Inversione di ruoli
“Scarry Farm Halloween alla Knott’s Berry Farm. Vi aspettiamo numerosi. Scegliete il vostro look. Il più spaventoso vincerà una crociera nel Mediterraneo!”
Fantastico!!!
Iris sorseggiava il suo cappuccio di soia rigirando tra le mani il volantino della festa di Halloween, fantasticando già sul suo costume.
Potrei vestirmi da donna serpente. Quello non l’ho mai fatto. Vampiro? già dato l’anno scorso e due anni fa. Gatto nero? non sono abbastanza in forma. Un personaggio di un anime? No, quello me lo tengo per il Comicon. Devo andare a vedere al negozio di stoffe, o chiedere alla mamma se ha ancora delle bobine in cantina! Scrivo subito sul gruppo per vedere chi è libero!
<<Stai pensando di andarci?>>
Iris sobbalzò. Roland se ne stava in piedi dietro di lei a sghignazzare.
Per lo spavento era quasi caduta dalla sedia. Odiava che la si avvicinasse di soppiatto, soprattutto quando era sovrappensiero.
<<Maledizione Roland!>>
Si mise le mani tra i capelli e inspirò forte per riprendere fiato.
<<Che è successo? Non dirmi che ti ho spaventato…>> Roland si tratteneva a mala pena
<<Va al diavolo! Lo sai che non mi piace…Sei fortunato che non ti stia prendendo a sberle>>
Roland scoppiò in una risata sonora e beffarda.
<<Deficiente!>>
Iris era furibonda: si alzò, posò tutto nella borsa e con la tazza in mano si diresse verso il bancone per restituirla al barista e pagare il suo cappuccio.
<<Non hai di meglio da fare che importunarmi?>>
<<L’ultima volta che ti ho importunato sei finita nuda, ansimante e semi svenuta sulla scrivania del mio ufficio, se non mi ricordo male…>>
Iris smise di respirare per qualche secondo e il suo viso si tinse di carminio.
…
Non le uscivano le parole dalla bocca, i suoi pensieri erano un turbine di immagini di loro due nudi, contorti in spasmi di piacere e orgasmi paradisiaci.
…
<<Cosa ci fai qui?>> Riuscì a dire, infine.
Dì che sei qui per me, ti prego, dì che sei qui per me!
Iris continuava ad avere il suo eloquio interiore senza proferire parola.
<<Stavo passando e ti ho vista: volevo solo salutarti. Qui siamo fuori dall’università: pensavo che visto il contesto meno “costrittivo” avremmo potuto farci una chiacchierata da buoni amici senza doverci preoccupare dei nostri reciproci ruoli>>
Veramente non mi dispiace affatto il giocare al professore e alla studentessa con te, purché si finisca entrambi appagati e soddisfatti…
Roland indicò il volantino che Iris aveva ancora in mano.
<<Allora, stai pensando di andarci?>>
Perchè vorresti che ti invitassi?
La curiosità prese il sopravvento sull’imbarazzo
<<Perchè lo chiedi?>>
<<Ne stanno parlando tutti i miei studenti e anche i colleghi, sembra che sia un evento niente male…>>
Quindi me lo hai chiesto solo per essere sicuro che io sappia qual’è il ruolo che devo interpretare se dovessimo incontrarci là, perchè tu sarai con i tuoi colleghi…
<<In effetti, lo è. Tutto il parco è stato adibito a scenario horror: saranno tutti in costume e il premio per il miglior costume è una crociera sul mediterraneo. Non ho la presunzione di vincere, sicuramente vincerà il premio chi ha abbastanza soldi da potersi permettere di pagare una sarta che gliene cucisca uno. Però adoro le feste in maschera, da sempre! Ci sarà anche un padiglione dell’occulto…>>
Mentre Iris descriveva a Roland le meraviglie dell’evento, una sola domanda continuava a rimbombarle in testa: Cosa vuoi da me?
<<Da cosa ti vestirai?>> Le chiese lui, interrompendo il treno di informazioni.
Me lo sta sicuramente chiedendo in modo tale da potermi riconoscere da lontano e prepararsi a recitare il suo ruolo alla perfezione davanti agli altri professori
<<Non so ancora a dire la verità…In ogni caso se alla fine decidessi di andarci con i tuoi colleghi e ci incontrerà, lo vedrai!>>
Roland si ammutolì. Anche la sua espressione cambiò. Sembrava imbarazzato o che si sentisse in colpa.
Fai bene a sentirti in colpa brutto idiota! Non puoi farmi avere orgasmi multipli in orario accademico nel tuo ufficio solo perché mi hai vista parlare di te con un tizio qualunque e poi non rivolgermi la parola per due settimane.
Iris non aveva intenzione di farsi coinvolgere di più di quello che aveva già fatto l’ultima volta che erano rimasti soli…A sguardo basso gli passò oltre e si diresse a grandi passi verso il centro commerciale.
