L’uomo dalla giacca nera

L'uomo dalla giacca nera

Capitolo due

Sono qui già da mezz’ora… “dobbiamo parlare” e poi fa ritardo. Continuo a guardare fuori ma la strada è vuota, non sembrerebbe una sera di primavera, dove sono i ciliegi in fiore? Mi sa che ho visto troppi anime… che poi, il ciliegio sboccia in primavera?

«Ecco a lei il suo cappuccino, freddo e con un pizzico di panna.» Una donna prende dal suo vassoio una tazza, è davvero carina, ha il manico a cuore, mi ricorda qualcosa, la poggia sul mio tavolino.

«Grazie, Amanda.» Le sorrido, i miei occhi si illuminano. «Questa è la tazza che usavo da bambina, dove l’hai trovata?» Lei è la cameriera che preferisco.

«Di niente, dolcezza. Eh, eh, ho cercato in qualche vecchio scatolone ed è saltata fuori, piuttosto, chi stiamo aspettando?» Mi chiede con fare ammiccante, è sempre stata fin troppo perspicace.

«U-Un… conoscente.» Balbetto, effettivamente non ho idea di chi sia, di come sia vestito, ho solo sentito la sua voce poco fa al telefono, una bella voce, leggermente profonda ma molto decisa.

«Non cambi mai, ok, non dirmi nulla.» La donna chiude il vassoio sotto al suo braccio e ritorna dietro al bancone.

Allungo la mano verso il manico del mio cappuccino, la felpa che indosso si stende e i miei occhi cadono sul quarto di luna che ho sul polso. Scuoto la testa, con le dita afferro la tazza, scorgo l’ora sul mio orologio, sono le 18 e 30.

Poso le labbra sulla ceramica, bevo lentamente. Il caffè e il latte si riversano nella mia bocca, il cacao che tappezza la schiuma mi si appiccica al palato. A molti non piace questa sensazione, la trovano fastidiosa, quasi opprimente, ma io la adoro perché ad ogni sorso resta un retrogusto amaro del cacao nella mia bocca.

«Benvenuto al “Patty’s bar”, prego si accomodi.» Amanda è sempre gentile con i clienti, li accoglie uno per uno, per questo mi metto sempre vicino la porta di ingresso, voglio contare quante persone le sorridono.

«Grazie, sto cercando una persona. Una ragazza.» Sgrano gli occhi, che si tratti di me? Punto il mio sguardo su di lui, sembra essere un uomo, ha una giacca nera. I suoi occhi sono nascosti da un paio di occhiali altrettanto neri e la sua bocca è coperta da una sciarpa dello stesso colore.

«C-Certo, sa il suo nome?» Gli domanda Amanda.

«Si chiama Sidora.»

Sputo un sorso di cappuccino sul tavolo, sta parlando di me. Non credo ci siano altre Sidora in città. È lui, è lui che mi ha chiamata, mi sta salendo l’ansia… però… quanto cazzo è figo.

Amanda lo invita a seguirla con la mano, stanno venendo verso di me? Di già? Afferro un paio di tovaglioli e asciugo il liquido dal tavolo.

Come sono vestita? I capelli sono a posto? Non avrò qualcosa fra i denti? Mi specchio nella finestra del locale, il nero dei miei capelli brilla sotto le luci a led, sono sporchi? Proprio oggi dovevo saltare il trattamento con le creme nutritive, che cesso che sono.

«Eccola qui.» Amanda sorride, si china verso di me. «Allora era questo bel manzo misterioso che stavi aspettando? Che birichina che sei.» Si volta e va via. La sua voce non è rinomata per essere una delle più sottili e l’uomo sicuramente l’avrà sentita. Sento divampare un fuoco sulla mia faccia, perché sono qui?

Stendo la mano per presentarmi e il motivo della mia presenza si palesa sotto ai miei occhi. Quando le emozioni ti divorano non capisci più nulla…

Faccio un bel respiro: «Piacere, sono Sidora.»

«Quel simbolo, da quanto è lì? Ti fa male? Come ti senti?» È la sua voce, adesso che la sento da vicino ne sono sicura ma perché non si presenta? Gli fa schifo la mia mano? È sporca? Magari puzzo? Resto in silenzio, non so cosa pensare, aspetta, cosa mi ha chiesto?

Sbatte entrambe le mani sul tavolo: «Sidora! Mi hai sentito?» Tremo, perché lo ha fatto? Un vassoio viene sbattuto di tutta risposta sul nostro tavolo.

«Allora, signorino manzo, qui non facciamo così.» Su di esso ci sono una manciata di biscotti e un altro cappuccino. «In questo bar sono accettate solo persone per bene in grado di dialogare come persone C-I-V-I-L-I. E chi tratta male la piccola Sidora, viene sbattuto fuori all’istante.» Il sorriso di Amanda mi riscalda il cuore, mi riporta alle realtà. È sempre dalla mia parte. E poi, “piccola Sidora”, sono uno e settanta per cinquantacinque chili, una volta forse ero piccola.

