azzurro che dovrebbe fungere da “lavatrice”.
Liz non perde tempo e si spoglia per indossare veloce l’accappatoio e le ciabatte che trova sopra al letto, prende i vestiti e li appende nell’armadio azzurro.
«Presto Sorellona che Rose ci aspetta!»
Mi guardo intorno, apro l’armadio “normale” e fortunatamente trovo un altro kit da bagno. Il Nano sa il fatto suo!
Mi spoglio, indosso accappatoio e ciabatte, metto i vestiti in lavatrice, la chiudo e faccio per uscire.
«Ehmmm… Sorellona… Dovresti attivare il coso… sì… questo robo che lava i vestiti…»
«Ah, giusto! »
Appoggio le mani sull’armadio e lascio defluire un po’ di energia, non capisco ancora molto bene come, ma funziona. L’armadio emette uno strano suono, sembra che dentro ci sia un gatto che gratta per uscire. Vabbè… Evito di farmi domande, faccio finta di niente ed usciamo. Sul corridoio, appoggiata alla porta della sua stanza, c’è Rose che ci aspetta. Che strano… avrei giurato che ci avrebbe preceduto. Di questo sono piacevolmente sorpresa!
«Ma quanto vi ci è voluto?! Stavo per andarmene. La prossima volta vedete di non farmi aspettare!»
Rose si incammina, io e Liz, seguendola in silenzio, ci scambiamo uno sguardo complice. Finalmente il ghiaccio inizia un po’ a sciogliersi!
Passiamo davanti al bancone dove apparentemente sembra non esserci nessuno. Rose si gira di scatto.
«Pervertito di un Nano se provi a sbirciare ti taglio le palle e te le servo per cena! Ricorda che c’è anche una ragazzina con noi!»
Rose per fortuna che c’è anche una ragazzina… e poi chiami me “principessa”!?!
Da dietro la reception si sente una voce.
«Tranquilla Rose, adesso sono un Nano rispettabile che gestisce un rifugio, ho chiuso con quella vitaccia!»
«Sì… Sì… Come se non ti conoscessi. Se ti salta in mente qualche idea strana guardati in basso e pensa a quello che potresti perdere.»
Rose portandosi una mano alla bocca emette una strana risatina, Edmund fa sbucare la testa da dietro il bancone.
«Sì, sì… Guardo in basso… Vaffanculo Rose!»