Chiediglielo! Avanti….Brutto idiota, chiediglielo! “Posso venire con te?” Non ci vuole tanto…
Iris stava millantando tutti i padiglioni, le attrazioni e le attività dell’evento al Knott’s Berry Farm.
Roland aspettava il momento giusto per fare la proposta ad Iris: se avesse potuto fare uno schizzo animato del momento, dalla bocca della ragazza sarebbe scrociato un fiume di parole senza argini e lui sarebbe stato un povero omino che cerca di respirare travolto dalle acque dell’esondazione.
Falle una domanda a caso, una qualsiasi…
<<Da cosa ti vestirai?>>
Ora mi coinvolgerà nel processo decisionale del costume. Mi chiederà da cosa mi vestirò e a quel punto posso risponderle “Dipende da quello che indosserai tu”. Così quando lei rimarrà ammutolita dalla domanda posso farle capire che il mio intento è quello di sapere quello che indosserà così da avere il costume abbinato. A quel punto le sarà ovvio il fatto che voglio andarci con lei.
<<Non so ancora a dire la verità…In ogni caso se alla fine decidessi di andarci con i tuoi colleghi e ci incontrerà, lo vedrai!>>
Cazzo!
Se adesso le chiedessi di venire con me lei risponderebbe di No, perchè non vorrebbe mettermi in una posizione scomoda, dal momento che è convinta che ci vada con i miei colleghi…Non avrei dovuto menzionare la storia dei colleghi…Maledizione…Se ne sta andando. Fermala, accidenti a te!
<<Conosci un posto dove comprare il costume per Halloween? Io non sono mai andato ad una festa in maschera…avrei bisogno di un consiglio. Tu sei molto più creativa di me: ti andrebbe di aiutarmi?>>
Iris interruppe la sua avanzata, e respirò forte prima di voltarsi: aveva ancora il viso in fiamme.
L’ho messa in imbarazzo? Non sa come dirmi di no?
<<Roland…cosa vuoi veramente da me?>>
Voglio te!
Non avrebbe mai potuto dire quelle parole ad alta voce. Non dopo l’ultima volta che erano stati insieme. Ricordava bene la sensazione di lei febbricitante e languida nella penombra del suo ufficio. Ricordava ogni singolo tremore causato dal suo tocco. La sua bocca aperta e turgida e i suoi occhi pieni di lussuria e semichiusi per l’estasi. Erano passate tre settimane e lui doveva mettersi in pari con il lavoro. Non l’aveva cercata, semplicemente perché non sapeva come affrontare la situazione e si era buttato nel lavoro per tentare di distrarsi. Ma quando l’aveva vista al chiosco del bar quella mattina non ce l’aveva proprio fatta a passare oltre senza fermarsi a parlarle. Sembrava ci fosse una potente calamita: più le stava vicino più l’attrazione diventava forte e il bisogno di possederla diventava imminente.
Si era preparato una serie di frasi allusive e giochi di parole per indurla a capire quello che voleva.
Al solito, però, non aveva preso in considerazione la sua schiettezza.
Adesso, tutto il suo pianificare e progettare si era miseramente reso inutile. Lei lo guardava con lo sguardo fisso, limpido e senza remore, quello di chi esige una risposta netta e sincera, per quanto imbarazzante avrebbe potuto essere.
Lui non era mai riuscito a sottrarsi a quegli occhi trasparenti. Era quello che adorava di lei.
Deglutì forte.
<<Tu non hai mai amato i giochetti di potere, vero? Ad eccezione delle occasioni in cui sei tu a concedere all’altro di averne su di te…>>
<<Cosa?>> Iris sembrava confusa, ma Roland sapeva per certo che aveva colto il messaggio.
<<Mi dispiace di non essermi fatto sentire dopo quella volta. Non volevo affrontare la situazione. Non sapevo cosa pensavi di me. Cosa provavi per me. Se ti fossi pentita o no di quello che abbiamo fatto insieme. Se mi ritenevi uno stronzo manipolatore o se invece ritenevi te stessa una zoccola per esserti fatta sedurre nell’ufficio del professore>>
Gli occhi di Iris erano due pozze, le pupille dilatate, il mento in alto e fiero, la schiena dritta e impettita di chi sa di essere in una posizione di superiorità morale, le gote rosse e tese. Sembrava una regina sul trono che ascolta le suppliche di un suddito.
Dio, è così che mi sento?
<<Io non so cosa voglio da te a lungo termine. Ma so quello che voglio da te per il momento>>
<<Sarebbe?>>
<<Voglio che usciamo insieme, voglio parlare con te, voglio che ci comportiamo come due amici…>>
<<Vuoi che siamo amici?>>
Avanti Roland, non le stai dicendo tutta la verità…non essere codardo!