«M-Mi scusi…» Prende un respiro. «…ho sbagliato.» Per la prima volta da quando è entrato in questo bar quell’uomo ha perso la sua spavalderia, la sua arroganza.

«Bene, vedo che capiamo. Questo lo offre la casa.» Amanda mi fa l’occhiolino e si gira, la porta del locale si apre. «Benvenuti al …» La sua voce si perde nell’accogliere altri clienti.

L’uomo guarda il soffitto, ha la testa leggermente incrinata. «Ma sì… che sarà mai prendersi una pausa. C’è tempo.» Con la mano si sfila gli occhiali e la sciarpa nera, una faccia giovane, da ragazzo si svela sotto quell’armatura di stoffa. «Sono Saro, piacere di conoscerti.» Mi tende la mano, gliela stringo, ha una presa forte ma allo stesso tempo delicata. Dovrei ripetere il mio nome?

«Sono Sido-.» Mi fermo, i miei occhi picchiano sul suo collo, nudo. Ha una cicatrice, la pelle sembra essere stata strappata, inizia dal suo pomo di Adamo e scende, larga, verso il petto. I vestiti mi bloccano il tracciamento visivo.

«Sidora, questo l’ho capito.» La sua voce mi richiama all’attenzione.

«Scusami.» Gli rispondo timidamente, o forse è l’imbarazzo di essere stata beccata a guardarlo? Sorseggia il cappuccino, la sua mano è avvolta in un guanto nero, proprio come la sua giacca, e non riesce a far intravedere neanche un lembo di pelle.

«È davvero buono.» Sorride, scambia un’occhiata verso il bancone. «Quella donna ti vuole davvero bene, posso chiederti chi è?»

«Amanda? Lei è una cara amica di mia mamma, questo bar lo avevano aperto insieme.» Gli rispondo velando la tristezza dei miei occhi, non è un bel ricordo.

«Tua madre immagino si chiamasse Patty?» Prende un biscotto, lo porta alle labbra.

«S-Sì, era il nome di mia madre.» Sento le lacrime premere, perché ogni volta che parlo di lei mi succede? Eppure, sono passati già sette anni, sette! Sono rimasta la ragazzina dodicenne di allora? Forse Amanda ha ragione a chiamarmi ancora piccola Sidora.

«Sai…» Il ragazzo abbassa lo sguardo. «…ho perso i miei genitori quando avevo solo dieci anni, entrambi. Riesco a comprendere il tuo dolore, e non mi scorderò mai i loro sorrisi, se sono riuscito a fermarmi è solo grazie a loro.» Saro mi guarda dritto negli occhi, i miei sono castani e hanno qualche punta d’arancione sparsa in giro. Adesso immagino siano deformati dalle lacrime.

Sbatto le palpebre e guardo i suoi occhi, hanno lo stesso colore del pistacchio, con qualche punta di grigio nella parte inferiore. Anche loro sono bagnati, immagino che anche per lui sia difficile ricordare i brutti momenti.

Distoglie lo sguardo, sferza la testa su di un lato e fa volare via le due gocce di lacrime dai suoi occhi.

«Però ho incontrato qualcuno che mi ha cresciuto, e mi ha reso l’uomo che sono ora.» Mi sorride, i suoi denti si allineano e mi salutano in un bianco abbraccio, come fa a non tentennare? Ha soppresso in pochi istanti la tristezza, è impossibile.

«A-Anche a m-me è successo u-una cosa di simile, Amanda è come una madre per me.» Riesco a rompere il mio blocco emotivo seguendo il suo esempio, anche se non riesco a controllare appieno il singhiozzare. È più forte di me.

«Non voglio sembrarti scortese, ma vorrei parlarti di quello.» Saro tronca il discorso e indica un orlo del mio simbolo. «Guarda.» Con la mano sinistra abbassa la manica della sua giacca, alza leggermente il guanto e il polso destro si scopre.

«Quella è una luna calante!? Ce l’hai anche tu?» Non posso crederci, non sono l’unica? Succede anche alle altre persone, ma che cazzo è allora? Una specie di entrata in discoteca? Forse è un simbolo per vincere un concorso a premi, sarà esatta-

«Sì, esattamente-» Saro si ferma, rompe nei miei pensieri e fa qualcosa di strano, alza la punta del naso verso l’alto? sembra stia “odorando” qualcosa.

«Saro?» Lo guardo in maniera interrogativa, sta succedendo qualcosa.

«Andiamo via. ORA!»

La maledizione della Luna

La maledizione della Luna

Stato: In corso Tipo: Autore: Rilascio: 2022
Sidora è una ragazza di diciannove anni e la sua vita cambierà da un momento all’altro quando sul suo polso comparirà l’immagine della Luna calante. La sua ordinaria vita verrà spazzata via e si troverà a dover affrontare una corsa contro il tempo per scongiurare La Maledizione della Luna. Ma non solo, infatti, dovrà sopravvivere anche ai ripetuti attacchi di un’unità governativa speciale che avrà l’ordine di ucciderla. Riuscirà a capire perché la maledizione ha colpito proprio lei? Ma soprattutto, riuscirà a rimuovere questa sua assurda Maledizione?
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