<<Voglio che siamo amici, che ogni tanto si lasciano andare a sessioni di sesso sfrenato, entrambi consapevoli del fatto che il sesso tra noi è particolarmente strabiliante>>
Mentre lo diceva non poté trattenersi dall’avvicinarsi: la sua altezza era talmente minuta che lui la sovrastava, ma si sentiva comunque come chi pone lo scettro del potere in mano alla propria sovrana.
<<Voglio che tu sia di nuovo mia>>
Lo sguardo di Iris si irrigidì ancora di più. Lei voleva la reciprocità. Non c’erano dubbi su questo.
Poteva, lui, concedergliela?
<<Fino a che non ti stancherai di nuovo e te ne andrai? Non ho bisogno di affezionarmi a qualcuno che so per certo se ne andrà, quando avrà ottenuto quello che vuole. Ci siamo già passati. Non credo che sia una buona idea>>
<<Tu non mi hai più cercato, quando sono tornato dal mio viaggio!>>
<<Tu mi hai ripetuto alla nausea che quando te ne saresti voluto andare io non avrei dovuto rincorrerti, perchè la tua ex ti aveva stalkerato alla nausea e non avresti potuto sopportare un’altra che ti obbligasse a rimanere quando non volevi>>
<<Avevo bisogno di tempo, per capire…>>
<<Cosa? Per capire cosa?>> Iris ora era furiosa.
Avresti potuto dirmelo che “rincorrerti” non avrebbe implicato il “chiamarti di ritorno dal tuo viaggio”…Deficiente!
Certo che quando mi ha proposto la relazione “amica con cui esplorare il mondo del bondage, senza legami, senza smancerie!” è riuscito ad essere molto chiaro!
Ti rendi conto di quanto sono rimasta sotto a quella storia brutto imbecille?
Che diavolo dovevi capire? Ho fatto la brava. Non ho preteso niente di più di quello che mi ha concesso. Adesso sarebbe colpa mia se non ci siamo più visti? Se è colpa mia perché mi sento io quella mollata?
<<Avevo paura che mi stessi affezionando troppo. Avevo paura di cacciarmi in un’altra relazione senza essere pronto a farlo. Dovevo capire se fossi in grado di stare senza nessuno e di concentrarmi su me stesso>>
<<Avresti potuto dirmelo…Non ho mai preteso nulla di più di quello che tu eri disposto a darmi. Ti ho promesso che ci sarei stata per te da amica…Se avevi paura di farmi del male, sparire dalla circolazione senza neanche una spiegazione non è stato un modo per dimostrarlo!>>
<<Hai ragione! Ti chiedo scusa. Dammi la possibilità di rimediare>>
Gli occhi di Roland si erano fatti neri come la pece e bruciavano dentro quelli di Iris.
Lei sapeva che dietro quello sguardo c’era un mondo di promesse cariche di sensualità.
<<Non so se posso fidarmi di te di nuovo>>
Roland si fermò un attimo a riflettere. Poi, le chiese di accompagnarlo nel suo appartamento.
<<Voglio dimostrarti una cosa!>>.
<<Prego, entra. Fai come se fossi a casa tua. Vuoi qualcosa da bere?>>
<<No, ti ringrazio…Allora che mi dovevi mostrare?>>
<<Tu non ne avrai bisogno magari, ma io ho bisogno di alcool>>
Iniziamo maluccio…forse dovrei andarmene!
Roland tirò fuori dalla dispensa due bicchierini da chupito e una bottiglia di sambuca dal frigorifero. Iris si accomodò sul divano davanti al mobile del salotto.
Non era una casa particolarmente grande ma abbastanza graziosa e spazialmente ben distribuita. Aveva un enorme balconcino da cui si sentiva il profumo dell’Oceano.
Il sole era alto ma le tende erano tirate: Roland non aveva mai amato la luce accecante: preferiva di gran lunga la penombra.
Che diavolo ci faccio qui?
Roland finì due chupiti a goccia lasciando quello per Iris intatto.
Forse allenterebbe la tensione.
Iris bevette il suo bicchierino lasciando che il bruciante calore dell’amaro al gusto di sambuco le riscaldasse la gola e il petto.
Roland la guardava, come se la stesse studiando.
<<…>>
Iris provò a parlare, ma non riuscì. Cominciò ad avvampare.
UN sorriso smaliziato fiorì sulle labbra del ragazzo: <<è raro vederti ammutolita e imbarazzata…è molto interessante>>
Iris non riusciva a sostenere il peso del suo sguardo.
Roland si alzò e lentamente spostò la sedia accanto a lei. Le prese una delle mani che lei teneva strette sulle gambe e la portò alla bocca.
Queste labbra…quante volte ho sognato di poterle baciare di nuovo in questi anni…e ora sono qui sotto le mie dita…eppure mi sembra di non avere il diritto di toccarle, di reclamarle come mie…perchè?
Roland la portò in camera con sè e si sedette sul bordo del letto. Tremava, stava per fare una cosa che non pensava di poter chiedere mai ad una donna, non esplicitamente almeno…ma si ricordava la prima volta che erano stati insieme lui ed Iris, quando la mattina dopo si era abbandonato sotto il suo tocco e aveva pensato di poter rimanere lì per sempre a farsi accarezzare da lei, a farsi stuzzicare, provocare e poi sentirsi negato il piacere di allungare le mani per toccarla.
Aveva gli occhi di una predatrice che pregusta la conquista del pasto: moriva dalla voglia di essere guardato di nuovo così…
Si mise le mani di lei sul proprio viso, mentre lei confusa cercava di capire cosa le stesse chiedendo.
Non riusciva a parlare, non riusciva a dare voce ai suoi desideri. Continuava solo a guardarla negli occhi con la speranza che lei riuscisse a leggervi dentro il suo bisogno.
Le lasciò le mani e sedette immobile e in attesa come un condannato.
Iris: fammi tuo!
Non seppe se fosse riuscito a dire quelle parole ad alta voce, ma qualcosa negli occhi di lei cambiò appena lui finì di pensarle.
I lineamenti del viso di lei si addolcirono facendo emergere un colorito meraviglioso sulle sue guance e un sorriso a fior di labbra che gli fece quasi fermare il cuore.
Il membro di Roland sobbalzò sull’attenti come se fosse stato attivato da un bottone. Il sorriso di Iris si allargò giocoso: lo sguardo compiaciuto della ragazza fu accompagnato da una risatina soffocata.
Adorava giocare con lei
<<Vedi? Capisci che è un problema averlo così tutte le volte che mi stai vicino?Il Primo giorno che ti ho visto in classe ho dovuto aspettare che fossero tutti usciti per alzarmi o avrebbero visto che razza di inconveniente avesse innescato il solo vederti seduta in quell’aula!>>
Le disse
Iris fu stupita dalla confessione: era meraviglioso guardarla negli occhi. Poteva anche non parlare: ogni sua emozione traspariva in modo così palese sul suo volto da renderla un meraviglioso libro che una volta aperto non si ha mai voglia di chiudere, finché non si è sfogliato fino all’ultima pagina.
La sorpresa di Iris lentamente si trasformò in una silenziosa accettazione, prima di sfociare in qualcosa di più istintivo e primordiale: il suo respirò accelerò visibilmente: la bocca semichiusa, le pupille dilatate. Lentamente un sorriso di sfida le apparve a fior di labbra: abbassò lo sguardo verso il vertice dello spazio a V che Roland aveva creato dalle sue gambe semiaperte, inclinò la testa di lato, e poi si morse le labbra. Nel frattempo le mani di lei erano scivolate dal volto alle spalle di lui e poi di nuovo sull’ampio petto.
Iris: fammi tuo!
Il pene di Roland si indurì ancora di più sotto lo sguardo di lei.
Quando la ragazza alzò il viso di nuovo verso quello di lui, a Roland si gonfiò il petto per la vittoria
Oh sì…è questo che volevo. Questa è la mia Iris. Dio…nessuna donna mi ha mai guardato così. Sono Tuo. Fammi Tuo!
Roland non riusciva a pensare ad altro: era fuori dal mondo e dal tempo. Voleva sentire di appartenerle, voleva essere un giocattolo sotto le sue mani, voleva essere il suo personale vibratore umano. Non voleva pensare, prendere decisioni, voleva abbandonare il controllo e perdersi in lei.
<<Mi dispiace di averle creato tutti questi problemi, Professore…>> Iris si dipinse sul volto un finto cordoglio, che fece venire a Roland la voglia di urlare.
Oh mio Dio!
La voce di Iris era roca e melliflua, se nelle sue sessioni di gioco di ruolo avesse dovuto creare un personaggio femminile, seducente, malvagio come Medusa, gli avrebbe dato quella voce: una dea bellissima che trasformava in pietra con uno sguardo. era così che si sentiva lui: pietrificato, ammaliato, prigioniero.
<<Non è colpa tua: sono io che non sono in grado di controllarmi quando sei nelle vicinanze>>.
<<Non credo che sia vero: guardati.Ora sono vicino a te e non mi sembra che tu sia fuori controllo…>>
<<Signorina: la momento sono talmente ipnotizzato dalla sua presenza che potrebbe chiedermi qualsiasi cosa e gliela concederei senza battere ciglio!>>
Iris sghignazzò soddisfatta, ma ancora un’ombra le vorticava dentro gli occhi. Roland non riusciva a capire. Qualcosa le stava frullando in testa: qualcosa che non voleva dirgli o che aveva paura di mostrargli. Eppure ogni volta che lo guardava vedeva la sfida. Sembrava che stesse testando il suo livello di condiscendenza.
Cos’è che stai cercando Iris?
Non ti darò tregua. Non sarò felice finché non mi supplicherai!
<<Davvero?>> Iris era pronta a testare la verità delle parole di Roland.
<<Non ti fidi?>>. Roland sembrava confuso. Era palese che fosse stato disorientato dal cambio di rotta della conversazione.
Quando ti accorgerai di quello che sta succedendo sarà troppo tardi per tirarsi indietro…
<<Mmm..No! Non posso essere sicura che tu mi stia dicendo la verità se non me lo dimostri…da scienziato dovresti essere d’accordo che non esiste certezza senza sperimentazione>>
Gli occhi di Roland schizzarono avanti e indietro scrutando nello sguardo di Iris. Per tutta risposta lei si avvicinò riempiendo lo spazio a V tra le gambe di Roland, incrociandogli i polsi appena dietro le spalle, raddrizzò la schiena e abbassò lo sguardo su di lui tenendo il mento in alto. Anche da seduto Roland le arrivava con la testa alle spalle, ma era abbastanza in basso rispetto a lei perchè Iris potesse guardarlo come una regina guarda il suo servo.
Roland le accarezzò le gambe dal basso, arrivando a stringerle le natiche con le mani. Iris fece come per baciarlo stringendolo a sé, ma non arrivò mai ad appoggiare le sue labbra a quelle di Roland. Le tenne a un millimetro dalle sue mentre gli prendeva le mani e gliele appoggiava sul letto accanto alle gambe.
Piegata a novanta davanti a lui aspettò che lui aprisse gli occhi e la guardasse.
<<Iniziamo con questo. Adesso tu tieni le mani qui e ti lasci spogliare. Se ti muovi io smetto! Intesi?>>
La consapevolezza e il compiacimento che lesse negli occhi di lui le pompò adrenalina in tutto il corpo.
Oggi sei Mio!
Iris ripetè la domanda sussurrandogli all’orecchio, dal momento che lui non aveva ancora risposto. Notò con piacere che il suo battito cardiaco era talmente forte da far pulsare la carotide.
<<Intesi?>>
Roland boccheggiò prima di rispondere: aveva il fiato corto e la sua voce aveva un tono più acuto del solito.
<<Intesi!>>
<<Bravo ragazzo>> Come ricompensa Iris gli leccò il collo appena sotto l’orecchio. Lui mugolò di risposta e tremò di piacere.
Se è questo che prova tutte le volte che mi arrendo a lui. Capisco perchè gli piace vedermi così!!!
Iris stava gongolando: lentamente nella sua mente si trovò a ricordare uno dei suoi sogni proibiti: quello di lei nei panni di una potente regina demone dell’inferno che tormentava i suoi prigionieri uomini legati e bendati mentre li portava sull’orla dell’orgasmo per poi fermarsi e ricominciare a stimolarli per prolungare la loro agonia all’infinito.
Voleva rendere reale quella sensazione di potere e controllo e lui le stava rendendo facile smarrirsi in quella visione.
Iniziò a sbottonargli la camicia lentamente, mentre lo sfiorava con il suo corpo, il suo viso, le sue labbra: quel tanto che bastasse perché lui potesse percepire il solletico sulla pelle ma non abbastanza perché potesse sentirne il tocco.
Roland stava stringendo con le mani il bordo del letto, respirando forte: il suo volto era quello di un uomo incatenato sulla sua pira, che agognava il calore delle fiamme
Sbottonata la camicia, disegnò sul petto di lui una fila di baci a fior di pelle dal basso del suo ventre fino al lobo del suo orecchio.
<<Anche per me è raro vederlo ammutolito, Professore…>>
Roland sorrise amaramente di risposta, intuendo che stava rigirando le sue stesse parole contro di lui!
RIdi pure Professor Archer: userò tutte le tue armi contro di te!
Per sottolineare ancora di più la minaccia velata, tirò fuori la lingua e gli leccò ogni singolo curva e avvallamento dell’orecchio. Roland ispirò forte e abbandonò la testa, che cadde mollemente sul proprio petto.
Iris era pronta ad alzare la posta in gioco.
Con l’indice gli alzò il mento.
<<Guardami!>>
SI allontanò quel tanto che bastava per essere a portata delle sue labbra e delle sue mani se si fosse mosso.
<<RIcordati: se ti muovi io smetto!>>
Iris si sciolse i capelli e li ravvivò con le mani. Inziò ad accarezzarsi in modo provocante il collo, il petto, le gambe. Poi si spogliò, lentamente.
I muscoli di Roland si tesero come corde di violino e vibrarono visibilmente sotto l’influenza della danza sensuale della sua sirena.
Iris rimase in biancheria intima davanti agli occhi bramosi e sofferenti di Roland. La ragazza avvicinò il seno alla sua bocca e glielo fece ciondolare davanti mentre con le mani, intrecciate ai capelli, gli teneva la testa ferma.
<<Mmm…ma come siamo sofferenti…>>
Roland quasi pianse. Boccheggiava come un pesce che cercava disperatamente di rituffarsi nell’acqua per poter respirare. Le catene invisibili della sua sottomissione gli vincolavano i movimenti.
Iris approfittò della bocca aperta del ragazzo per infilarci la lingua: seguì un bacio passionale e profondo, di quelli che di solito provenivano da lui e la rimettevano al suo posto quando lei cercava di ribellarsi.
Roland con forza la tirò a sé approfittando del bacio per toccare, strizzare e accarezzare con vigore e possessione qualsiasi parte scoperta potesse raggiungere, fin tanto che lei glielo permetteva.
Divertiti finché puoi…
Iris sorrise tra sé poi tirò forte i capelli di Roland, l’altra mano aperta sotto la mandibola di lui, per bloccargli la testa in alto.
Roland inspirò forte ed emise un gemito di piacere: i suoi muscoli si afflosciarono come quelli di un pupazzo, ad eccezione del pene che, meravigliosamente eretto, gonfiava il cavallo dei suoi pantaloni.
<<Ora sei mio!>>
Lentamente e a voce bassa e roca Roland rispose:
<<Sì…Sono tuo fammi tutto quello che vuoi>>
Ad Iris, quella risposta, non bastava. Vediamo se così capisci in che situazioni ti trovi
<<Mmm…sei sicuro? Perchè ho intenzione di giocare con te. Come un serpente gioca con un topolino prima di mangiarselo…Non potrai toccarmi, leccarmi o baciarmi finchè non te lo concedo, ti farò arrivare sull’orlo dell’orgasmo tutte le volte che voglio e tu non potrai ribellarti>>
Il viso di Roland era impagabile: sembrava che stesse aspettando quel momento da tutta la vita.
<<Sì…>>
<<Sì, cosa?>>
<<Sì, Signora!>>
Vittoria!!!!
Iris era così orgogliosa e inebriata da quella situazione che sentì come se il suo corpo e la sua mente fossero letteralmente posseduti dalla regina demone dei suoi sogni. Lo baciò con forza, graffiandogli gentilmente la pelle con le unghie, mordendogli il collo e la pelle della mandibola, mentre sotto di lei Roland tremava e mugolava, mentre si abbandonava al piacere.
<<Lasciati spogliare ora…>>
<<Sì, Signora!>>
Iris gli tolse la camicia e se la mise addosso: lui le aveva detto una volta che non c’era nulla di più sexy che una donna che indossava i vestiti del proprio uomo, soprattutto se l’uomo fosse a conoscenza che i suoi indumenti erano l’unica cosa che stava indossando.
Quando Roland sollevò le pesanti palpebre per guardarla, Iris perse quasi il controllo: vi lesse una fame e una lussuria così potente che voleva mettersi in ginocchio e arrendersi ad esse.
Sono in paradiso e all’inferno contemporaneamente. Se questo è un sogno non svegliatemi. Dio quant’è bella. Mia…vieni qui da me…ti voglio, adesso!
Vide Iris titubare qualche passo verso di lui: come se avesse percepito il suo ordine mentale.
Poi sbatté le palpebre, come per riprendere il controllo.
Camminò lentamente verso di lui. I suoi fianchi ondeggiavano come quelli di un felino elegante e fiero.
VIeni qui micetta…fatti accarezzare…
Roland non poteva crederci: sembrava che lei potesse leggergli nella mente. Dopo tutto, anche lui doveva essere un libro aperto, o semplicemente lei era molto brava nel percepire quello di cui aveva bisogno. Entrambe le opzioni lo spaventarono a morte.
Le sue paranoie ebbero vita breve. Lei cominciò letteralmente a muoversi come un gatto sul letto, gattonandogli intorno per mettersi dietro la sua schiena, strusciando i fianchi e le braccia su di lui.
Una volta che Iris fu alle sue spalle, gli passò le unghie sulla schiena, mentre lo accarezzava con il pizzo del reggiseno. Lentamente arrivò con la bocca al lobo del suo orecchio mentre le “zampe” continuavano ad accarezzargli il petto.
<<Miao>>
Oddio…!
<<Oddio…!>>
Iris ridacchiò. L’ho detto ad alta voce pare!
Lo fece sdraiare sul letto e si mise in ginocchio in mezzo alle sue gambe aperte.
Iris continuò a recitare la parte della gattina arrapata e nel frattempo gli tolse i pantaloni e le mutande.
Non seppe per quanto tempo continuò a giocare in questo modo: Roland era in estasi.
Aveva i brividi ovunque, quasi non sentiva più i muscoli da quanto erano tesi, la mente offuscata dalle sensazioni.
Roland piagnucolava come un bambino, ma iris pareva non aver finito la sua torura.
Si mise a cavalcioni su di lui, proprio al di sopra del suo membro gonfio e dolente.
Si è tolta gli slip…quand’è che si è tolta gli slip…maledizione!!! Uccidetemi!
Iris sorrise maliziosa e maligna, iniziò a strusciare la crana del sedere su e giù sul pene di Roland, usandolo come palo.
<<Non puoi muoverti..ricordi…puoi solo stare buono a goderti lo spettacolo!>>
Maledizione, maledizione, maledizione!
Iniziò a dimenarsi per la disperazione, ma lei gli bloccò le mani al di sopra della testa e le gambe, tenendole aperte con i piedi.
<<Ah Ah…>> Disse lei scuotendo la testa.
<<Fermo…non ho ancora finito con te>>
Uccidimi…cazzo!
<<Adesso, ti farò pentire di esserti mosso…>>
Cosa?
Iris si erse di nuovo sopra di lui a cavalcioni. Senza mai smettere di strusciare la vulva calda e gonfia sul suo ventre e sul suo pacco si tolse la camicia e il reggiseno.
Poi iniziò a massaggiarsi il seno, strizzandosi i capezzoli sotto lo sguardo bramoso e tormentato di Roland
<<Oddio!>>
Questo no ti prego…non puoi farmi questo!
Il peggio arrivò quando con una mano Iris si tintinnava il capezzolo e con l’altra iniziò a strofinarsi il clitoride ansimando.
Si stava masturbando sopra di lui e Roland non poteva far altro che assistere a quella danza crudele senza potersi muovere.
Oddio sì, ti prego, voglio vederti venire!
<<Vienimi addosso, vienimi addosso vienimi addosso>>
Non puoi negarmi questo…tutto ma non questo…ti prego!
Iris si contorse sopra di lui, il suo corpo si muoveva come se lo stesse cavalcando senza mai appoggiarsi del tutto.
Roland stava andando a fuoco. Quando Iris venne, il ventre di Roland venne inondato dagli umori caldi di lei.
Quando si accasciò sul suo petto per l’orgasmo, Roland colse l’occasione per abbracciarla e accarezzarla.
Mia, mia, mia, mia….Non te ne andrai mai da qui. Ti incatenerò al letto se necessario. Non voglio più separarmi da te. Ti amo, maledizione!
Iris si riprese dal suo torpore post orgasmico. Gli stava accarezzando il petto quando di nuovo miagolò.
Roland si mise a ridere di cuore.
Sono spacciato!…bè se devo morire così…sarà una bella morte!
la guardò negli occhi, ancora lucidi e semichiusi per l’orgasmo. La sentiva tremare.
Anche per lei non deve essere facile tenermi a distanza. Adesso sai cosa provo quando ti metto sotto!
Non vedo l’ora di vedere quanto tempo resisterai senza cedere alla voglia di saltarmi addosso…micetta! Cazzo…!
Roland fu preso in contropiede quando lei gli rimise le mani sotto la mandibola. Erano leggermente strette intorno al collo.
Roland si svuotò i polmoni di risposta.
fallo…ti prego fallo!
Mio…!
Un momento…più stringo le mani intorno al collo più sento il suo pene che sobbalza. Non vorrà…non posso farlo. Gli farò male…forse ho capito male!
Roland coprì la mano di Iris con la propria e la spinse ancora di più contro il suo collo.
<<Fallo…>>
Rolandi espirò lento. Iris sentì il petto di Roland abbassarsi: sembrava stesse svuotando i polmoni.
Iris non era affatto sicura di riuscire a fare quello che lui le stava chiedendo…ma non poteva negargli quella supplica.
Titubante, la ragazza posizionò le mani in modo tale da avere il controllo della presa, senza rischiare di fargli del male. Si fece guidare da lui. Non smise mai di guardarlo negli occhi. Lui stava ansimando, ma non era paura quella che aveva negli occhi, era supplica.
<<Dimmi tu quando smettere>>
Lui fece un cenno di intesa e poi si lasciò stringere il collo da Iris.
Roland stava fremendo: l’attenzione di Iris era interamente concentrata su di lui. Avrebbe smesso al primo accenno…ma più comprendeva il potere che aveva su di lui più questa sensazione la inebriava.
Iris iniziò ad alzare la posta in gioco si mise a cavalcioni su di lui e iniziò a strusciarsi e leccargli il collo, mentre lui annaspava e si contorceva sotto di lei. Le mani di lui continuavano ad accarezzarle freneticamente il fondoschiena. Iris gli morse il collo e Roland le strizzò il sedere di risposta. Ormai Roland sembrava in preda alle convulsioni. Iris doveva smettere e concentrarsi se voleva lasciarlo andare nel momento giusto.
Cos’è questa sensazione?
Per la prima volta nella sua vita Iris conobbe a fondo la sua parte sadica. Non era frutto dei suoi sogni. Era reale, palpabile, indomabile e, che Dio l’avesse perdonata, era la sensazione di potere più soddisfacente che avesse mai provato in tutta la sua vita. Avrebbe dovuto averne paura, ma quando vide Roland con il volto contratto dall’estasi, non poté fare a meno di tirare un respiro di liberazione e soddisfazione. Decise di abbandonarsi ad essa senza timore godendosi ogni singolo spasmo di Roland, intrappolato sotto le sue mani.
Strinse ancora di più le mani intorno al suo collo finché non sentì due colpetti delle mani di lui sopra la coscia.
Immediatamente lo lasciò andare.
Roland riprese a respirare e la strinse forte a sè. I suoi movimenti erano disperati e sofferenti. Iris sentì il bisogno di controllare se stesse bene.
<<O mio Dio…è stato bellissimo…Sto bene…sei stata meravigliosa te lo giuro!>>
Roland doveva aver letto la preoccupazione nei suoi occhi.
Continuava a baciarle il volto, le labbra, la fronte. Iris continuava a fissarlo negli occhi per capire se le stesse nascondendo qualcosa, ma ci trovò solo devozione.
Sono suo, maledizione…perché diavolo ho voluto staccarmi da lei? è questo che mi sono perso per tre anni della mia vita? Che coglione!
Iris era così soddisfatta del suo esperimento che riprese immediatamente il controllo.
Roland aveva la testa completamente vuota.
Iris voleva dargli piacere ancora e ancora voleva fargli avere un orgasmo che si sarebbe ricordato da quel giorno in avanti.
<<Ma come siamo stati bravi!!>>
Disse lei ridacchiando.
<<Se hai intenzione di uccidermi, fallo… non ho le forze per fermarti>>
<<Ma come? non sei ancora venuto…credi che sia finita qui?>>
Cazzo…ha ragione maledizione…non avrà intenzione di…?!
Iris iniziò di nuovo ad accarezzarlo e baciarlo e la mente di Roland si svuotò di nuovo.
Iniziò a ridere amaramente
Voglio morire
Iris si muoveva più velocemente stavolta: scivolandogli sul petto come un gatto si mise a 69 su di lui.
Questa volta non gli bloccò le mani e lo lasciò libero di toccarla.
Iris lo fece impazzire: lo leccò e lo tintinnò. lo strinse e lo masturbò cambiando ritmo in base al respiro di Roland e ai suoi movimenti sulla sua vagina. Per ogni passata lenta della lingua di lui sulla sua guaina scivolosa era una passata lenta sul suo poderoso membro, ora gonfio e viola per l’erezione prolungata.
Continuarono così finché lei non ebbe un altro orgasmo, di cui lui si abbeverò eccitato e sconvolto.
Roland aveva la schiena inarcata: perchè quando lei venne si infilò il cazzo in bocca fino alla base stringendolo e bagnandolo per tutta la sua lunghezza.
Roland stava letteralmente urlando…non ne poteva più!
Iris era bagnata pulsante e pronta a spremerlo fino all’ultima goccia. Si rimise di nuovo a cavalcioni su di lui, stavolta impalandosi fino a togliergli il respiro.
Roland aveva gli occhi completamente riversi.
Lei lo cavalcò lentamente tenendogli le mani sopra la testa, poi progressivamente aumentò il ritmo. Roland ormai stava piangendo dall’esigenza di liberarsi, ma non avrebbe mai interrotto l’orgasmo di lei ed iris lo sapeva. Portando all’estremo la sua oncia di autocontrollo aspettò che Iris scoppiasse nell’rgasmo più bello e intenso che le avesse mai visto avere. LA schiena della ragazza si inarcò all’indietro tanto da farle quasi toccare la testa con i piedi e la sua cervice si strinse talmente tanto da fargli male.
Iris svenne su di lui.
O mio Dio…! Adesso basta non ce la faccio più!
Roland si girò baciandola, la sdraiò di fianco a lui e le aprì le gambe.
<<Adesso tocca a me!>>
Lei si riprese nel momento in cui lui affondò potente il suo membro esigente e pulsante dentro di lei.
Inspirò forte con la bocca aperta per la pienezza che le pervase i sensi. Poi si rese conto che Roland aveva approfittato del suo momento di blackout per riprendere il controllo.
<<Fammi vedere che sai fare…!>>
Roland rise malignamente…
<<Vediamo quanto dura questa tua arroganza Principessa!>>
La scopò con forza e rabbia. Con le mani al suo collo la spingeva verso il suo bacino. Ne seguirono colpi violenti ed esigenti. Iris poteva vedere chiaramente che Roland era in preda alla furia. niente poteva fermarlo in questo momento.
Iris boccheggiava e urlava di disperazione. Aveva già avuto tre orgasmi ma lui continuava a bloccarglieli stantuffando il cazzo dentro e fuori di lei.
Iris iniziò a implorare pietà…ma era consapevole che non avrebbe dovuto supplicarlo a lungo. Anche lui era al limite della sopportazione.
Vennero urlando. Entrambi in preda alle convulsioni. Entrambi completamente bagnati dalla fontana di squirt che si era riversata fuori di Iris per la potenza dell’orgasmo. Entrambi persi nelle sensazioni di quello che avevano appena vissuto. Si ritrovarono ad alternare respiri profondi a risate isteriche come finchè non si persero a guardarsi intensamente negli occhi.